Se il 2018 è stato un anno ricco di temi da affrontare, il 2019 si prospetta altrettanto articolato e complesso da gestire per gli investitori internazionali. Ecco secondo Stéphane Monier, Chief Investment Officer di Banque Lombard Odier & Cie, quali saranno i più importanti e cosa attendersi dai mercati internazionali
Pochi giorni e anche questo 2018 giungerà al termine. Molti i temi che hanno interessato i mercati in questi ultimi 12 mesi. Le tensioni commerciali tra USA e Cina, il rallentamento macroeconomico a livello internazionale, i drammi valutari di Turchia e Argentina, le elezioni di Midterm in America e l’esito di quelle italiane sono solo alcuni dei principali temi che gli investitori hanno dovuto affrontare nel 2018.
Partendo da questi presupposti, Stéphane Monier, Chief Investment Officer di Banque Lombard Odier & Cie, ha raccolto 10 temi d’investimento che potrebbero contraddistinguere il 2019. Ecco quali sono e il pensiero del gestore.
1. La volatilità non sarà passeggera
Con gli asset rischiosi che attualmente sono più sensibili ai fattori macroeconomici e l’incertezza politica che svolge un ruolo sempre più importante, la volatilità del sentiment dei mercati non sarà passeggera. Ciononostante, ci sono diversi motivi che ci spingono a rimanere cautamente ottimisti: il nuovo anno inizierà con valutazioni più favorevoli e fondamentali ancora solidi.
2. Liquidità e cash
A giugno abbiamo iniziato a ridurre i livelli di rischio dei nostri portafogli, mantenendo una posizione di sovrappesata nelle posizioni cash. In un contesto di crescente incertezza, la liquidità degli asset ci aiuta a ponderare le nostre esposizione in base al rischio, mentre l’aumento della liquidità ci consente di cogliere le opportunità tattiche selettive che si presentano.
3. Azioni vs obbligazioni
Continuiamo a privilegiare le azioni rispetto ai segmenti del reddito fisso high beta, che sono più sensibili ai tassi e che, potenzialmente, possono soffrire di illiquidità. I fondamentali azionari sono ancora solidi e i mercati dell’Eurozona, giapponesi ed emergenti sembrano avere ancora dei prezzi economici. Continuiamo anche ad essere sottopesati sul credito e non deteniamo bond high yield. Non essendoci una recessione all’orizzonte, riteniamo che le azioni siano meno a rischio, con valutazioni adeguate all’attuale livello dei tassi e la redditività in ambito corporate non ne risentirà fino a quando i tassi reali resteranno al di sotto del potenziale di crescita.
4. Tecnologia e banche
I profitti corporate negli Stati Uniti possono aver raggiunto un picco ma, per il futuro, ci aspettiamo una crescita degli utili in linea con la loro stessa media di lungo periodo, basata su una crescita delle vendite stabile, su una forte attività di buyback di azioni proprie e su un impatto limitato dei margini più bassi. In linea con questo pensiero, il consensus del mercato non è cambiato in modo significativo a seguito delle ultime correzioni.
Le banche statunitensi hanno ottenuto risultati migliori dei loro peer europei, ma è necessario avere bilanci immacolati in vista della fine del ciclo economico. Negli Stati Uniti, questo settore è rimasto indietro ma, se il mercato dovesse rafforzarsi, gli investitori potrebbero aspettarsi anche una ripresa dei risultati. Per i mercati europei, invece, ci sono buoni segnali per le banche italiane con il potenziale terzo ciclo di operazioni di rifinanziamento mirate e a lungo termine e con le valutazioni che restano economiche.
Nonostante i forti guadagni, le valutazioni del settore della tecnologia sono diminuite in modo significativo, soprattutto nel comparto dei semiconduttori. Riteniamo che gli ultimi profit warning della supply chain di Apple forniscano interessanti entry point in un settore ormai molto meno affollato e gli investitori investiranno nuovamente in un comparto che offre sia caratteristiche di crescita che difensive.
5. Asset dei mercati emergenti
I mercati emergenti hanno sofferto nel 2018 in tutte le asset class e sono caratterizzati da una crescita molto negativa. Tuttavia, questi godono di saldi di bilancio sostanzialmente sani, di adeguate riserve in valuta estera e di cicli economici ancora giovani. Inoltre, lo stimolo fiscale in Cina, un dollaro che ha raggiunto l’apice e una temporanea tregua alla guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina dovrebbero sostenere la fiducia degli investitori per il futuro.
6. I tassi reali registreranno il picco nel 2019
In questo contesto di maggiore volatilità, all’inizio del 2019 ci concentreremo sempre più sulla protezione del portafoglio. Con l’avanzare del ciclo di tightening della Fed, ci stiamo avvicinando al picco dei tassi reali. Ci aspettiamo ancora rendimenti relativamente bassi per le obbligazioni, ma iniziamo a ridurre opportunisticamente la nostra esposizione underweight sui bond sovrani detenuti da molto tempo, pur mantenendo, per ora, una duration breve.
7. Debolezza valutaria e del dollaro
Prevediamo che nel 2019 ci sarà un ampio deprezzamento del dollaro a causa della riduzione della politica fiscale espansionistica statunitense del 2018, seguita da una diminuzione della crescita economica del paese. Questo farà sì che gli Stati Uniti si troveranno ad affrontare un consistente problema di twin deficit. Anche lo spread dei tassi di interesse USA/Rest of the World si ridurrà dai livelli senza precedenti e insostenibili ai quali abbiamo assistito, dato che i mercati si aspettano che anche le altre banche centrali incrementeranno i tassi.
8. Ricerca di paradisi in ambito valutario
Data la mancanza di un bene rifugio tradizionale, spesso fornito dai titoli di Stato statunitensi, abbiamo cercato altrove delle strategie di diversificazione e di copertura, in particolare per i portafogli europei. Per quanto riguarda le valute, abbiamo privilegiato le strategie di copertura, investendo prima lo yen giapponese rispetto all’euro e poi rispetto al dollaro, al fine di ammortizzare la volatilità. Per il prossimo anno, ci aspettiamo che il segmento valutario dei mercati emergenti si stabilizzi dopo il forte sell-off del 2018 e preferiamo valute con forti bilanci esterni, con riforme in corso e bassa dipendenza dal dollaro.
9. Lunga sterlina sul secondo referendum Brexit
Al momento della stesura di questa view, la sterlina aveva toccato i minimi in quasi 20 mesi. Riteniamo che il Regno Unito eviterà una hard Brexit o un «no deal», perché, alla fine, o il Primo Ministro Theresa May otterrà un accordo di uscita dell’Unione Europea attraverso il Parlamento, oppure sarà il paese stesso a mettere unilateralmente fine alla Brexit, magari dopo un secondo referendum . Entrambi gli scenari sarebbero positivi.
10.Commodity per la diversificazione
In questo contesto è opportuno avere un’esposizione diversificata alle commodity. I prezzi correnti non indicano uno stretto equilibrio tra domanda e offerta, con un potenziale aumento dei prezzi del petrolio e dei metalli di base. Un’eventuale escalation della controversia commerciale tra Stati Uniti e Cina o l’aumento della tensione in Medio Oriente comporterebbe un rialzo del prezzo dell’oro e/o del petrolio, mentre una soluzione alla guerra commerciale porterebbe a una sovraperformance dei metalli di base.
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