Quanto si risparmia con la pace fiscale e per quali contribuenti è più e meno conveniente aderire alla sanatoria dei debiti col Fisco. Ecco i calcoli del Consiglio nazionale dei commercialisti sui vantaggi del condono.
Pace fiscale: quanto si risparmia con il condono che partirà il 1° gennaio 2019?
Il Consiglio nazionale dei commercialisti ha effettuato dei calcoli per valutare quanto si risparmia con la pace fiscale e quali saranno i contribuenti a trarne maggiore vantaggio.
Il Governo lo scorso 15 ottobre 2018 ha approvato il testo definitivo del decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio 2019 stabilendo le condizioni di accesso alla pace fiscale.
Il testo del DL fiscale nell’ampio capitolo dedicato alla pace fiscale prevede, tra le diverse disposizioni, la sanatoria dei debiti con un’unica aliquota al 20% tramite dichiarazione integrativa.
La dichiarazione integrativa proposta dalla Lega consente al contribuente di accedere alla pace fiscale con la possibilità di far emergere un importo massimo pari a un terzo delle somme dichiarate nell’anno precedente fino a un tetto di 100.000 euro.
Tale sanatoria prevista dalla pace fiscale tramite dichiarazione e aliquota ridotta al 20% sostitutiva dell’Irpef e delle relative addizionali, con i suddetti limiti, secondo quanto scritto dal Consiglio nazionale dei commercialisti:
“consente il massimo vantaggio fiscale ai contribuenti che fanno emergere redditi non dichiarati che si aggiungono a redditi già dichiarati per almeno 75.000.”
Il calcolo sul vantaggio della pace fiscale è stato effettuato attenendosi alle disposizione trascritte nel testo ufficiale del decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio 2019.
Pace fiscale: quanto si risparmia con il condono dal 1° gennaio 2019?
Con l’approvazione del testo ufficiale del decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio 2019, sono state finalmente messe nero su bianco le condizioni di accesso alla pace fiscale.
La pace fiscale, articolata in diverse procedure, prevede il condono dei debiti col Fisco con aliquota al 20% tramite dichiarazione integrativa.
Tale sanatoria stabilisce un limite massimo di emersione dei redditi omessi pari a un terzo dell’imponibile dichiarato nell’anno precedente e fino a un tetto massimo di 100.000 euro.
Con l’articolo pubblicato il 17 ottobre 2018 su Press Magazine, il Consiglio nazionale dei commercialisti ha reso disponibili il calcolo effettuato sul vantaggio della pace fiscale per i contribuenti che intendono accederci dal 1° gennaio 2019.
In sostanza il CNDCEC ha reso noto quanto si risparmia con la pace fiscale e quali sono i soggetti che ne trarranno maggior vantaggio.
In via generale la pace fiscale sarà molto conveniente ai soggetti in debito col Fisco che faranno emergere i redditi non dichiarati e che si aggiungeranno a quelli già dichiarati per almeno 75.000 euro.
Il Consiglio nazionale dei commercialisti spiega che in tal caso:
“sull’intero ammontare di reddito non dichiarato che viene fatto emergere si ottiene uno sconto del 56% rispetto alla tassazione ordinaria che su quello stesso maggior reddito è stata applicata a chi lo ha dichiarato sin da subito. Ciò è dovuto alla differenza tra il 46% di tassazione ordinaria sui redditi eccedenti 75.000 euro (43% di IRPEF + 3% medio di addizionali regionali e comunali) e il 20% di flat tax sostitutiva.”
Prima di scendere in ulteriore dettagli su quanto si risparmia accedendo alla pace fiscale 2019, è bene informare sulle ultime polemiche relative al decreto fiscale 2019 collegato alla prossima Legge di Bilancio.
Il vicepremier del M5S Di Maio sostiene che il testo sulla pace fiscale sia stato manipolato dopo essere giunto al Quirinale e annuncia di effettuare un’apposita denuncia alla Procura della Repubblica.
Il leader pentastellato ha denunciato la presenza di uno scudo fiscale anche per redditi detenuti all’estero, nonché la possibilità di condonare 100.000 euro non come importo complessivo ma relativo a ciascun anno e tipologia di imposta, misure non accordata dal Consiglio dei Ministri al momento dell’approvazione del testo del DL fiscale.
Pace fiscale 2019: ecco per chi è meno conveniente
Nell’ampio progetto della pace fiscale la novità più controversa e criticata è la dichiarazione integrativa.
La dichiarazione integrativa consentirà al contribuente di accedere alla pace fiscale dichiarando i redditi omessi nelle precedenti dichiarazioni fino all’importo massimo pari a un terzo dei redditi dell’anno precedente fino a un tetto di 100.000 euro.
Il CNDCEC ha reso disponibili online i calcoli effettuati, i quali hanno delineato nel dettaglio quanto si risparmia aderendo alla pace fiscale e quali sono i contribuenti in debito col Fisco che ne trarranno il vantaggio maggiore.
Il Consiglio nazionale dei commercialisti spiega che il risparmio annuale va moltiplicato per il numero degli anni condonabili per i quali il debitore decide di avvalersi della pace fiscale.
Inoltre il vantaggio fiscale che la sanatoria attribuisce a chi fa emergere i debiti non dichiarati si riduce al diminuire del “reddito di partenza”.
Il Consiglio nazionale dei commercialisti spiega che il vantaggio sotto i 22.000 euro è più che dimezzato:
“Sotto i 22.000 euro di ’reddito di partenza’ il meccanismo flat tax 20% vede più che dimezzato il vantaggio che passa da oltre il 50% a meno del 25%, per arrivare sostanzialmente ad azzerarsi dai 12.000 euro di ’reddito di partenza’ in giù.”
Il Presidente del CNDCEC Massimo Miani osserva come la sanatoria prevista dalla pace fiscale sia in effetti accompagnata da “paletti che ne disincentivano l’utilizzo”, pertanto conclude affermando che “l’iter parlamentare del decreto potrebbe essere l’occasione giusta per qualche correttivo”.
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