Quale codice Ateco si utilizza per individuare le professioni digitali come influencer e content creator? Quali adempimenti sono previsti? Ecco come regolarizzare l’attività sui social.
Voglio diventare influencer, quale codice Ateco devo utilizzare per la partita Iva nelle professioni digitali?
Le nuove professioni creano sempre dubbi e difficoltà soprattutto per il trattamento fiscale, la cronaca delle ultime settimane ci ha fatto conoscere anche dal punto di vista fiscale gli influencer, o digital creator (o creatori digitali che dir si voglia). Viste le pesanti sanzioni, sono in molti oggi a chiedersi come operare in modo legale nel settore delle professioni digitali ed evitare l’evasione fiscale.
La soluzione è la partita Iva, ma quali codici Ateco si utilizzano per le professioni digitali?
Vedremo a breve che le soluzioni possono essere diverse in base all’attività effettivamente svolta tramite le piattaforme social e in base al fatto che l’attività online sia accessoria rispetto a una professione principale. In ogni caso, si ricorda che per tale attività non è preclusa la possibilità di accedere al regime forfettario.
Vediamo ora i codici Ateco disponibili per le professioni digitali.
Codice Ateco, cos’è e come viene attribuito per le professioni digitali
Il codice Ateco è una combinazione alfanumerica che identifica la tipologia di attività svolta; un soggetto che ha una partita Iva sia al momento dell’apertura sia successivamente può richiedere più di un codice Ateco in relazione all’attività svolta.
Il codice Ateco è importante perché aiuta a determinare anche il trattamento fiscale, ad esempio per chi ha scelto il forfettario, e consente di individuare le spese “inerenti” l’attività svolta.
Per capire per quali codici Ateco si può chiedere l’attribuzione al fine di svolgere correttamente le professioni digitali è necessario individuare le attività effettivamente svolte da un influencer.
Qui le cose si complicano perché possono essere diverse. L’influencer, come dice il termine stesso, influenza le scelte delle persone a cui arriva il suo “messaggio”, si possono influenzare le scelte di acquisto, così come si possono influenzare scelte di vita diverse, ad esempio scelte di viaggi ed esperienze varie. Si possono influenzare scelte legate allo stile di vita, ad esempio in cucina.
L’attività viene svolta attraverso piattaforme digitali, ad esempio Facebook, Instagram, Tik Tok, Youtube.
Il codice Ateco più utilizzato per l’attività di influencer, o meglio quello forse più inclusivo e pertinente, è: 73.11.02 conduzione di campagne marketing e altri servizi pubblicitari.
Non solo, infatti chi esercita l’attività di videomaker, ad esempio effettua video per promuovere mete di vacanze, potrebbe utilizzare il codice Ateco 74.20.19 “Altre attività di riprese fotografiche”, oppure il 74.20.12 “Attività di riprese aeree nel campo della fotografia”.
I professionisti con partita Iva devono chiedere un codice Ateco per le professioni digitali?
Un discorso a parte può essere fatto per i professionisti: in rete vediamo spesso che alcune categorie di professionisti, soprattutto specialisti della medicina, nutrizionisti, sponsorizzano la propria attività attraverso una sorta di uso collaterale dei social.
In questo caso si ritiene che l’attività possa essere esercitata utilizzando il codice Ateco attribuito per la professione principale, naturalmente i redditi provenienti dall’attività sui social comunque devono essere fatturati e dichiarati. Ad esempio un nutrizionista che propone ricette per intolleranti al glutine e che nei video mostra ingredienti specifici di un determinato marchio, può considerare l’attività accessoria, non chiedere l’attribuzione di un codice Ateco specifico, ma comunque dichiarare tali proventi.
Per ottenere l’attribuzione di uno o più codici Ateco al momento dell’avvio dell’attività o in un secondo momento (quando si vuole ottenere un ulteriore codice Ateco), deve essere utilizzato il modello AA9/12 che qui alleghiamo.
Il modello deve essere inviato all’Agenzia delle Entrate entro 30 giorni dall’inizio dell’attività.
Trattamento regali e sponsorizzazioni
Un’ulteriore problematica riguarda il valore dei prodotti che restano in uso dell’influencer, ad esempio prodotti di make up utilizzati e pubblicizzati da un’influencer o vestiti. Sappiamo che in questo caso per la sponsorizzazione sul social deve essere presente la sigla ADV, ma il valore dei beni che restano in uso al professionista come viene imputata?
In questo caso due sono le norme di riferimento. La prima è l’articolo 57 del Tuir
Si comprende tra i ricavi di cui all’articolo 85 anche il valore normale dei beni ivi indicati destinati al consumo personale o familiare dell’imprenditore.
La seconda norma è appunto l’articolo 85 del Tuir che ricomprende tra i ricavi il valore dei contributi in natura.
La cassa previdenziale per gli influencer
Resta, infine, da ricordare che i lavoratori autonomi devono iscriversi a una cassa previdenziale. Per molte professioni ci sono casse specifiche, ad esempio la cassa forense per gli avvocati, ad oggi non c’è la cassa previdenziale specifica per gli influencer, di conseguenza è necessario iscriversi alla Gestione Separata Inps e versare a questa cassa i contributi.
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