Qual è il significato di «partita IVA»? Chi sono le «partite IVA»? Ecco come funziona per professionisti e aziende e le regole previste dalla normativa vigente.
La partita IVA rappresenta un elemento fondamentale per migliaia di lavoratori e imprese nel panorama fiscale italiano, essenziale per chiunque intenda esercitare un’attività economica in modo professionale e continuativo. Nel 2025, l’importanza di comprendere appieno il funzionamento della partita IVA è cresciuta, in virtù delle recenti modifiche legislative e delle nuove opportunità offerte ai professionisti e alle piccole e medie imprese (PMI). Nella nostra guida cercheremo proprio di fornire una panoramica dettagliata sulla partita IVA, analizzandone il significato, le implicazioni fiscali, i costi associati e le principali normative vigenti, con un focus sulle novità introdotte nell’ultimo periodo.
Ed è importante rimanere aggiornati perché il contesto economico e normativo italiano ha subito significative trasformazioni. La digitalizzazione dei processi fiscali, l’armonizzazione delle normative a livello europeo e le misure introdotte per sostenere l’imprenditorialità hanno contribuito a ridefinire il quadro di riferimento per i titolari di partita IVA. In particolare, la Legge di Bilancio 2025 ha apportato modifiche rilevanti, tra cui l’innalzamento della soglia di reddito per l’accesso al regime forfettario e l’introduzione di agevolazioni contributive per le nuove aperture. Ecco tutto quello che c’è da sapere!
Partita IVA, cos’è? Significato e definizione
La partita IVA (Imposta sul Valore Aggiunto) è un codice identificativo attribuito dall’Agenzia delle Entrate a persone fisiche e giuridiche che esercitano attività economiche in modo abituale e professionale.
Questo codice, composto da 11 cifre, è indispensabile per la fatturazione, la dichiarazione dei redditi e l’adempimento degli obblighi fiscali correlati all’IVA.
Si tratta di un codice, quindi, composto da 11 cifre così composte:
- le prime 7 legano il titolare alla Partita Iva;
- le successive 3 identificano il Codice dell’Ufficio delle Entrate;
- l’ultima cifra ha carattere di controllo.
A cosa serve la partita IVA?
La partita IVA serve principalmente a:
- identificare il contribuente: ogni soggetto che svolge un’attività economica in modo continuativo deve essere riconoscibile dal fisco attraverso un codice univoco;
- gestire l’IVA: permette di applicare l’Imposta sul Valore Aggiunto sulle cessioni di beni e prestazioni di servizi, nonché di detrarre l’IVA sugli acquisti effettuati nell’ambito dell’attività;
- assolvere agli obblighi fiscali: consente la presentazione delle dichiarazioni fiscali periodiche e annuali, nonché il versamento delle imposte dovute.
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Chi deve aprire una Partita IVA
Sono tenuti ad aprire una partita IVA:
- liberi professionisti: ad esempio, avvocati, ingegneri, consulenti e altri professionisti che offrono servizi in modo autonomo;
- imprenditori individuali: persone che avviano un’attività commerciale, artigianale o industriale a titolo individuale;
- società: entità giuridiche come società di persone (S.n.c., S.a.s.) e società di capitali (S.r.l., S.p.A.) che esercitano attività economiche;
- associazioni e enti non profit: quando svolgono attività commerciali in modo abituale e non occasionale.
Procedura per l’apertura della partita IVA
Nel 2025, l’apertura della partita IVA è un processo semplificato, che può essere effettuato attraverso due modi
Online: tramite il sito dell’Agenzia delle Entrate, compilando l’apposito modulo e seguendo la procedura guidata. Questa modalità è gratuita e immediata.
Intermediari abilitati: come commercialisti o consulenti fiscali, che possono gestire la pratica per conto del contribuente. In questo caso, potrebbero essere previsti costi per il servizio professionale.
È importante notare che, sebbene l’apertura della partita IVA in sé non comporti costi diretti, l’assistenza di un professionista può richiedere un investimento economico. Inoltre, la scelta del codice ATECO appropriato, che identifica l’attività svolta, è cruciale per determinare il regime fiscale applicabile e le relative aliquote contributive.
Regimi fiscali associati alla Partita IVA
Una volta aperta la partita IVA, il contribuente deve scegliere il regime fiscale più adatto alla propria attività.
- Regime forfettario: destinato a chi ha ricavi o compensi fino a 85.000 euro annui. Offre una tassazione agevolata con un’imposta sostitutiva e semplificazioni negli adempimenti contabili.
- Regime ordinario: applicato automaticamente a chi supera i limiti del regime forfettario o sceglie volontariamente di aderirvi. Prevede la contabilità ordinaria e l’applicazione delle aliquote IRPEF progressive.
La scelta del regime fiscale ha un impatto significativo sulla gestione contabile e sull’entità delle imposte da versare. Pertanto, è consigliabile valutare attentamente le proprie esigenze e, se necessario, consultare un professionista per una decisione informata.
Quali sono le regole di una partita IVA: ecco cosa dice la legge vigente
La gestione di una partita IVA comporta il rispetto di precisi obblighi fiscali e contabili stabiliti dalla normativa italiana. Con l’entrata in vigore della Legge di Bilancio 2025, sono stati introdotti alcuni aggiornamenti significativi, soprattutto in merito alla semplificazione degli adempimenti e all’estensione dell’obbligo di fatturazione elettronica anche ai contribuenti in regime forfettario (già in essere dal 2024).
Vediamo nel dettaglio quali sono le principali regole da seguire per gestire correttamente una partita IVA.
Obblighi contabili e fiscali
A seconda del regime fiscale scelto, cambiano gli adempimenti contabili e le modalità di gestione della partita IVA.
Regime forfettario
- Nessun obbligo di registrazione delle fatture emesse e ricevute.
- Non si applica l’IVA né si detrae quella sugli acquisti.
- Dal 1° gennaio 2024 è obbligatoria la fatturazione elettronica, anche per i forfettari (senza tetto massimo dal 2025).
- Pagamento dell’imposta sostitutiva (attualmente al 15%, ridotta al 5% per i primi 5 anni in caso di nuova attività).
Regime ordinario semplificato/Ordinario
- Obbligo di registrazione delle fatture emesse e ricevute.
- Applicazione dell’IVA sulle vendite e detrazione dell’IVA sugli acquisti.
- Tenuta di registri contabili obbligatori (registro IVA vendite, acquisti, e corrispettivi).
- Pagamento delle imposte secondo scaglioni IRPEF o IRES (per le società).
Fatturazione elettronica
La fatturazione elettronica è ormai uno standard obbligatorio per tutte le partite IVA:
Dal 1° gennaio 2025, anche i titolari di partita IVA in regime forfettario con fatturato annuo superiore a 30 mila euro devono emettere le fatture in formato elettronico attraverso il Sistema di Interscambio (SdI). Questo perché l’adozione della fatturazione elettronica consente un controllo fiscale più efficiente e riduce i rischi di errori contabili.
Sono previste sanzioni in caso di emissione tardiva o mancata trasmissione della fattura elettronica, con multe che possono variare dal 5% al 10% dell’importo della transazione non dichiarata (fonte: Agenzia delle Entrate, 2025).
Contributi previdenziali
I titolari di partita IVA devono anche versare i contributi previdenziali. Le modalità di calcolo e le aliquote variano in base alla categoria di appartenenza.
- Gestione Separata INPS: per i liberi professionisti senza cassa previdenziale di categoria, l’aliquota prevista per il 2025 è del 26,07% del reddito imponibile.
- Casse professionali: gli iscritti agli ordini professionali (ad esempio, avvocati, architetti, commercialisti, giornalisti) devono versare i contributi alla propria cassa di previdenza, seguendo le regole specifiche stabilite da ciascun ente.
- Artigiani e commercianti: devono iscriversi alla gestione INPS per artigiani e commercianti, con contributi fissi e variabili in base al reddito annuo.
Imposte e versamenti
I titolari di partita IVA sono soggetti a diverse tipologie di imposte, che variano a seconda del regime fiscale scelto
Regime forfettario
- Applicazione di un’imposta sostitutiva del 15% (o 5% per le nuove attività nei primi cinque anni).
- Non sono previste addizionali regionali o comunali.
Regime ordinario
- Pagamento dell’IRPEF secondo gli scaglioni progressivi (dal 23% al 43% nel 2025).
- Applicazione di addizionali regionali e comunali.
- Versamento dell’IVA con periodicità mensile o trimestrale, a seconda del volume d’affari.
I pagamenti delle imposte e dei contributi devono essere effettuati tramite modello F24, rispettando le scadenze fiscali previste:
- 30 giugno: saldo e primo acconto delle imposte sui redditi.
- 30 novembre: secondo acconto delle imposte.
- IVA: mensile o trimestrale, a seconda del regime IVA adottato.
Codice ATECO e corretto inquadramento fiscale
La scelta del codice ATECO è fondamentale per l’inquadramento fiscale e previdenziale dell’attività. Questo codice identifica il tipo di attività economica svolta e determina eventuali specificità fiscali, contributive o agevolazioni disponibili.
Possiamo fare alcuni esempi per inquadrare meglio il discorso.
- Un consulente informatico può adottare il codice ATECO 62.02.00 (Consulenza nel settore delle tecnologie dell’informatica).
- Un libero professionista del settore marketing può scegliere il codice 73.11.02 (Servizi di consulenza pubblicitaria).
Una scelta errata del codice ATECO può comportare problemi fiscali o l’impossibilità di accedere a regimi agevolati come il forfettario.
Apertura partita IVA: come fare?
L’apertura di una partita IVA comporta la comunicazione all’Agenzia delle Entrate dell’inizio della propria attività, entro 30 giorni dall’avvio della stessa, con apposita dichiarazione, redatta su modello AA9/12 (ditta individuale e lavoratori autonomi) oppure modello AA7/10 (società), forniamo entrambi i modelli di seguito:
La presentazione dei modelli può essere effettuata attraverso i seguenti modi:
- recandosi presso l’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate con apposito documento di riconoscimento;
- invio con raccomandata con ricevuta di ritorno, con in allegato fotocopia del documento di riconoscimento;
- invio per via telematica, tramite il software apposito che si scarica dal sito dell’Agenzia delle Entrate.
Come detto, ci si può avvalere della consulenza di un intermediario, come il commercialista.
Quando si apre una partita IVA, come detto, bisogna anche scegliere il codice Ateco che si riferisce alla pecifica attività che si esercita, e bisogna scegliere anche il tipo di regime contabile tra: regime forfettario o contabilità ordinaria.
Una volta rilasciata o inviata la dichiarazione firmata, è assegnato il numero di partita IVA, che rimarrà sempre lo stesso fino al termine dell’attività.
Ultima tappa da seguire è l’Inps, dove recarsi per aprire una posizione previdenziale. I professionisti con cassa dovranno procedere ad aprire la posizione previdenziale presso la propria cassa professionale; per i giornalisti, ad esempio, è l’Inpgi.
Per chi deve registrare una ditta individuale, dovrà inoltre iscrivere l’impresa alla Camera di Commercio, e comunicare al Comune l’avvio della propria attività.
Quali sono i costi di una partita IVA?
Aprire una partita Iva non costa nulla, ma vi sono da considerare le spese di mantenimento, che possono essere anche sostanziose.
Chi deve iscrivere una ditta alla Camera di Commercio, pagherà all’istituto una quota che si aggira attorno agli 80-100 euro l’anno; a questa spesa va aggiunto naturalmente il costo del commercialista (circa 1.000 euro l’anno), e i contributi Inps. Da non sottovalutare anche il pagamento delle imposte IRPEF e IRAP, calcolate rispettivamente sul reddito e sul valore aggiunto prodotto.
Il costo annuale di una partita IVA, invece, varia fondamentalmente a seconda del regime fiscale prescelto. Nella città di Roma, per esempio, i prezzi medi che vengono praticati dagli studi dei commercialisti possono essere così suddivisi:
- partita IVA in regime agevolato forfettario: si va dai 200 agli 800 euro più IVA all’anno, a seconda della tipologia di consulenza di cui il contribuente ha bisogno. Ovviamente un negozio o un e-commerce avrà costi di gestione più alti del piccolo professionista che “stacca” una fattura al mese. Attenzione: un aspetto molto particolare di questo regime è l’esclusione dall’Iva. Ciò significa che il forfettario emette fatture senza addebitare l’IVA; di conseguenza, sulle fatture ricevute l’Iva rappresenta un costo vero e proprio non detraibile/deducibile;
- partita Iva in regime contabile semplificato (ditte individuali e società di persone): qui il prezzo aumenta, variando da 900,00 a 5.000,00 euro all’anno a seconda del volume dell’attività svolta;
- partita IVA in regime contabile ordinario (ditte e società di persone al di sopra di certi volumi di fatturato più società di capitali): qui la gestione richiede più adempimenti e, quindi, il costo è decisamente più elevato (anche se varia da professionista a professionista).
Attenzione: i prezzi sopra esposti rappresentano una rilevazione su un campione limitato di dati, riferiti alla città di Roma.
I relativi valori sono comunque ed in ogni caso legati a molteplici fattori, tra i quali:
- volume dell’attività;
- tipologia di consulenza richiesta (consulenza di base e/o specialistica);
- regime contabile e fiscale utilizzato;
- costi di gestione del personale dipendente e dei collaboratori in genere.
Quando non conviene aprire la partita IVA
Aprire una partita IVA ha i suoi vantaggi, ma ha anche un costo (di mantenimento): pertanto, prima di aprirla, meglio fare due calcoli su quanto ammonta il nostro guadagno annuale e se l’attività che si intende svolgere rientri tra quelle redditizie.
Se si è lavoratori indipendenti e gli introiti superano i 5.000 euro annui, è consigliabile aprire una partita Iva per regolarizzare la propria posizione fiscale, ma sotto i 5.000 euro è meglio valutare attentamente poiché le spese di gestione potrebbero incidere pesantemente sui guadagni.
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