Pensioni, a gennaio il giorno di paga slitta di una giornata: l’accredito è in programma martedì 3 gennaio. Ci saranno gli aumenti riconosciuti dalla rivalutazione? Sì, ma non per tutti.
A gennaio la pensione sarà pagata con leggero ritardo e purtroppo le maggiorazioni dell’assegno non verranno riconosciute a tutti i pensionati. Ma zero allarmi: il ritardo, infatti, sarà solamente di un giorno mentre il pagamento delle maggiorazioni viene solamente rimandato.
Tuttavia è bene fare chiarezza a riguardo, altrimenti il rischio è di ricevere spiacevoli sorprese: pensiamo ad esempio a chi in data 2 gennaio 2023 andrà a controllare il conto corrente e non troverà la pensione accreditata, oppure a chi una volta scaricato il cedolino di questo mese noterà che non ci sono gli aumenti tanto annunciati dalla stampa.
Ebbene, in entrambi i casi non bisogna preoccuparsi perché è tutto a norma di legge. Tuttavia, ci sono delle ragioni differenti del perché la pensione di gennaio viene pagata in ritardo e del perché in alcuni casi gli aumenti non sono stati applicati sul cedolino di gennaio.
Le due situazioni, quindi, vanno affrontate separatamente: cominciamo dalla prima, ossia dalla ragione per cui a gennaio la pensione viene pagata con un leggero ritardo.
La pensione di gennaio non viene pagata il primo giorno bancabile del mese
La regola generale per il pagamento delle pensioni stabilisce che l’accredito su conto corrente debba avvenire il primo giorno bancabile del mese, dove per “giorno bancabile” si intendono tutte quelle giornate comprese tra il lunedì e il venerdì (o il sabato per chi ha l’accredito in posta) che non sono festive.
Di fatto, il prossimo mese il primo giorno bancabile è lunedì 2 gennaio: tuttavia, in quella data non ci sarà alcun accredito della pensione. Questo perché la regola generale prevede un’eccezione per inizio anno: per dare più tempo all’Inps per aggiornare i propri sistemi informatici, viene stabilito che eccezionalmente a gennaio le pensioni, così come pure i trattamenti assistenziali, vengono pagate il secondo giorno bancabile del mese.
Quindi, l’importo indicato nel cedolino di gennaio, che in alcuni casi comprenderà gli aumenti della rivalutazione e in altri no, sarà accreditato sia sul conto corrente postale che su quello bancario in data martedì 3 gennaio 2023. Attenzione, il calendario cambia per chi ha preferito il ritiro in contanti presso gli uffici postali: in tal caso, infatti, si seguirà un apposito calendario che tiene conto dell’ordine alfabetico.
Nel dettaglio, il calendario dovrebbe essere il seguente ma potrebbe cambiare tra i vari uffici postali. Ragion per cui vi consigliamo di informarvi presso lo sportello dove siete soliti ritirare la pensione in contanti prima di recarvi alla posta:
- Lunedì 2 gennaio: cognomi dalla A alla B
- Martedì 3 gennaio: cognomi dalla C alla D
- Mercoledì 4 gennaio: cognomi dalla E alla K
- Giovedì 5 gennaio: cognomi dalla L alla O
- Sabato 7 gennaio (solo il mattino): cognomi dalla P alla R
- Lunedì 9 gennaio: cognomi dalla S alla Z
Pensione di gennaio senza aumento: per quale motivo?
A gennaio 2023 le pensioni vengono rivalutate tenendo conto del tasso d’inflazione registrato nell’ultimo anno, pari al 7,3%. Tuttavia, la percentuale di rivalutazione piena - da cui andrà sottratto il 2% già riconosciuto a ottobre 2022 - verrà applicata solamente a coloro che hanno una pensione d’importo inferiore a 4 volte il trattamento minimo, ossia 2.101,52 euro lordi.
Per tutti gli altri la rivalutazione sarà solo parziale e si terrà conto delle nuove percentuali come riviste dalla legge di Bilancio 2023.
Tuttavia, queste percentuali non possono essere applicate dall’Inps nel calcolo della pensione di gennaio visto che la legge di Bilancio non è stata ancora approvata.
Per questo motivo, con la circolare n. 135/2022 l’Inps ha annunciato che per il momento la rivalutazione verrà applicata solamente per chi ha un assegno il cui importo lordo non supera i suddetti 2.101,52 euro, in quanto solamente per questi la manovra non apporta modifiche e mantiene una percentuale di rivalutazione del 100%.
Per tutti gli altri, invece, la rivalutazione viene resa più severa: per questo motivo, per evitare di riconoscere aumenti superiori a quelli effettivi, e dover procedere poi con delle trattenute dalle pensioni successive, l’Inps ha preferito aspettare. La rivalutazione per le pensioni il cui importo è superiore a 2.101,52 euro viene rimandata a una volta che la legge di Bilancio verrà pubblicata in Gazzetta ufficiale, probabilmente già con la pensione di febbraio o al più tardi con quella di marzo. In ogni caso, una volta effettuata la rivalutazione verranno riconosciuti anche gli arretrati a partire da gennaio 2023, quindi gli aumenti non verranno persi ma solamente rinviati.
© RIPRODUZIONE RISERVATA