Quali sono le regole per i pensionati residenti all’estero? Come si fa a farsi accreditare la pensione in un altro Paese? Come funziona la tassazione?
Lasciare l’Italia e vivere la propria pensione come residenti all’estero è un desiderio comune a molti pensionati italiani. Anche tralasciando i cittadini stranieri che hanno lavorato in Italia e risultano eleggibili per una pensione italiana, gli italiani che si trasferiscono all’estero una volta finito di lavorare sono diversi.
Le ragioni dietro a questa scelta sono molte, ma spesso sempre legate alla possibilità di avere un maggiore potere d’acquisto rispetto a quello garantito in Italia. Se da un lato bisogna allontanarsi da parenti e conoscenti, dall’altro c’è l’effettiva possibilità di vivere meglio i propri risparmi.
Ma quali sono le regole previste per i pensionati italiani all’estero, come si fa a farsi accreditare la pensione, e si può incorrere in controlli fiscali? Vediamo di seguito come funziona.
Perché i pensionati si trasferiscono all’estero
La ragione principale dietro a questa decisione è spesso legata al maggior potere d’acquisto e alla minore tassazione della pensione italiana all’estero. I Paesi preferiti dai pensionati italiani sono spesso quelli europei, come Spagna e Portogallo, ma anche Bulgaria o Romania.
In pratica, si tratta di luoghi in cui c’è una tassazione vantaggiosa per chi si trasferisce. Se i vantaggi sono chiari però, i passaggi da fare per trasferirsi all’estero da pensionati sono molti e complessi. Per questo è consigliabile rivolgersi a un commercialista, per evitare errori.
Tassazione della pensione all’estero: worldwide taxation
L’Italia segue la regola della worldwide taxation. In breve, questo prevede che chiunque sia fiscalmente residente in Italia debba pagare le tasse nel Paese, anche se vive all’estero. Un cittadino italiano che riceve la pensione all’estero, se ha ancora la residenza fiscale in Italia, deve pagare le tasse nella penisola.
Al contrario, se si è fiscalmente residente all’estero, si pagheranno le tasse italiane solo sui redditi prodotti sul territorio nazionale, e la pensione sarà tassata secondo quanto previsto dall’altro Paese. Un passaggio fondamentale per i pensionati che vogliono trasferirsi all’estero è il trasferimento della residenza fiscale.
Pensione all’estero e doppie imposizioni
Il primo rischio è quello delle doppie imposizioni, ovvero di vedersi tassata la pensione sia dall’Italia, sia dal Paese in cui ci trasferisce. L’Italia ha stipulato una serie di accordi con diverse Nazioni per evitare queste situazioni, ma se si va a vivere in un luogo senza accordi, si subirà la doppia tassazione.
I pensionati che si trasferiscono all’estero devono spostare la loro residenza fiscale nel nuovo Paese, in modo da poter vedere tassati in Italia solo i redditi prodotti qui. In questo caso saranno soggetti alle doppie imposizioni, o a quanto previsto dagli accordi, solo i redditi provenienti da affitti o terreni presenti sul territorio italiano, per esempio. Questa regola è valida per i Paesi con cui l’Italia ha stipulato degli accordi.
Trasferimento della residenza fiscale
Per poter attuare il trasferimento della residenza fiscale, prima è necessario che vengano soddisfatti tre requisiti:
- non aver avuto il domicilio in Italia per più di metà dell’anno;
- non aver avuto dimora abituale in Italia per più di metà dell’anno;
- non essere stati iscritti nell’anagrafe delle persone residenti in Italia per più della metà dell’anno, con contestuale iscrizione all’Aire.
Per “più di metà dell’anno” si intendono più di 183 giorni negli anni normali, e 184 in quelli bisestili. Si tratta di un passaggio che deve avvenire dopo il trasferimento del pensionato. Nel caso mancasse uno solo di questi requisiti, si verrà considerati cittadini fiscalmente residenti in Italia.
Il trasferimento della residenza fiscale è un processo complesso e lungo, durante il quale solitamente viene dato il via anche a una serie di controlli fiscali.
Differenze tra pensione privata e pubblica
Oltre a dover scegliere un Paese parte degli accordi sulle doppie imposizioni, e a fare il corretto trasferimento della residenza fiscale, l’interessato deve anche considerare che tipo di pensione sia la sua.
- Pensione privata, ovvero ottenuta a seguito di uno o più lavori per enti o aziende private (o come privati intestatari di partita Iva). In questo caso, è previsto dall’art. 18 del modello OCSE che la pensione sia tassata nel luogo in cui si ha la residenza fiscale.
- Pensione pubblica, ossia ottenuta lavorando per la Pubblica Amministrazione. In questo caso le disposizioni previste dall’articolo 19, paragrafo 2, prevedono che si sia assoggettati alle doppie imposizioni.
Rivolgersi all’Inps per la detassazione della pensione
Per ottenere la detassazione della pensione italiana all’estero prima di tutto è necessario:
- avere una pensione privata;
- aver trasferito la propria residenza fiscale;
- trasferirsi in uno dei Paesi con cui l’Italia ha stipulato un accordo per le doppie imposizioni che per l’art. 18 ricalca le disposizioni del modello OCSE;
- presentare la domanda all’Inps per l’accredito della pensione lorda.
Il modulo è scaricabile a questa pagina ed è il Modello CI531-EP-I/1, disponibile in quattro versioni, ovvero dall’italiano all’inglese, al francese, al tedesco, o allo spagnolo. Va compilato e consegnato alla sede Inps che gestisce la prestazione.
Come farsi accreditare la pensione all’estero
La periodicità dei pagamenti della pensione all’estero è la stessa prevista per quella italiana, mentre le modalità di accreditamento per chi si trasferisce in un Paese dell’Unione Europea sono una delle seguenti tre, a scelta.
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- Accreditata sul conto corrente bancario estero;
- accreditata sul conto posta estero;
- tramite l’emissione di un assegno in euro.
Per chi invece si trova fuori dall’Ue, le modalità possono variare a seconda del Paese.
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