Cosa sono le convenzioni contro le doppie imposizioni, a cosa servono, e come funzionano? Ecco la spiegazione.
Cosa succede quando due o più stati hanno rivendicazioni sul diritto di tassare uno stesso reddito di una persona o un’impresa? Ci si trova di fronte a una situazione di doppie imposizioni.
Per evitare problematiche di questo tipo l’Italia, così come altri stati, ha stipulato degli accordi detti convenzioni bilaterali con diversi Paesi esteri, sia comunitari, sia extra europei.
In che modo funzionano, quali sono gli stati con cui sussistono, e come si fa a capire in quale stato vanno pagate le imposte? Di seguito una breve guida per capire come muoversi e rispondere a queste domande.
Convenzioni doppie imposizioni: cosa sono
Cosa sono le convenzioni contro le doppie imposizioni
Possono avvenire dei casi in cui viene richiesta l’imposta sul reddito di un’impresa o una persona da parte di due o più Paesi. Questa situazione accade quando le normative al riguardo delle nazioni coinvolte sono diverse tra loro oppure l’interpretazione è differente, o, in generale, quando un soggetto passivo di Iva riceve pagamenti dall’estero.
Per evitare il più possibile problematiche riguardo situazioni del genere, e far sì che le realtà coinvolte, siano queste persone fisiche o aziende, non debbano pagare le tasse più di una volta in diversi Paesi, varie Nazioni hanno stipulato delle convenzioni che regolamentano queste situazioni.
Questi accordi, a seconda delle tipologie interessate, possono prevedere che entrambi gli stati prelevino una certa percentuale di imposte, e in questo caso si parla di tassazione concorrente, o che la tassazione sia esclusiva in un singolo Paese.
Come funzionano
Gli stati coinvolti in queste convenzioni sono diversi, e si tratta sia di Paesi europei sia di altri extra-europei.
L’utilizzo di questi accordi però non è automatico e per poter usufruire di questa possibilità e ottenere il rimborso delle tasse pagate all’estero, è necessario prima di tutto sapere in quale stato si dovranno pagare le imposte.
Se si lavora online, per esempio, è comune che i portali come Patreon, Google AdSense, YouTube, o i vari siti che permettono di creare lezioni online e che possono avere clienti statunitensi permettano di inserire i dati fiscali necessari per evitare di ricadere nel caso delle doppie imposte statunitensi.
In generale gli stati con cui sono presenti gli accordi richiedono la compilazione di un modello da parte dei residenti in Italia, il modello è predisposto all’autorità fiscale estera stessa o un’apposita istanza, che deve essere fornito dal soggetto non residente che corrisponde i redditi.
All’interno del modello in questione generalmente è richiesta anche un’attestazione della residenza in Italia. Questo processo si può utilizzare sia per ottenere il rimborso dell’imposta già pagata all’estero, sia per ottenere l’applicazione diretta delle aliquote ridotte previste dal Trattato fiscale in vigore, se presente.
I soggetti non residenti in Italia che percepiscono ricavi in Italia, invece, devono per l’appunto presentare il modello specifico per poter usufruire dei vantaggi delle convenzioni, dove presenti.
Come capire in quale stato pagare le imposte
Per poter capire in quale stato vanno pagate le imposte è necessario quindi prima di tutto comprendere in quale stato si ha la residenza fiscale.
La residenza fiscale non è sempre la stessa della nazione in cui si vive. Per esempio, in virtù del principio di tassazione dell’utile mondiale, un cittadino che lavora all’estero, ma che ha residenza in Italia, dovrà pagare le imposte su tutti i redditi prodotti in Italia.
È quindi sempre fondamentale per i cittadini che si trovano in stati esteri, o per coloro che si trovano in Italia senza essere cittadini italiani, mantenere sempre aggiornata la propria residenza fiscale. Per esempio per fare ciò, un cittadino italiano all’estero dopo un certo periodo di tempo dovrà richiedere il certificato di residenza all’Aire.
Con quali stati sono presenti
Gli stati con cui l’Italia ha firmato le convenzioni sono diversi, possono essere nazioni europee, come l’Albania, il Portogallo, o la Francia, per esempio. Le convenzioni dell’Italia sono attive anche per il Regno Unito, ma anche molti altri Paesi, come:
- il Giappone;
- Israele;
- Malta;
- gli Stati Uniti;
- l’Uganda;
- il Vietnam.
La lista completa è presente sul portale del dipartimento delle Finanze, dove si possono anche scaricare le convenzioni stesse.
Come ottenere rimborso dell’imposta
Il processo per ottenere il rimborso varia a seconda che si sia residenti in Italia o meno.
Per i residenti in Italia è necessario procedere con la consegna al soggetto non residente che corrisponde i redditi dei documenti richiesti dall’amministrazione fiscale del Paese in questione. Nel momento in cui si fa richiesta del rimborso di imposta estera è necessario avere con sé anche la documentazione che comprovi l’effettivo prelievo dell’imposta in questione.
Per coloro che sono residenti all’estero, ma vivono in Italia, per poter usufruire del rimborso devono presentare lo specifico modello richiesto entro 48 mesi dalla data del prelevamento dell’imposta.
Per quel che riguarda i residenti all’estero che vivono in Italia, l’Agenzia delle Entrate ha rilasciato alcune specifiche riguardo a cosa va inserito all’interno del modello da presentare.
Vanno infatti inseriti diversi dati, come l’attestato di residenza ai fini tributari nel Paese estero, che dovrà essere rilasciato dall’autorità fiscale, la dichiarazione di esistenza o meno di una stabile organizzazione o di base fissa in Italia e che queste siano riconducibili ai redditi per i quali si è richiesto il rimborso. Il tutto deve anche essere corredato dalla dichiarazione di esistenza di eventuali specifiche condizioni previste dalla Convenzione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA