Covid, che impatto sulle casse dell’Inps: si stima un risparmio (tra il 2020 e il 2029) di circa 11 miliardi di euro.
Pensioni: sta facendo molto “rumore” un articolo pubblicato dal Corriere della Sera riguardante l’impatto del Covid sul bilancio dell’Inps.
D’altronde che la pandemia potesse avere un impatto sui conti dell’Istituto è cosa nota, visto il numero elevato di decessi nella fascia di età da pensione. Nel dettaglio, il bilancio dell’Inps - guardando agli effetti della pandemia nel lungo periodo - sarà più “leggero” di 11,9 miliardi di euro.
Vediamo perché analizzando alcuni “numeri” di questa pandemia.
Pensioni, quali conseguenze per il Covid: nel 2020 record di decessi
Purtroppo il 2020 vanta un record negativo: considerando tutte le cause di morte, questo è stato l’anno con il più alto numero di decessi (746.146) dal dopoguerra.
Un dato di molto superiore alla media degli ultimi anni: nel quinquennio precedente, infatti, i decessi registrati (medi) erano pari a 645.619. Nel 2020, quindi, c’è stato un eccesso di mortalità di circa 100 mila unità (il 15,6% in più), di cui solo 75.891 sono i decessi effettivamente attribuiti al Covid-19. Dato, questo, che molto probabilmente è stato sottostimato.
Un eccesso di mortalità che ovviamente ha inciso perlopiù sulla popolazione anziana, una delle fasce più esposte al rischio del contagio da Covid. Per quanto riguarda gli Under 49, invece, il tasso di mortalità è persino diminuito (questo uno dei vantaggi del lockdown), vista la riduzione degli incidenti stradali e degli infortuni sul lavoro.
L’aumento di decessi tra la fascia di popolazione in età avanzata ha comportato inevitabilmente la cancellazione di numerose pensioni. Ma guardando ai numeri, a quanto ammonta questo impatto? Ecco alcune considerazioni utili per capirlo.
Come i decessi per Covid hanno influito sulle pensioni
Per capire l’impatto che il Covid ha avuto sulle pensioni bisogna analizzare i numeri.
A tal proposito, la stima sulla quantificazione degli effetti finanziari descritta dall’articolo del Corriere, parte dall’esclusione dei deceduti con età inferiore ai 65 anni. Vengono presi in esame, quindi, solamente 96.818 decessi, ossia di coloro che avendo più di 65 anni si presume siano già pensionati (o comunque lo sarebbero stati a breve).
Nel dettaglio, questo mega gruppo viene poi distinto in due diversi sottogruppi: 20.110 i deceduti tra i 65 e i 79 anni di età, 76.708 gli Over 80.
A questo punto, spiega il Corriere, “per calcolare gli effetti finanziari della minore spesa pensionistica, a questi sfortunati gruppi di anziani è stato attribuito il reddito pensionistico medio annuo lordo pubblicato dall’Inps nel Casellario dei pensionati”; dopodiché si tiene conto anche della probabilità che la pensione decaduta possa comunque aver dato luogo ad una pensione di reversibilità, applicando un’aliquota media di reversibilità nell’ipotesi dell’esistenza di un coniuge superstite.
Detto questo, per il solo 2020 è risultato un risparmio della spesa pensionistica di circa 1,11 miliardi di euro. Questo risparmio è stato poi proiettato nel prossimo decennio tenendo anche conto delle aspettative di vita rilevate dalle tavole di mortalità Istat del 2019, tenendo anche conto dell’ipotesi per cui “le persone decedute in anticipo rispetto al normale andamento della mortalità, hanno perso numerosi anni di vita”.
Per chi è nella fascia di età 65-79 anni si stima una perdita media di 13 anni di vita, mentre per gli Over 80 di 7 anni (anni, quindi, “risparmiati” dall’Inps per l’erogazione delle pensioni).
Il risultato è che nel decennio 2020-2029, al netto delle nuove reversibilità, per l’Inps ci sarà un risparmio di circa 11,9 miliardi di euro. Siamo lontani dai risparmi generati dalla riforma Fornero (circa 80 miliardi negli ultimi dieci anni), ma si tratta comunque di una cifra molto importante che potrebbe anche avere ripercussioni sulle decisioni future che il Governo prenderà in ambito previdenziale.
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