Perché il Ppe vuole Tajani presidente del Consiglio

Chiara Esposito

23 Luglio 2022 - 23:32

L’attenzione del partito dei Popolari verso gli equilibri di potere italiani rivela un interesse verso le poltrone del Parlamento Europeo: ecco perché.

Perché il Ppe vuole Tajani presidente del Consiglio

Quello di Antonio Tajani è il nome che i Popolari europei, attualmente il primo partito dell’Europarlamento, intende supportare alle prossime elezioni italiane del 25 settembre nel ruolo di presidente del Consiglio.

Il coordinatore di Forza Italia diventa infatti un riferimento per il Ppe nell’ottica di contrastare i numeri e l’influenza di Lega e Fratelli d’Italia ma soprattutto porre un freno all’ascesa a Palazzo Chigi della figura di Giorgia Meloni.

Con uno sguardo retrospettivo sugli equilibri di Strasburgo però si comprendono anche altri retroscena e soprattutto come la scelta operata dai popolari si riveli in realtà essere la naturale conseguenza di un processo di convergenza d’interessi di lungo corso. Tra Tajani e Weber, capogruppo nell’aula di Strasburgo, esiste infatti un solido rapporto di confidenza.

Come interpretare l’intesa Tajani-Weber

I sostegni a Tajani da parte dei vertici del partito sono ben consolidati già dallo scorso primo giugno, ossia dal Congresso del Partito Popolare europeo che si è svolto a Rotterdam. In quell’occasione è stato eletto alla presidenza il tedesco Manfred Weber mentre Tajani è stato confermato vicepresidente. Tra il rappresentante tedesco e il forzista c’è quindi forte intesa e, ancor più importante, obiettivi comuni.

L’ultima occasione in cui ciò è emerso è quella del 3 maggio scorso quando, durante il dibattito a Strasburgo con il presidente del consiglio italiano Mario Draghi, il capogruppo ha citato più volte l’«Amico italiano» lodando Tajani il lavoro svolto come presidente del Parlamento europeo dal 2017 al 2019.

Il rapporto di stima tra i due è alimentato inoltre da mire politiche già concretizzatisi in parte nella definizione degli assetti di potere a Bruxelles quando proprio loro Weber e Tajani riuscirono a condurre con successo le trattative interne e arrivarono a eleggere Roberta Metsola in successione a David Sassoli.

Tra gli altri intrighi di palazzo emergono quelli che vedono protagonista Weber e un’alta esponente del Ppe, Ursula Von Der Leyen. I due si contendono il posto di presidente della Commissione ma con il suo braccio destro in una posizione di rilievo come quella di premier di certo Weber avrebbe un sostegno maggiore alle elezioni europee del 2024.

Il Ppe dice no a Meloni premier

Il Ppe guarda al panorama italiano con non poche ritrosie rispetto alla coalizione di centrodestra, specialmente se questa fosse guidata da Giorgia Meloni o ancora da Matteo Salvini. In particolare il leader della Lega non è ben accetto visti i suoi rapporti con Mosca e con il partito di Putin. Dell’altra esponente della destra invece non convincono le radici post-fascisti e i legami con l’ultradestra in Italia e in Europa. Mancano insomma fiducia e confidenza, fattori fondamentale nei rapporti politici così come in quelli diplomatici.

Tajani invece è accolto come europeista, tant’è che Weber ripete spesso «Antonio è uno dei nostri». Sul fronte «professionale» inoltre il forzista ha anche delle buone carte personali da giocare avendo ricoperto sia il ruolo di presidente del Parlamento europeo che, per sei anni, quello di Commissario.

In un’ottica di protezione degli equilibri attuali e di coalizione tra le forze europee e quelle nazionali i popolari puntano quindi su una figura nota e rassicurante. Memori di recenti disfatte, i membri del partito inquadrano come rischio impellente e preponderante quello di perdere la primazia all’intero il Parlamento europeo e nelle principali istituzioni dell’Unione:

«Dopo aver perso la Germania, dobbiamo riconquistare il governo in almeno uno dei grandi paesi europei. Al voto andranno presto Italia e Spagna. Va bene l’alleanza con la destra e anche con i sovranisti. Purché poi la guida del governo sia moderata».

Il ragionamento dei vertici popolari è in estrema sintesi raggiungere il migliore dei compromessi possibili pur riconquistare spazi nell’Unione.

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