Perché la de-dollarizzazione non decolla (per ora)?

Violetta Silvestri

25/06/2024

La de-dollarizzazione è in stallo e il biglietto verde si conferma il re delle valute di riserva mondiali. Perché il dollaro non ha rivali, per ora? La risposta in uno studio.

Perché la de-dollarizzazione non decolla (per ora)?

Il dollaro domina incontrastato come valuta di riserva a livello mondiale e, per ora, i tentativi di indebolire il suo ruolo globale non sembrano aver sortito effetti rilevanti.

L’ultimo studio a confermare la solidità della valuta Usa è di GeoEconomics Center dell’Atlantic Council. Il “Dollar Dominance Monitor”, titolo del report, ha evidenziato che il biglietto verde rimane il re delle riserve valutarie, della fatturazione commerciale e delle transazioni a livello globale e che il suo ruolo come principale valuta di riserva globale è forte nel breve e medio termine.

Né l’euro, né i cosiddetti Paesi BRICS - che discutono da tempo di una nuova valuta che possa sostituire il dollaro - sono stati in grado di ridurre la dipendenza globale dal biglietto verde. La de-dollarizzazione della quale si parla sempre più spesso in un contesto di frammentazione mondiale e di nuovi equilibri di potenza tarda a decollare, stando ai dati raccolti.

Il dollaro non ha rivali come valuta di riserva

Secondo il rapporto del Consiglio Atlantico, la dominanza del dollaro sulle altre valute mondiali è solida e ha trovato forza di recente grazie alla robusta economia americana, alla politica monetaria più restrittiva della Fed e all’aumento dei rischi geopolitici.

In realtà, la frammentazione economica ha innescato anche la spinta dei Pesi BRICS a spostarsi verso altri mercati internazionali e ad altre valute, ma con scarsi e non persistenti effetti al momento.

Lo studio sostiene infatti che le sanzioni occidentali alla Russia imposte dal G7 alle economie avanzate dopo l’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca hanno accelerato gli sforzi del gruppo BRICS per sviluppare un’unione monetaria, ma il gruppo non è stato in grado di fare progressi nella de-dollarizzazione.

Lo stesso euro non è riuscito a emergere nel panorama valutario. Secondo gli analisti la moneta comunitaria, una volta considerata una concorrente del ruolo internazionale del dollaro, si sta indebolendo anche come valuta alternativa. Non è un caso che gli investitori in cerca di ridurre la propria esposizione al rischio si rivolgono all’oro sempre di più e non all’euro.

Lo studio ha messo in evidenza che le sanzioni russe hanno chiarito ai gestori delle riserve che l’euro è esposto a rischi geopolitici simili a quelli del dollaro. Anche le preoccupazioni circa la stabilità macroeconomica, il consolidamento fiscale e la mancanza di un’unione europea dei mercati dei capitali danneggiano il ruolo internazionale della valuta.

Infine è stato osservato che la Cina ha sostenuto attivamente la liquidità del renminbi attraverso linee di swap con i suoi partner commerciali, ma la sua quota nelle riserve globali di valuta estera è scesa al 2,3% dal picco del 2,8% nel 2022.

“Ciò è probabilmente dovuto alla preoccupazione dei gestori delle riserve per l’economia cinese, alla posizione di Pechino sulla guerra Russia-Ucraina e a una potenziale invasione cinese di Taiwan che contribuiscono alla percezione del renminbi come valuta di riserva geopoliticamente rischiosa”, si legge nello studio.

La de-dollarizzazione potrebbe concretizzarsi in un futuro non ancora stimabile. Tuttavia, appare impensabile spodestare il biglietto verde dal suo ruolo. Un Occidente in declino, più guerre, l’ascesa di potenze asiatiche e della Cina possono tracciare una nuova rotta verso l’indebolimento del dollaro o la frammentazione valutaria. Ma i riscontri effettivi sembrano lontani.

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