Dal tonfo storico al recupero sul dollaro: il rublo resta osservato speciale mentre la guerra in Ucraina continua e le sanzioni contro Mosca mordono. Sono davvero efficaci visto il balzo della valuta?
Rublo in evidente ripresa sul dollaro: stamane il cambio USD/RUB segna 83,30 circa, riavvicinandosi al livello toccato prima dell’invasione dell’Ucraina.
La valuta russa ha recuperato la maggior parte delle perdite ed è diventata la moneta con una delle migliori performance a livello globale. Continua a guadagnare ed è in rialzo del 45% rispetto al dollaro USA dalla prima settimana di marzo (il 7 marzo si è raggiunto il picco USD/RUB a 150).
Quali fattori stanno spingendo nuovamente il rublo e, soprattutto, quale primo bilancio delle sanzioni economiche?
Rublo in ripresa sul dollaro: da cosa dipende e quanto durerà
L’economia russa è al centro delle analisi di esperti di tutto il mondo, soprattutto per capire quanto davvero le sanzioni severe imposte dall’Occidente stiano dando risultati.
In questa cornice si inserisce la valutazione del recupero del rublo: come mai si sta riprendendo dal deprezzamento shock contro il biglietto verde?
Grazie al recente rally, il rublo scambia soltanto il 10% in meno rispetto a prima dell’invasione russa dell’Ucraina il 24 febbraio, quando a un dollaro corrispondevano 76 rubli.
Alcuni analisti sono quindi scettici e affermano che il deprezzamento del rublo post-invasione è troppo modesto, considerando la gravità delle sanzioni europee e americane alla Russia.
Gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno congelato quasi la metà delle riserve valutarie della banca centrale russa da 640 miliardi di dollari detenute in banche al di fuori della Russia.
Alle società e ai privati russi è stato impedito di effettuare transazioni in dollari ed euro e quasi 400 aziende occidentali hanno chiuso le operazioni in Russia. La maggior parte delle banche russe è stata tagliata fuori dalla Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication (SWIFT). Queste mosse hanno ridotto le transazioni finanziarie e commerciali della Russia con i Paesi occidentali.
Perché, ci si chiede, la valuta nazionale sta quindi recuperando?
Innanzitutto, la banca centrale russa ha alzato i tassi di interesse al 20% e il Cremlino ha imposto severi controlli sui capitali a coloro che desiderano scambiare i propri rubli con dollari o euro.
Inoltre, il rublo è salito in seguito alle notizie secondo cui il Cremlino era più disposto a concedere soluzioni negoziate per un cessate il fuoco e altro (tutte da concretizzarsi).
Occorre anche considerare, stando agli esperti, che le esportazioni di petrolio e gas della Russia sono continuate verso l’Europa, così come in Cina e India.
Il più grande salto del rublo, infine, si è verificato quando il presidente russo ha annunciato che i Paesi ostili - Unione Europea, Stati Uniti, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Corea del Sud e Taiwan - avrebbero dovuto pagare in rubli per il gas russo.
Se l’Europa dovesse accettarlo, dovrebbe scambiare euro e dollari con rubli. Ciò creerebbe una grande domanda globale di valuta russa, portando a un ulteriore aumento del suo valore rispetto al dollaro e all’euro. In realtà, dopo una maggiore minaccia di pretendere la valuta nazionale anche per le altre commodity, Putin pare abbia fatto un passo indietro.
Intanto, però, ha recuperato tempo e dato spazio per un rialzo del rublo.
La Casa Bianca e gli economisti hanno affermato che l’impatto delle sanzioni richiede tempo, settimane o mesi per avere pieno effetto. Ma i critici dell’amministrazione affermano che il recupero del rublo mostra che Washington deve fare di più.
In realtà, non pochi osservatori riflettono sul fatto che tale balzo del rublo assomigli più a un fuoco di paglia, destinato a spegnersi tra un mese o poco più se la situazione della guerra rimane in stallo.
Il mercato valutario mondiale sta cambiando per sempre?
Le oscillazioni del rublo stanno lanciando anche riflessioni più profonde sul mercato valutario e le sue trasformazioni.
Alcuni esperti, per esempio, che il recupero della valuta russa allude a una tendenza alla de-dollarizzazione del commercio globale, in particolare di petrolio e gas.
L’analista di Credit Suisse Zoltan Pozsar aveva già affermato che le sanzioni alla Russia potrebbero portare a un nuovo ordine monetario globale.
“Stiamo assistendo alla nascita di Bretton Woods III, un nuovo ordine mondiale (monetario) incentrato sulle valute basate sulle materie prime in Oriente che probabilmente indebolirà il sistema euro-dollaro e contribuirà anche alle forze inflazionistiche in Occidente”, ha scritto in un rapporto nella prima settimana di marzo.
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