La Russia chiude un bilancio soddisfacente per le esportazioni di petrolio nel 2023. Dove è andato il greggio russo? Attenzione, inoltre, al mercato del GNL in espansione nel 2024.
Il bilancio della Russia sulla vendita del petrolio nel 2023 è stato positivo, stando alle parole del vice primo ministro Alexander Novak.
Le sanzioni imposte dall’Occidente sul greggio di Mosca, come risposta all’aggressione dell’Ucraina, hanno avuto un impatto contrastante, con luci e ombre sulla effettiva capacità di limitare le entrate energetiche nelle casse dello Stato russo (e quindi di diminuire il budget a disposizione per finanziare il conflitto).
L’anno che sta per concludersi ha sicuramente sancito una nuova epoca per il mercato petrolifero, con l’asse Cina-Russia-India rafforzato proprio grazie al commercio di petrolio. Ecco perché Mosca può esultare.
Russia, il bilancio 2023 sulla vendita di petrolio. Perché Mosca esulta?
La Russia ha affermato di aver reindirizzato quasi completamente le sue esportazioni di petrolio verso Cina e India e che le sue entrate sono tornate allo stesso livello dal 2021. Lo ha dichiarato Alexander Novak, vice primo ministro responsabile dell’energia.
Novak ha spiegato che la Russia sta vendendo circa il 45-50% del suo petrolio alla Cina e un ulteriore 40% all’India. “Se in precedenza rifornivamo l’Europa con il 40-45% del volume totale delle esportazioni di petrolio e prodotti petroliferi, prevediamo che questa cifra non supererà il 4-5% entro la fine dell’anno”, ha specificato in un’intervista al canale televisivo Rossiya 24.
Non solo, a testimonianza della posizione di forza, ha anche evidenziato che molti altri vogliono acquistare petrolio e prodotti petroliferi russi. Si tratta di Paesi dell’America Latina, africani e della regione Asia-Pacifico.
Secondo quanto riferito, le entrate della Russia legate al petrolio e al gas ammonteranno quest’anno a quasi 9.000 miliardi di rubli (circa 88 miliardi di euro), o “all’incirca al livello del 2021”, un periodo precedente all’entrata in vigore delle sanzioni.
Parlando del gruppo OPEC+ dei principali produttori di petrolio, Novak ha affermato che la Russia sta rispettando i suoi obblighi sui tagli alle forniture e prevede che il prezzo del petrolio Brent a 80-85 dollari al barile l’anno prossimo, sostanzialmente in linea con i livelli attuali.
L’industria degli idrocarburi rappresenta il 27% del PIL russo e la loro vendita all’estero rappresenta circa il 57% delle esportazioni totali del Paese, ha aggiunto Novak.
Non solo petrolio, la Russia punta sul gas nel 2024
Il funzionario ha anche sottolineato che le prime spedizioni di gas naturale liquefatto dall’impianto Arctic LNG 2 si muoveranno probabilmente nel primo trimestre del 2024. Una ulteriore prova del fatto che la Russia ha dimostrato di essere in grado di lavorare con successo sotto le sanzioni occidentali.
Nel dettaglio,il più grande produttore russo di gas naturale liquefatto ha iniziato la produzione del suo progetto Arctic LNG 2, con una mossa che potrebbe favorire il mercato globale del carburante alle prese con rischi di un’offerta limitata. L’impianto, situato sulla penisola di Gydan sopra il Circolo Polare Artico, è il secondo progetto su larga scala di Novatek ed è fondamentale per l’obiettivo della Russia di triplicare e oltre la propria produzione di GNL, portandola a 100 milioni di tonnellate entro la fine del decennio.
Novatek detiene una partecipazione del 60% nell’operatore della struttura artica. TotalEnergies SE, le cinesi CNPC e Cnooc, e un consorzio formato dalla società commerciale giapponese Mitsui & Co. e Jogmec hanno ciascuno una quota del 10%.
Le esportazioni di Arctic LNG 2 potrebbero aumentare l’offerta totale in un contesto in cui il mondo – e l’Europa in particolare – diventa sempre più dipendente dal combustibile per soddisfare il proprio fabbisogno energetico. Il vecchio continente importa ancora quantità significative di GNL russo, anche se i flussi dai gasdotti russi sono in gran parte cessati.
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