La peste suina esposte gli animali a rischi sanitari e gli allevamenti a rischi economici. Ecco a quanto ammontano le perdite secondo le stime.
Si torna a parlare di peste suina. Il caso scatenante è accaduto nella provincia di Pavia, dove veterinario e allevatore sono finiti sotto indagine per aver omesso di segnalare i primi e sospetti decessi degli animali. Questi sono avvenuti i primi di agosto, permettendo alla peste suina di diffondersi senza monitoraggio per un intero mese.
L’inchiesta che ha aperto l’armadio ed esposto lo scheletro nascosto ha permesso alle autorità di prendere delle misure di contenimento. In alcuni casi però queste misure sono piuttosto drastiche, come per esempio il sequestro di tutti gli allevamenti nella prossimità della zona indagata e la conferma di abbattimento degli animali a rischio.
La peste suina non comporta soltanto la perdita del singolo animale infetto, ma espone al rischio di abbattimento tutti gli altri allevamenti nelle vicinanze, così come i rifugi nel quale vivono gli animali liberati e salvati dagli allevamenti. In particolare è la presenza di specie selvatiche, come i cinghiali, a decretare la diffusione della peste suina africana su larga scala. L’insieme di questi fattori comporta la perdita economica per il singolo allevatore, ma anche per il Paese. Secondo le stime le perdite si aggirano intorno a 1 miliardo di euro l’anno.
Che cos’è la peste suina?
Torna l’allerta per la peste suina africana, un virus che è stato riscontrato in almeno due allevamenti di suini in provincia di Pavia. Dopo un mese dal contagio, l’allevatore e il veterinario del primo allevamento non hanno segnalato il caso e la peste suina si è diffusa con facilità ad altri animali. Al momento sono accertati due focolai nel pavese, uno a Montebello Della Battaglia e un altro a Zinasco. Gli allevatori nelle vicinanze e non (il virus si può spostare facilmente grazie al contagio di animali selvatici come i cinghiali), hanno lanciato l’allarme per il settore.
Che cos’è la peste suina? La peste suina africana, come si legge sul sito del ministero della Salute, è una malattia altamente infettiva e che può portare alla morte degli animali colpiti. Il virus è comparso per la prima volta in Africa nel 1921, fattore che ne ha determinato il nome “peste suina africana”.
La malattia non comporta pericolo per l’essere umano, né attraverso il contatto diretto, né attraverso l’alimentazione con carne e derivati di origine da suini infetti. Questa si presenta negli animali con sintomi quali febbre, debolezza, costipazione, aborti spontanei ed emorragie interne ed esterne.
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Quali sono i danni economici e a quanto ammontano?
L’aspetto più discusso in merito alla peste suina al momento è quello dei danni diretti all’economia del settore della carne di maiali e cinghiali. Secondo le stime infatti i danni diretti e indiretti si aggirano su un valore di circa 1 miliardo di euro all’anno. Il presidente di Confagricoltura Cuneo, Enrico Allasia, ha lanciato l’allarme: a rischio non ci sono soltanto i guadagni del settore, ma anche tutto il commercio che ruota intorno a questo. Sono coinvolti quindi allevamenti delle aziende di cereali che producono mangimi per il bestiame negli allevamenti, le attrezzature per le stalle e i lavoratori del settore.
È imperativo confermano gli esperti del settore e chi si occupa della componente economica dello stesso, agire subito. Infatti il rischio non resta solo interno, ma anche verso l’esterno. Se i casi dovessero aumentare infatti si prevede il blocco dell’export dei prodotti coinvolti. “Si è fatto poco per cercare di contrastare l’avanzata dell’epidemia e ora pagarne sono gli allevatori” e chi lavora nel settore, per questo è fondamentale reperire nuove risorse da destinare alla biosicurezza degli allevamenti e al contenimento dei cinghiali, spiega Elio Martinelli, presidente di Assosuini.
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