La produzione di petrolio ancora sotto la lente. In vista di una domanda in calo e di incertezze sulla pandemia, i maggiori produttori di greggio spingono per il rispetto dei patti sui tagli. Sale la tensione, che succede?
Una settimana impegnativa sul fronte petrolio. Dopo le rinnovate stime, non ottimistiche, sulla domanda di greggio da parte dell’OPEC, c’è tensione sul programma di tagli alla produzione.
Giovedì 17 settembre l’organizzaione dei produttori e i suoi alleati, guidati dalla Russia, hanno insistito per un più puntuale rispetto dei patti sulla riduzione del’estrazione di greggio.
Il quadro poco rassicurante del calo dei prezzi e dell’incertezza sulle prospettive economiche globali ha aumentato la pressione sulle nazioni poco collaborative.
Cosa si aspettano i grandi produttori di greggio sulla produzione di petrolio?
Petrolio: pressione (e tensione) sui tagli
I principali produttori di gerggio, tra cui Arabia Saudita e Russia, probabilmente non sono propensi a cambiare l’attuale obiettivo di riduzione della produzione di 7,7 milioni di barili al giorno (bpd), circa l’8% della domanda globale, secondo fonti OPEC+ svelate da Reuters.
Tuttavia, faranno pressioni sui ritardatari come Iraq, Nigeria ed Emirati Arabi Uniti per tagliare più barili e compensare la sovrapproduzione.
Al riguardo, il ministro dell’Energia saudita, principe Abdulaziz bin Salman, ha chiarito che:
“La piena conformità [al piano dei tagli] non è un atto di carità. È parte integrante del nostro sforzo collettivo per massimizzare l’interesse e i guadagni di ogni singolo membro di questo gruppo.”
Il pannello tecnico ha detto di essere preoccupato per l’aumento della sovrapproduzione cumulativa, che ha raggiunto 2,38 milioni di barili al giorno da maggio ad agosto, secondo il rapporto.
Il gruppo ha chiesto all’Iraq e ad altri di pompare al di sotto della loro quota a settembre per compensare la sovrapproduzione tra maggio e luglio.
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