La Hellespont Alhambra, la più grande petroliera al mondo, può trasportare l’intera produzione petrolifera italiana di due settimane. Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.
L’intera produzione petrolifera italiana di ben due settimane potrebbe tranquillamente essere trasportata dal cosiddetto “gigante bianco”: la più grande petroliera del mondo.
Questa imponente nave, la Hellespont Alhambra, è una delle più grandi petroliere mai costruite e può contenere oltre 450.000 tonnellate di petrolio. La sua capacità è talmente vasta che, in un unico viaggio, sarebbe in grado di trasportare circa 15 giorni della produzione petrolifera italiana.
Un dato impressionante che se da un lato pone in risalto la dimensione di questa nave, dall’altro evidenzia anche il volume “relativamente contenuto” della produzione petrolifera nazionale rispetto alla domanda globale.
Scopriamo qualcosa di più su questa gigantesca petroliera e sulla produzione petrolifera in Italia. Di seguito tutto quello che serve sapere a riguardo.
La Hellespont Alhambra: il “gigante” dei mari
La Hellespont Alhambra è una petroliera di classe ULCC (Ultra Large Crude Carrier), progettata per il trasporto di enormi quantità di greggio lungo le principali rotte mondiali, come quella che collega il Golfo Persico ai mercati di Europa e Stati Uniti.
Capolavoro di ingegneria navale e costruita dalla Daewoo Shipbuilding & Machine Engineering Co., questa nave è la più grande petroliera a doppio scafo mai realizzata, con una lunghezza di 380 metri (quasi quattro campi da calcio), una larghezza di 68 metri e una profondità di 24,5 metri.
Il suo design innovativo ha richiesto numerosi test idrodinamici per garantire la massima efficienza e sicurezza, fattori essenziali per un’imbarcazione di queste dimensioni. La nave è dotata di un potente motore Wärtsilä 9RTA84T-D, capace di erogare 36.900 kW a 76 giri/minuto, consentendole di raggiungere una velocità di servizio di 16,5 nodi a pieno carico.
Grazie a questa combinazione di dimensioni e prestazioni, il trasporto di petrolio risulta altamente efficiente e redditizio, con un potenziale guadagno di circa 7 milioni di dollari per viaggio.
Oltre alla sua impressionante capacità di carico, la Hellespont Alhambra è un esempio di ingegneria avanzata e di sicurezza nel trasporto marittimo. La sua struttura a doppio scafo riduce il rischio di sversamenti in caso di incidenti, un aspetto cruciale per minimizzare l’impatto ambientale di eventuali perdite di petrolio in mare.
L’Italia e il petrolio. i numeri della filiera e le sfide per l’ambiente
Nonostante l’Italia non sia un grande produttore di petrolio su scala globale, il settore estrattivo nazionale svolge comunque un ruolo significativo nell’approvvigionamento energetico del Paese. Attualmente, la produzione italiana di petrolio si attesta intorno alle 30.700 tonnellate al giorno, pari a circa 4,23 milioni di tonnellate all’anno.
Tuttavia, questa quantità copre solo il 7% del fabbisogno nazionale, rendendo l’Italia fortemente dipendente dalle importazioni di greggio dall’estero. I principali giacimenti italiani si trovano in Sicilia e nel suo offshore, con siti di estrazione rilevanti come quelli di Ragusa, Gela e Gagliano Castelferrato. Un’altra area di grande importanza è la Basilicata, dove si trova il giacimento della Val d’Agri, uno dei più produttivi del Paese. Inoltre, esistono piattaforme offshore nell’Adriatico, come quella di Porto Orsini, al largo della costa ravennate.
Nonostante la presenza di questi giacimenti, la produzione italiana ha subito un declino nel corso degli anni, con un tasso di esaurimento stimato intorno al 3% annuo. Il picco di produzione è stato raggiunto nel 1997, e da allora la produzione nazionale ha continuato a diminuire, sia a causa dell’esaurimento delle risorse esistenti sia per le sempre maggiori restrizioni ambientali imposte alle attività di estrazione.
L’estrazione petrolifera è stata poi spesso oggetto di dibattito per il suo impatto ambientale. L’attività estrattiva comporta rischi significativi per l’ecosistema, soprattutto nelle aree marine dove le operazioni offshore possono danneggiare i fondali e disturbare la fauna marina. Per questo motivo, negli ultimi anni si è discusso sempre più di un graduale abbandono del petrolio a favore di fonti energetiche più sostenibili. Una sfida che i cittadini vorrebbero che il Paese vincesse, ma che stando alle attuali politiche, sembra lontana da conquistare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA