Pos senza commissioni: come funzionano e a cosa fare attenzione

Caterina Gastaldi

17 Maggio 2022 - 19:15

Dal primo luglio il possesso di un Pos sarà obbligatorio per tutti gli esercenti e i professionisti. È davvero possibile non pagare le commissioni?

Pos senza commissioni: come funzionano e a cosa fare attenzione

A partire dal 1° luglio 2022 entrerà in vigore l’obbligo di Pos tutti gli esercenti e professionisti. Le commissioni, per molto tempo, sono state una delle motivazioni che ha tenuto a lungo molte realtà distanti dai pagamenti digitali. Esistono quindi Pos senza commissioni?

Dipende cosa si intende. Infatti se con “Pos senza commissioni” ci si riferisce alla possibilità di poter utilizzare il dispositivo a titolo completamente gratuito, allora la risposta è no. Esistono però dei Pos che non hanno commissioni su ogni singolo pagamento, ma permettono invece di pagare un canone mensile.

Con l’entrata in vigore delle nuove regole, in cui ogni negozio o servizio dovrà fornire ai suoi clienti la possibilità di pagamento digitale. Ecco a cosa fare attenzione e cosa sapere, quindi, quando si cerca un Pos, e come funzionano le commissioni.

Come funzionano le commissioni sul Pos

Il Pos è un dispositivo che permette di accettare i pagamenti elettronici, fatti quindi con carta di credito, bancomat, o altro, attraverso la lettura di un chip. Il nome è l’acronimo dell’inglese Point of Sale, ovvero Punto di Vendita.

Le commissioni sono, in breve, una tassa che si deve pagare sulle transazioni a chi mette a disposizione il servizio di pagamento digitale, quindi le banche o i gestori a cui ci si appoggia per permettere la transazione stessa.

Le commissioni dei Pos per lungo tempo sono state problematiche, poiché considerate eccessivamente alte, oppure perché presenti su ogni tipo di transizione, anche su quelle più basse, rendendo i pagamenti via Pos molto poco competitivi per realtà con transazioni digitali medio-basse, come i bar per esempio.

Per ovviare a questo problema e incentivare l’utilizzo del Pos, il Governo ha dato il via ad alcuni incentivi in forma di credito d’imposta:

  • sulle commissioni relative ai pagamenti;
  • per acquisto, noleggio o utilizzi di Pos collegati a registri di cassa;
  • per l’acquisto di sistemi evoluti di incasso che consentono anche la memorizzazione e trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi, contestualmente al pagamento.

Chi paga le commissioni

Le commissioni sulle transazioni dei Pos sono pagate dall’esercente o dal professionista che riceve il pagamento alla banca o la realtà di riferimento che mette a disposizione il sistema di pagamento digitale.

Non tutti i Pos sono uguali e non tutti utilizzano le commissioni. In particolare si possono dividere in due famiglie:

  • Pos senza canone mensile fisso, ma con cui ci si trova a pagare una tassa su ogni transazione digitale. Solitamente in questo caso il dispositivo viene comprato e non preso in comodato d’uso. Inoltre alcuni gestori hanno una commissione fissa su ogni transazione indipendentemente dal tipo di carta utilizzata, come SumUp, che lo tiene all’1,95%, mentre altri propongono tassi variabili a seconda della carta utilizzata nel pagamento;
  • i Pos a canone fisso o abbonamento, ovvero quelli in cui i costi di commissione sono generalmente bassi, ma si versa un canone mensile semplicemente per poter utilizzare il Pos stesso.

A seconda del tipo di attività che si possiede, una tipologia di Pos può essere migliore dell’altra. Per esempio, chi ha un volume di pagamenti digitali elevato, soprattutto di grande entità, probabilmente andrà a preferire un Pos a canone fisso.

A cosa fare attenzione nello scegliere un Pos

Quando si va a scegliere un Pos a canone fisso è necessario fare attenzione ad alcuni dettagli, ovvero:

  • scegliere il piano tariffario adeguato, i fornitori di Pos con abbonamento possono offrire piani tariffari diversi a seconda del volume di transazioni delle diverse realtà. Più numerose sono le transazioni, maggiore è l’importo da versare all’istituto di credito o all’ente fornitore del dispositivo;
  • controllare la presenza di un eventuale tetto massimo di incassi annuali; infatti può accadere che alcuni operatori aggiungano un costo di trasmissione al superamento di un determinato tetto annuale. Ne è un esempio il Pos Axerve Easy che, al superamento di 30.000 euro di incassi annuali, aggiunge al canone mensile la tariffa dell’1,5% sulle transazioni eccedenti;
  • vincoli contrattuali: a volte per i Pos con abbonamento mensile i contratti richiedono una quantità minima di mesi di utilizzo;
  • le carte accettate: non tutti i Pos, indipendentemente dal tipo di contratto, accettano tutte le carte, alcuni però permettono di stipulare convenzioni con diversi circuiti.

    Nel momento in cui si va a stipulare un contratto per un Pos senza abbonamento, ma solo con commissioni su ogni transazione, è quindi importante fare attenzione a questi dettagli, ricordando che proprio per via della presenza del tetto massimo di ricavi annuali questo tipo di Pos è più adatto per le piccole imprese.

I crediti d’imposta per recuperare le commissioni Pos

Come già accennato, sono stati messi a disposizione dei bonus per incentivare l’acquisto dei Pos in forma di credito di imposta. Questi bonus sono disponibili per ogni tipologia di Pos, con o senza canone mensile.

Prima di tutto, fino al 30 giugno 2022 è prevista la possibilità di usufruire di un credito d’imposta del 100% sulle commissioni delle transazioni, che si abbasserà al 30% il 1° luglio 2022.

Ne hanno diritto le attività di impresa, arte o professioni con ricavi e compensi relativi all’anno precedente di importo fino a 400.000 euro.

Sempre fino al 30 giugno è richiedibile il credito d’imposta per l’acquisto, il noleggio o l’utilizzo di strumenti che permettano ai clienti il pagamento con carte e bancomat. Spetta però solamente per l’acquisto di Pos collegati ai registratori di cassa telematici, per un importo massimo di 160 euro, per un massimo del 70% della spesa. Nello specifico:

  • i soggetti con ricavi e compensi relativi al periodo d’imposta precedente inferiori ai 200.000 euro avranno accesso al 70% della spesa;
  • coloro con ricavi e compensi relativi al periodo d’imposta precedente tra i 200.000 euro e 1 milione possono accedere a un ammontare pari al 40%;
  • infine, a chi supera 1 milione di ricavi e compensi relativi al periodo d’imposta precedente, ma rimane sotto i 5 milioni, viene concesso il 10% di rimborso.

Si può contare di un bonus pari anche al 100% della spesa se ci si dota invece di strumenti evoluti di pagamento elettronico che consentono anche la memorizzazione e trasmissione dei corrispettivi. L’importo massimo in questo caso sarà di 320 euro, sempre da richiedere entro il 30 giugno, e sarà suddiviso in:

  • 100% della spesa per i soggetti con compensi relativi al periodo d’imposta precedente inferiori a 200.000 euro;
  • 70% per coloro che hanno ricevuto compensi compresi tra 200.000 euro e 1 milione;
  • 40% per chi ha fatturato tra il milione e 5 milioni.

Il credito d’imposta potrà essere richiesto in modalità telematica e utilizzato esclusivamente in compensazione a seguito della spesa.

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