La transizione denominata «flight-to-safety» verso beni rifugio e materie prime impatta negativamente sul valore del dollaro a favore di altre valute. Quali previsioni per il biglietto verde?
I primi impatti sul mercato valutario sorti a seguito dello scoppio improvviso della guerra in Medio Oriente sono già visibili sui listini delle varie borse valori globali. Fra i segmenti più colpiti, naturalmente quello energetico, il petrolio e il gas naturale, in secondo piano invece altre materie prime come l’oro, da sempre visto come il bene rifugio per eccellenza in situazioni critiche come questa.
In contropartita però, il dollaro USA ha visto una prima restrizione della crescita che aveva registrato negli ultimi mesi. Mentre ancora è difficile pronosticare riguardo al conflitto, sui mercati gli operatori si stanno già muovendo, e dalla lettura di questi movimenti è possibile già capire cosa si stiano aspettando riguardo a questa situazione. Esaminiamo le prospettive sul biglietto verde e l’impatto sul cambio euro-dollaro, in collaborazione con gli esperti di XTB.
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Conflitto in Israele, l’impatto sui mercati
Con l’attacco a sorpresa di Hamas contro Israele, considerato il peggior scontro sul suolo israeliano degli ultimi decenni, nonostante non si sia ancora espanso in tutto il Medio Oriente gli operatori di borsa sembrano già scontare questa ipotesi, con il blocco di importanti produttori di petrolio.
Lo spostamento di capitali in direzione di queste risorse appesantisce il dollaro, ridimensionandone il valore rispetto al paniere di valute globali, come ben rappresentato dall’indice DXY. Quest’ultimo, dopo un escalation da record, passando da un valore di 100 a 107 in pochi mesi, sembra apprestarsi a registrare una seconda settimana in negativo.
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Guardando invece al cambio EUR/USD, questa evidenza non è così marcata: l’euro non ha registrato un così evidente apprezzamento e l’indice EXY (Euro Index) è rimasto ben bilanciato. Quindi, il rapporto euro-dollaro ha registrato un aumento, ma non così evidente come in molti si aspettavano. Rispetto ai minimi di ottobre, il cambio EUR/USD è cresciuto dello 0,90%, e se la transizione verso beni rifugio, denominato dai media «flight-to-safety», dovesse continuare, così come gli scontri militari oltre Gaza, potremmo assistere a una demarcazione delle nuove direzioni di fondo assunte dal mercato dei cambi.
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EUR/USD: uno sguardo al grafico
Anche in questo caso, ragionare in termini tecnici potrebbe perdere di significatività, in quanto la direzione assunta dal cambio deriverebbe piuttosto dalle conseguenze che potrebbero sorgere in questi giorni dal conflitto. In ogni caso, potrebbe essere utile prendere consapevolezza di alcune zone tecniche di particolare rilevanza, che potrebbero essere considerate zone di possibile reazione del mercato.
Nel cambio EUR/USD ad esempio è facile rendersi conto del fatto che, su timeframe giornaliero, il prezzo è rimasto da Agosto ancorato al ribasso, con un trend ben definito da una trendline ribassista che ha tenuto a bada ogni tentativo di rialzo, il quale, tra l’altro, si esauriva con il raggiungimento del livello dei 50 punti sull’RSI a 14 periodi. La rottura di questi livelli darebbe quindi sicuramente un importante segnale di forza.
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