Non si placa la crisi energetica in Europa, con prezzi ancora da record per gas e non solo. In questo contesto, torna in auge il carbone, mettendo a rischio la svolta green.
I prezzi europei del gas naturale e dell’energia elettrica balzano ancora a livelli record, segnalando che la carenza di offerta non farà che peggiorare proprio all’inizio della stagione invernale.
Le scorte di tutto, dal gas al carbone e all’acqua per la produzione di elettricità, scarseggiano e ci sono pochi segnali che la situazione migliorerà nel brene-medio periodo.
In questa complessa crisi energetica per l’Europa, si torna a pensare al carbone: sarebbe un passo indietro per la svolta green.
Prezzi energia alle stelle: la situazione in Europa
I contratti del gas naturale olandese TTF di novembre 2021, il punto di riferimento europeo, hanno toccato il picco di 98 euro per megawattora nella giornata del 30 settembre.
Anche il contratto del Regno Unito è cresciuto e ha segnato un nuovo massimo e l’elettricità tedesca per il prossimo anno è aumentata del 7,4% a 126,50 euro per megawattora.
In un contesto più allargato e guardando alla Cina, anche il carbone sta viaggiando su livelli storici. I futures del carbone termico sullo Zhengzhou Commodity Exchange sono balzati del 6,5% per chiudere a 1.393,6 yuan (216 dollari) a tonnellata, un nuovo record.
I futures sul carbone coke sul Dalian Commodity Exchange sono aumentati del 9,3% a 3.290,5 yuan a tonnellata, il più alto di sempre.
Il mondo è con il fiato sospeso per una carenza di energia che non si aspettava e l’Europa è nel pieno della crisi.
I flussi di gas russo verso il terminal tedesco di Mallnow sono diminuiti, annullando un parziale recupero. I rifornimenti attraverso questa importante via di transito sono circa un terzo in meno rispetto all’inizio della settimana.
Mentre ci si interroga se la Russia stia speculando sulla fornitura nel vecchio continente, l’incapacità delle scorte esistenti di gas di rispondere alla domanda di energia è palese e si prevede aumenterà con l’inverno. I prezzi, intanto, salgono mettendo a rischio la produzione industriale proprio nella fase di ripresa post-Covid.
Per questo, sta tornando alla ribalta l’uso del carbone in Europa: un’ipotesi piena di dubbi, per gli obiettivi di transizione energetica in primis. Ma anche per le difficoltà di reperimento.
Il dilemma dell’Europa: più carbone per l’energia?
La pressione energetica sta stressando l’Europa, a caccia di soluzioni.
Avendo in gran parte allentato l’uso del carbone nel tentativo di rendere più verde la produzione di elettricità, i Paesi europei si trovano ora in un enigma.
I siti di stoccaggio del gas della regione sono solo parzialmente pieni, i fornitori di gas naturale liquefatto stanno favorendo l’Asia e le rinnovabili non sono in grado di soddisfare completamente la domanda.
Con l’avvicinarsi della stagione invernale, cresce quindi la tentazione di ricorrere al carbone per tamponare la carenza energetica. In questo modo, il rischio è di doversi legare ancora di più alla Russia per avere elettricità.
Come riportato da Bloomberg, le utility europee hanno un disperato bisogno di mettere le mani su più carbone, come affermato alla testata da uno stratega europeo.
I dubbi al riguardo sono almeno due. Innanzitutto, la rinascita del combustibile fossile rende i colloqui sul clima molto più complicati con la riunione della COP26 a poche settimane di distanza.
E poi c’è la questione Russia, che punta principalmente alle vendite di carbone in Asia, piuttosto che agli europei. Come farà l’Europa a ottenere il combustibile?
La Russia ha un ruolo chiave sul carbone
I produttori di energia nel vecchio continente saranno costretti a chiedere alla Russia più carbone per alleviare la crisi con l’arrivo dell’inverno e con i prezzi record del gas che intaccano la redditività, secondo i funzionari di due compagnie di carbone russe.
Questa l’indiscrezione dai media internazionali, che mette in evidenza quanto l’Europa potrebbe dipendere dalle forniture russe per l’inverno, non solo per il gas.
“Se tutte le utility europee passano al carbone, si verificherà un enorme picco nella domanda che la Russia da sola non può soddisfare con un preavviso così breve. Ci vorrebbe anche un approvvigionamento da altri Paesi, ad esempio dagli Stati Uniti”, ha affermato Natasha Tyrina, principale analista di ricerca presso Wood Mackenzie Ltd. a Houston.
Non solo, altri esperti hanno fatto notare che Mosca ha tagliato le esportazioni del combustibile verso l’Europa per anni mentre l’UE chiudeva le centrali termiche a carbone. Ora è assai difficile fare il re-indirizzamento verso l’Europa perché ci sono contratti in essere con clienti asiatici. Inoltre, la capacità di trasporto è comunque limitata.
A complicare le cose sono anche i rigorosi standard ambientali europei per la combustione del carbone, che rendono molto più difficile e dispendioso in termini di tempo per la Russia preparare forniture che soddisfino i requisiti di qualità, secondo i funzionari delle compagnie carbonifere del Paese.
Si prevede un inverno freddo per l’Europa. Il ritorno al carbone sarebbe complicato e un passo indietro verso la svolta green.
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