La Cina mantiene il dominio sulla produzione di gallio e germanio, materiali cruciali per i prodotti tecnologici. Cosa sta facendo l’Occidente?
Il mondo moderno è sempre più dipendente da materiali rari e strategici che rendono possibili le tecnologie che usiamo quotidianamente, dai nostri smartphone ai sistemi radar avanzati. Tra questi, il gallio e il germanio emergono come elementi chiave, le cui applicazioni si estendono anche al settore della difesa e a quello delle telecomunicazioni.
La recente impennata dei prezzi di questi metalli ha portato alla luce una realtà: l’Occidente dipende in gran parte dalla Cina per la fornitura di risorse critiche. La situazione sta creando non solo incertezze economiche, ma anche una nuova dinamica geopolitica.
Cosa sono gallio e germanio?
Il gallio e il germanio sono due metalli utilizzati in una vasta gamma di applicazioni tecnologiche. Il gallio, in particolare, è impiegato nei wafer di arseniuro di gallio, cruciali per le connessioni 4G e 5G, nei LED e in dispositivi radar.
Nonostante sia abbondante in natura, il gallio non viene estratto direttamente ma come sottoprodotto della bauxite e del minerale di zinco. Il germanio, d’altra parte, è un elemento critico per la produzione di fibre ottiche, celle solari e dispositivi a semiconduttore.
Questi metalli, una volta considerati di nicchia, sono ora al centro di una crescente domanda a livello globale, soprattutto grazie alle loro proprietà uniche che li rendono indispensabili per le tecnologie di punta. Tuttavia, la loro produzione è altamente concentrata in poche aree del mondo, con la Cina che domina il mercato.
La Cina ha il monopolio: l’Occidente insegue
Negli ultimi decenni, la Cina ha consolidato il suo controllo sulla produzione di gallio e germanio, riuscendo a garantire una quasi totale supremazia in questo settore. Secondo l’US Geological Survey, la Cina produce il 98% del gallio a bassa purezza nel mondo, una posizione dominante che le consente di influenzare pesantemente il mercato globale.
La svolta decisiva si è verificata alla fine degli anni 2000, quando i produttori al di fuori dell’Asia hanno abbandonato la produzione di gallio a causa della concorrenza cinese, che vendeva il metallo a prezzi appena superiori ai costi di produzione. Questo ha reso la produzione in Occidente non competitiva e ha portato molte aziende a chiudere i battenti.
L’anno scorso, la situazione si è ulteriormente complicata quando Pechino ha imposto restrizioni alle esportazioni di gallio, causando un raddoppio dei prezzi in Europa e limitando l’accesso a questo metallo cruciale. Gli acquirenti occidentali, colti di sorpresa, si sono trovati ad affrontare una crisi di approvvigionamento che potrebbe avere conseguenze di lungo termine sull’industria tecnologica.
Come procede la produzione in Occidente
In risposta alla crescente dipendenza dalla Cina, alcuni Paesi occidentali stanno valutando la possibilità di rilanciare la produzione interna di gallio e germanio. Negli Stati Uniti, per esempio, la Atalco - una raffineria di allumina in Louisiana - potrebbe riprendere la produzione di gallio, stimolata dalla crescente domanda e dai potenziali incentivi governativi.
Un altro progetto interessante è quello di Nyrstar, controllata dal gruppo Trafigura, che sta considerando l’apertura di una struttura dedicata alla produzione di gallio presso il suo impianto di fusione nel Tennessee. Se realizzato, questo impianto potrebbe soddisfare fino all’80% della domanda annuale di gallio e germanio negli Stati Uniti, riducendo significativamente la dipendenza americana dalle importazioni cinesi.
La riattivazione della produzione in Occidente non è priva di sfide. La competizione con la Cina, che può continuare a offrire prezzi più bassi e le complesse questioni ambientali legate all’estrazione e al riciclo di questi metalli, rendono difficile un rilancio su larga scala. Gli incentivi governativi, come quelli previsti dal Defense Production Act negli Stati Uniti, potrebbero essere cruciali per rendere queste operazioni sostenibili e competitive. E in Europa? Si prosegue lo studio per l’estrazione.
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