Il prezzo del gas in Europa è destinato a scendere o a salire in inverno? In un contesto economico, geopolitico e meteorologico incerto ci sono almeno 3 temi da monitorare.
L’Europa può davvero dirsi al sicuro da una nuova crisi energetica? Lo scenario geopolitico ed economico continua a presentare incertezze e per questo ci sono almeno 3 motivi per temere ancora oscillazioni del prezzo del gas.
Lo scorso inverno, gli europei hanno subito un rincaro dei prezzi energetici quasi insostenibile, mentre il continente si liberava rapidamente dal gas russo. Quest’anno l’Ue sembra essere preparata al peggio, con le scorte quasi piene. Tuttavia, una seconda guerra minaccia di turbare i suoi mercati energetici.
Il conflitto tra Israele e Hamas rischia di interrompere le relazioni dell’Europa con il Medio Oriente, o addirittura di trascinare l’Iran in uno scontro diretto con Israele e i suoi partner occidentali. Anche se per adesso i mercati sono relativamente calmi, entrambi questi scenari potrebbero causare il caos.
Da evidenziare che i prezzi del gas naturale sono aumentati del 15% in ottobre. A un certo punto, hanno registrato un rally del 40% fino a toccare il massimo di otto mesi e, visto che l’economia in rallentamento fa da sfondo alla drammaticità di due guerre in corso, è imperativo chiedersi quale sarà la direzione in cui si muoveranno i mercati del gas, soprattutto in Europa.
I motivi per temere nuove scosse nelle forniture e nei prezzi energetici sono almeno 3.
1. Guerra
I mercati del gas hanno subito un impatto immediato dalla guerra. Israele, infatti, ha chiuso i rubinetti del suo giacimento di gas offshore Tamar nelle ore successive all’attacco a sorpresa di Hamas.
Sebbene Israele produca solo quantità relativamente piccole di gas naturale – circa 21 miliardi di metri cubi l’anno scorso, rispetto ai 618 miliardi della Russia – è un esportatore chiave verso il vicino Egitto e i tempi di inattività hanno peggiorato le regolari interruzioni di corrente in quel Paese. Da allora il flusso è ripreso, anche se in quantità minori. Il Paese egiziano trasporta quel gas israeliano in Europa e per questo la zona è attentamente monitorata in termini di sicurezza energetica.
In questo grafico gli analisti di Politico.eu hanno messo in evidenza quanto volatilità ci sia stata finora nei prezzi del gas in Europa, un segnale che è negativo e dimostra la vulnerabilità del settore europeo:
Qualsiasi escalation con l’Iran, poi, potrebbe avere ripercussioni sui mercati del gas e del petrolio, dato che un terzo del Gnl mondiale e un sesto del suo petrolio vengono spediti attraverso lo Stretto di Hormuz. “Se le cose restano come sono non ci sono problemi, ma se c’è una guerra in cui è coinvolto l’Iran e loro [bloccano il commercio attraverso] lo stretto di Hormuz allora i prezzi aumenteranno sicuramente”, ha detto un diplomatico dell’Ue con conoscenza dei colloqui sulla strategia energetica interna.
Secondo il commissario europeo per l’Energia Kadri Simson, dopo lo scoppio della crisi di Gaza, l’Europa si trova di fronte a due conflitti proprio vicino ai suoi confini. “Il Mediterraneo orientale è un teatro importante per la sicurezza energetica europea e la transizione energetica dell’Europa è ancora intrappolata nelle incertezze geopolitiche”, ha affermato, attribuendo la mancanza attuale di preoccupazione nei mercati alla preparazione e gestione della crisi che l’Ue ha messo in atto per rispondere al ricatto energetico della Russia.
2. Crisi economica e domanda
Un motivo per cui i prezzi del gas potrebbero non rimanere a lungo in territorio rialzista è dovuto al rallentamento dell’economia globale, in particolare in Eurozona.
Il recente PMI manifatturiero dell’Eurozona stilato dall’HCOB si è attestato a 43 (il minimo di tre mesi). L’indice flash Composite Purchasing Managers’ Index (PMI) dell’S&P Global HCOB dell’Eurozona, stilato da S&P Global e riconosciuto come un indicatore affidabile del benessere economico, è sceso a 46,5 in ottobre, in calo rispetto a 47,2 di settembre, segnando il punto più basso da novembre 2020.
In Germania, la più grande economia d’Europa, l’attività commerciale si è contratta per il quarto mese consecutivo, con sia il settore manifatturiero che quello dei servizi che hanno mostrato un calo secondo gli ultimi dati.
Anche la Francia, la seconda economia dell’Eurozona, ha riportato una contrazione dell’attività economica nel mese di ottobre, anche se con un miglioramento marginale rispetto al minimo di quasi tre anni di settembre.
Dall’altra parte della Manica, il Regno Unito, non più membro dell’Ue, ha registrato un indebolimento dell’attività commerciale questo mese, sollevando allarmi su una potenziale recessione in vista dell’imminente decisione sul tasso di interesse della Banca d’Inghilterra.
Questo clima da recessione è stato confermato anche dal fatto che le importazioni europee di gas naturale liquefatto (GNL) hanno registrato una diminuzione significativa, soprattutto legata al calo della domanda di gas in vari settori in Germania. Nella prima metà dell’anno, i consumi di gas industriale sono diminuiti di 54 TWh, senza alcuna indicazione di ripresa.
Una debole domanda può mantenere bassi i prezzi del gas, anche se è indicativa di una crisi economica per il blocco europeo.
3. Clima
Le scorte di gas europeo sono piene al 96% e questa è una buona notizia.
Un clima invernale anomalo in Europa, però, può cambiare la traiettoria dei prezzi. Nel breve termine, si prevede che l’Europa godrà di temperature “più calde della media” verso novembre. A causa degli effetti di El Niño che si protrarranno fino a febbraio 2024, potrebbero esserci importanti cambiamenti meteorologici.
Inoltre, esiste la possibilità che il 2024 sia l’anno più caldo mai registrato. Tuttavia, è difficile valutare esattamente l’impatto di El Niño sul clima europeo, tranne che per una cosa: si può passare da un estremo all’altro, con evidenti conseguenze su domanda e quindi prezzi del gas.
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