Sta per concludersi la settimana, con il prezzo del petrolio aumentato dell’8% a causa della tensione altissima tra Israele e Iran. Cosa aspettarsi sul greggio?
Il balzo del prezzo del petrolio che tutti aspettavano con l’escalation in Medio Oriente è arrivato.
Nella settimana tra le più tese nella regione, con il lancio di missili iraniani su Israele, il greggio è stato il protagonista indiscusso dei mercati.
Le quotazioni restano poco mosse nella mattina di venerdì, ma sono sulla buona strada per forti guadagni settimanali. Il greggio Brent scende lievemente sui 77 dollari al barile e il WTI oscilla sui 73 dollari al barile, con un piccolo calo.
Entrambi i benchmark si avviavano a registrare guadagni settimanali pari a circa l’8%, con gli investitori che valutano la prospettiva di un più ampio conflitto in grado di interrompere i flussi di greggio. Il rischio ora è che Israele decida di punire l’Iran e colpire alcune delle sue infrastrutture petrolifere. In questo caso, il rally del petrolio sarebbe rilevante.
Guerra Israele-Iran spinge il petrolio a +8% in una settimana. Cosa può accadere?
Il petrolio ha perso slancio prima della sessione europea, dopo il più grande balzo giornaliero in quasi un anno, poiché i timori che Israele possa decidere di colpire gli impianti di greggio iraniani come rappresaglia per un bombardamento missilistico hanno tenuto il mercato con il fiato sospeso.
Il presidente Usa Joe Biden ha detto di non credere che ci sarà una “guerra totale” in Medio Oriente. Tuttavia, in precedenza aveva indicato che gli Stati Uniti stavano discutendo di attacchi alle strutture petrolifere dell’Iran.
“I rischi legati all’offerta tornano al centro dell’attenzione con l’aumento della tensione in Medio Oriente, ma prevediamo che l’impatto sarà limitato”, hanno affermato gli analisti di ANZ in una nota.
Un attacco diretto agli impianti petroliferi iraniani sembra la risposta meno probabile tra le opzioni di Israele, hanno aggiunto.
Una mossa del genere sconvolgerebbe i suoi partner internazionali, mentre un’interruzione delle entrate petrolifere dell’Iran probabilmente scatenerebbe una risposta ancora più feroce, secondo gli esperti.
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Quanto petrolio ha l’Iran?
Il timore di un’escalation è però altissimo. Il Medio Oriente rappresenta circa un terzo della fornitura mondiale di greggio. L’Iran ha pompato circa 3,3 milioni di barili di greggio al giorno negli ultimi mesi, diventando il terzo produttore più grande nell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio.
Teheran potrebbe alzare la posta in gioco prendendo di mira le infrastrutture energetiche negli stati confinanti o le rotte di fornitura, tra cui lo stretto di Hormuz.
Clearview Energy Partners ha affermato che un’interruzione dei flussi attraverso lo stretto canale alla foce del Golfo Persico potrebbe far salire il prezzo del greggio di 13-28 dollari al barile.
Daan Struyven, co-responsabile della ricerca sulle materie prime globali di Goldman Sachs ha stimato che “se si verificasse un calo sostenuto di 1 milione di barili al giorno nella produzione iraniana, si assisterebbe a un picco di aumento dei prezzi del petrolio l’anno prossimo, di circa 20 dollari al barile”.
Un forte rialzo dei prezzi del petrolio, se prolungato, potrebbe contribuire a una ripresa dell’inflazione, proprio mentre molte banche centrali, tra cui la Federal Reserve, hanno iniziato ad allentare i tassi di interesse dopo che il ritmo degli aumenti dei prezzi si è rallentato.
Il mercato del greggio resta quindi sotto stretta osservazione mentre le tensioni tra Israele e Iran rischiano di precipitare.
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