Tanti fattori stanno influenzando il prezzo del petrolio, portando incertezza sulle quotazioni di greggio nel breve periodo. Cosa aspettarsi e perché la Cina è osservata speciale?
Il prezzo del petrolio oscilla tra guadagni e perdite in questo ultimo giorno di settimana e i fattori da monitorare per capire dove possono arrivare le quotazioni sono diversi.
Il rafforzamento del dollaro, i segnali economici contrastanti e la preoccupazione per l’economia cinese stanno pesando sul sentiment degli investitori e costruendo un contesto incerto e complesso, anche per il settore energetico.
Il greggio è ancora in rialzo quest’anno, aiutato dalla limitazione dell’offerta OPEC+, da un recente calo delle scorte USA e dalle aspettative di tassi di interesse più bassi da parte della Federal Reserve. Tuttavia, nel breve termine le incognite possono scuotere le quotazioni.
Al momento in cui si scrive, il Brent si mantiene di poco sopra gli 85 dollari al barile, con un lieve amento. I futures sul WTI, invece, sono in calo a circa 81 dollari al barile.
Prezzo petrolio, tutti i fattori da monitorare. Cosa aspettarsi?
Venerdì i prezzi del petrolio sono prima scesi nelle contrattazioni in Asia e si apprestavano a registrare il secondo calo settimanale consecutivo, poiché le preoccupazioni sulla domanda hanno più che compensato il calo delle scorte di greggio statunitensi e le crescenti probabilità di un taglio dei tassi di interesse a settembre da parte della Fed.
Nel corso delle contrattazioni europee il Brent sta risalendo, mettendo comunque in evidenza un andamento incerto per le quotazioni del greggio. Gli analisti stanno monitorando diversi fattori chiave per il settore.
Innanzitutto, l’indice del dollaro Usa è salito per la seconda sessione consecutiva dopo i dati più forti del previsto sul mercato del lavoro e sulla produzione manifatturiera degli Stati Uniti all’inizio della settimana. Un biglietto verde più forte smorza la domanda di petrolio denominato in dollari da parte degli acquirenti che detengono altre valute.
Anche la mancanza di misure di stimolo concrete da parte della Cina, il principale importatore di petrolio, ha pesato sulle materie prime in generale, hanno affermato gli analisti di ANZ in una nota.
Secondo i dati ufficiali, l’economia cinese è cresciuta a un ritmo inferiore alle attese, pari al 4,7%, nel secondo trimestre, suscitando preoccupazioni sulla domanda di petrolio del Paese.
Anche lo stratega di ING Warren Patterson ha messo l’accento sul dragone: “Le crescenti preoccupazioni sulla domanda cinese stanno limitando il mercato, in seguito a una serie di dati all’inizio di questa settimana che suggeriscono un quadro di domanda più debole.”
Il plenum del partito leader cinese non è riuscito a convincere i mercati che le autorità adotteranno importanti misure di stimolo per rilanciare l’economia.
Diversi osservatori hanno evidenziato che la riunione del Comitato centrale del Partito comunista di questa settimana non sembra aver affrontato questioni economiche urgenti e il suo comunicato stampa finale è apparso vago e pieno di cliché.
I prezzi del petrolio hanno invece trovato un certo sostegno nelle due sessioni precedenti, limitando quindi le perdite, dal calo settimanale delle scorte Usa maggiore del previsto. Inoltre, le parole del presidente della Fed Jerome Powell, secondo cui i recenti dati sull’inflazione aumentano in qualche modo la fiducia che i decisori politici abbiano fatto buoni progressi nel frenare i prezzi, hanno aiutato il greggio a non scendere troppo. Le osservazioni hanno dato speranza al mercato che un taglio a settembre sia imminente, stimolando la domanda.
Infine, attenzione al Canada: il peggioramento degli incendi boschivi minaccia la produzione nel Paese.
Un mix di driver può quindi impattare sul prezzo del greggio nel breve periodo, senza offrire certezze di un rialzo o un calo delle quotazioni.
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