Il prezzo del petrolio scende in attesa del taglio dei tassi Fed, mentre si osservano la crescita cinese e le tensioni in Medio Oriente. Cosa aspettarsi per il mercato del greggio? C’è pessimismo.
Il prezzo del petrolio scende dopo un guadagno di due giorni, mentre i trader valutano le indicazioni di maggiori scorte di greggio negli Stati Uniti, le tensioni in Medio Oriente e il probabile andamento dei tassi della Federal Reserve.
Poco dopo le ore 9.00 di mercoledì 18 settembre, le quotazioni Brent e WTI viaggiano in rosso, con la prima sui 73 dollari al barile (-0,53%) e la seconda sui 69 dollari al barile (-0,50%).
Il greggio rimane notevolmente in ribasso da inizio anno, con le fosche prospettive di domanda della Cina e i piani dell’OPEC+ di finire la politica dei tagli che pesano sui prezzi. Ciò è in parte compensato dalle prospettive per la politica monetaria degli Stati Uniti, con gli investitori che si aspettano che la Fed inizi ad abbassare i tassi più tardi mercoledì, anche se non c’è consenso sulla dimensione del taglio.
Se da una parte la banca centrale Usa può stimolare la domanda con una politica monetaria allentata e indebolire il dollaro (stimolando gli acquisti di petrolio denominato nell valuta), le preoccupazioni generali su una crescita globale debole restano in primo piano e mantengono i prezzi del petrolio sotto pressione.
In questo contesto, i gestori di fondi speculativi e patrimoniali sono pessimisti sul mercato del greggio. Cosa aspettarsi?
Perché il prezzo del petrolio è sotto pressione?
Il prezzo del petrolio continua a oscillare tra pressioni al rialzo e al ribasso, in un contesto macroeconomico ricco di insidie e incertezze.
Il greggio è spinto al ribasso innanzitutto da un rapporto dell’American Petroleum Institute che ha mostrato scorte di greggio in aumento di quasi 2 milioni di barili la scorsa settimana, con le riserve di benzina e distillati in espansione, secondo persone a conoscenza dei dati.
Poi c’è il fattore Cina. I recenti dati economici del dragone più deboli del previsto hanno smorzato il sentiment del mercato, con le prospettive di crescita bassa per lungo tempo nella seconda economia più grande del mondo che rafforzano i dubbi sulla domanda di petrolio.
Riflettendo la debolezza dei consumi, alcune raffinerie in Europa hanno ridotto i tassi di lavorazione mentre i profitti stavano scendendo. In Cina, la nazione più grande importatrice di petrolio al mondo, i margini bassi hanno portato al fallimento di due piccoli impianti.
“I dati macroeconomici deboli stanno aggravando le preoccupazioni sulla domanda di petrolio. I gestori finanziari sono diventati nettamente negativi per la prima volta dal 2011. Anche la fine del picco della domanda estiva sta pesando sul sentiment del mercato”, hanno affermato gli analisti di ANZ in una nota
In Medio Oriente, intanto, Hezbollah ha accusato Israele di aver orchestrato un attacco con cercapersone in Libano che ha causato la morte di diverse persone e il ferimento di migliaia di persone. L’incidente ha sollevato timori di una guerra totale nella regione, facendo salire i prezzi martedì.
Infine, tra i fattori monitorati per i prezzi del petrolio ci sono le aspettative di un taglio dei tassi della Fed - che sarà annunciato oggi alle ore 20.00 italiane - potrebbero rivitalizzare la domanda nella nazione che consuma più petrolio.
Pessimismo sul mercato del greggio: cosa aspettarsi?
Gli hedge fund e altri gestori patrimoniali non sono mai stati così pessimisti sulle prospettive dei prezzi del petrolio, poiché si moltiplicano i segnali che le principali economie industriali stanno perdendo slancio, secondo l’analista energetico John Kemp.
Gli investitori hanno anche concluso che l’Arabia Saudita e i suoi alleati OPEC+ hanno esaurito le opzioni e si asterranno dal limitare ulteriormente la propria produzione per compensare il rallentamento della crescita dei consumi e il calo dei prezzi.
Gli hedge fund e altri gestori finanziari hanno venduto l’equivalente di 128 milioni di barili nei sei contratti futures e opzioni più importanti nei sette giorni conclusi il 10 settembre. I gestori dei fondi hanno venduto petrolio in otto delle ultime dieci settimane, riducendo la loro posizione combinata di un totale di 558 milioni di barili dall’inizio di luglio.
Le posizioni ribassiste sul petrolio sono diventate frequenti e l’accumulo di posizioni corte sta creando le condizioni per un brusco balzo dei prezzi se e quando il flusso di notizie diventerà meno negativo, secondo l’analisi di alcuni esperti.
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