Prezzo del petrolio in calo dopo il raggiungimento dell’accordo OPEC sui prossimi aumenti della produzione. Le quotazioni perdono terreno: quali insidie per il greggio?
Prezzo del petrolio in netta diminuzione: l’accordo OPEC+ - atteso e appeso a un filo finora - è arrivato, promettendo l’aumento di produzione nel 2022.
Un’aspra disputa interna aveva scosso l’alleanza dei produttori del greggio, con il fronte caldo di Emirati Arabi Uniti contro Arabia Saudita.
La mancata intesa di inizio luglio aveva spinto l’oro nero in una spirale di volatilità preoccupante per gli investitori. Ora c’è l’impegno condiviso di restituire milioni di barili di greggio al mercato energetico. Con l’insidia, però, della domanda fragile, attaccata dal ritorno del Covid.
Cosa è stato deciso dall’OPEC+ e cosa aspettarsi sul prezzo del petrolio?
Prezzo petrolio in calo: cosa prevede l’accordo OPEC+?
Le quotazioni di greggio Brent e WTI perdono terreno stamane: la prima scambia a 73,05 con un ribasso dello 0,75% e la seconda è in diminuzione dello 0,89% a 70,92 alle ore 8.05 circa.
Il petrolio sta perdendo terreno da quando, nella giornata di domenica 18 luglio, è stato ufficializzato l’accordo in sede OPEC+.
L’intesa finalmente raggiunta prevede di eliminare gradualmente 5,8 milioni di barili al giorno di tagli alla produzione di petrolio entro settembre 2022. Gli aumenti coordinati dell’offerta di petrolio da parte del gruppo inizieranno ad agosto.
La produzione complessiva sarà incrementata di 400.000 barili al giorno su base mensile da quel momento in poi.
L’Agenzia Internazionale dell’Energia ha stimato un deficit di 1,5 milioni di barili al giorno per la seconda metà di quest’anno, indicando un mercato teso nonostante il graduale aumento dell’offerta dell’OPEC.
L’accordo fornisce anche all’Arabia Saudita, agli Emirati Arabi Uniti, all’Iraq, al Kuwait e alla Russia linee di base (il volume massimo di produzione riconosciuto dall’OPEC) più elevate rispetto alle quali vengono misurati i tagli da maggio 2022.
Nello specifico, la linea di base degli Emirati Arabi Uniti per la produzione di petrolio passerà da 3,16 milioni di barili al giorno a 3,5 milioni di barili al giorno, anche se al di sotto dei 3,8 milioni richiesti inizialmente. Quella dell’Arabia Saudita sarà aumentata da 11 milioni a 11,5 milioni di barili al giorno.
Prospettive e insidie per il greggio
La 19a riunione OPEC+ ha osservato che la domanda mondiale di petrolio ha mostrato “chiari segnali di miglioramento e le scorte dell’OCSE in calo, poiché la ripresa economica è proseguita nella maggior parte del mondo”, grazie all’accelerazione dei programmi di vaccinazione.
Il riferimento internazionale del greggio Brent è aumentato del 43% da inizio anno e di oltre il 60% rispetto a questo periodo del 2020, con molti esperti che si aspettano di vedere il petrolio scambiato a $ 80 al barile nella seconda metà del 2021.
Il contesto, comunque, rimane incerto. La diffusione della variante Delta sta suscitando nuove preoccupazione per il potenziale impatto dei focolai sulla domanda di oro nero.
Tuttavia, con l’esaurimento delle scorte, gli osservatori del mercato, inclusa l’Agenzia internazionale per l’energia, hanno affermato che erano necessari ulteriori barili per colmare un deficit previsto.
La flessibilità sarà d’obbligo. L’alleanza continuerà a tenere colloqui ogni mese a partire da settembre, inclusa una revisione del mercato a dicembre per modificare il programma concordato, se necessario, verrà modificato.
C’è molta attenzione anche verso il fronte iraniano. Nei prossimi giorni ci sarà la prima esportazione di greggio della Repubblica Islamica al di fuori del Golfo Persico e oltre lo Stretto di Hormuz. Teheran prevede di spedire un carico di greggio da Jask nel Golfo di Oman, secondo Vahid Maleki, direttore del Jask Oil Terminal.
Il prezzo del petrolio, quindi, resta sotto i riflettori dopo l’accordo OPEC+.
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