Il prezzo del petrolio apre la settimana in rialzo, con i riflettori accesi su un Medio Oriente esplosivo: cosa aspettarsi sul greggio e quali fattori monitorare?
Il prezzo del petrolio aumenta mentre si alza pericolosamente la tensione in Medio Oriente.
Il Brent scambia oltre i $74 al barile dopo essere salito del 4% la scorsa settimana, mentre il West Texas Intermediate si aggira sui $71 al barile. Entrambi i contratti sono aumentati nella sessione precedente grazie al supporto del taglio dei tassi di interesse Usa e a un calo dell’offerta statunitense in seguito all’uragano Francine.
Oggi i riflettori si sono accesi - di nuovo - sul Medio Oriente, con Hezbollah che ha lanciato circa 115 razzi, missili e droni verso il nord di Israele domenica, portando a contrattacchi contro il gruppo sostenuto dall’Iran in Libano. La tensione è altissima e un peggioramento della situazione sul campo potrebbe impattare sul prezzo del greggio (con ritorsioni sulle forniture iraniane).
In sintesi, i segnali che la Cina intensificherà il sostegno alla sua economia e i timori che il conflitto tra Israele e Hezbollah possa trasformarsi in una guerra regionale stanno agendo da catalizzatori per il prezzo del petrolio. Ma i fattori da monitorare sono diversi.
Perché il prezzo del petrolio torna a salire? Non solo Medio Oriente, cosa osservare
Il prezzo del petrolio apre la settimana in aumento. Il potenziale intensificarsi del conflitto in Medio Oriente è un campanello di allarme per l’offerta regionale di greggio, mentre le aspettative che il taglio dei tassi di interesse statunitensi della scorsa settimana sosterrà la domanda spingono le quotazioni.
“Le tensioni geopolitiche in Medio Oriente si sono intensificate tra Israele e Hezbollah, il che potrebbe sostenere i prezzi del petrolio di fronte ai rischi di un conflitto regionale più ampio”, ha affermato Yeap Jun Rong, stratega di mercato presso IG. “Tuttavia, gli aumenti dei prezzi sono stati un po’ più contenuti, il che potrebbe riflettere alcune riserve sull’impatto effettivo sulle forniture di petrolio, dato che il conflitto in Medio Oriente si trascina ormai da un po’ di tempo, con poche interruzioni finora”, ha aggiunto.
Hezbollah, un gruppo sostenuto dall’Iran con sede in Libano e Israele si sono scambiati pesanti colpi di arma da fuoco domenica, mentre il gruppo ha lanciato razzi nel territorio settentrionale di Israele dopo aver subito alcuni dei bombardamenti più intensi in quasi un anno di conflitto.
La guerra si è intensificata bruscamente la scorsa settimana, dopo che migliaia di cercapersone e walkie-talkie utilizzati dai membri di Hezbollah sono esplosi. L’attacco è stato attribuito a Israele, che non ha confermato o negato la responsabilità.
Un simile contesto ha impattato sul prezzo del petrolio. Tuttavia, il greggio è influenzato attualmente da una serie di fattori.
Il Brent è salito di circa il 9% dopo essere sceso al minimo dal 2021 all’inizio di questo mese, con ottimismo sui tagli dei tassi negli Stati Uniti, nonché timori che le ostilità in Medio Oriente avrebbero trascinato in guerra il produttore dell’OPEC, l’Iran, sostenendo i prezzi.
Tuttavia, le preoccupazioni per un peggioramento delle prospettive della domanda di carburante hanno tenuto sotto controllo i guadagni.
“Il greggio potrebbe entrare in un modello di attesa per un po’, consolidando i guadagni della scorsa settimana”, ha affermato Vandana Hari, fondatrice di Vanda Insights a Singapore. “L’entusiasmo del mercato per il taglio da 50 pb della Fed mantiene alto il sentiment. Ma a un certo punto, potremmo vedere il greggio sotto una rinnovata pressione al ribasso mentre il bagliore della Fed svanisce e l’attenzione del mercato petrolifero torna a concentrarsi sul quadro della domanda in calo”, ha aggiunto.
Le prospettive economiche più deboli dei principali consumatori, Cina e Stati Uniti, stanno frenando guadagni solidi del prezzo del petrolio. Un peggioramento della guerra in Medio Oriente, che pare ormai dietro l’angolo, potrebbe quindi dare una spinta alle quotazioni del greggio, ma con effetti incerti sull lungo periodo. Secondo gli analisti, infatti, è ancora la fragilità della domanda a guidare Brent e WTI.
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