Il prezzo del petrolio suona l’allarme su una possibile guerra tra Iran e Israele e sale oltre i 90 dollari al barile. Cosa sta per accadere in Medio Oriente e perché preoccuparsi?
Il prezzo del petrolio in aumento è un chiaro segnale che i rapporti Iran-Israele si stanno deteriorando e potrebbero sfociare in una guerra parallela - e assai pericolosa - al conflitto già in corso a Gaza.
Il Brent è salito sopra i 90 dollari al barile dopo aver chiuso giovedì in ribasso dello 0,8%. Il West Texas Intermediate viaggia verso gli 86 dollari. I guadagni hanno cancellato le perdite della sessione precedente, dominata dalle preoccupazioni per la persistente inflazione statunitense che ha smorzato le speranze di un taglio dei tassi di interesse già a giugno.
I riflettori si sono quindi spostati sul complicato e allarmante contesto del Medio Oriente. Gli Stati Uniti ritengono che una mossa contro Israele sia imminente in risposta all’attacco al complesso diplomatico iraniano in Siria la scorsa settimana. Il Wall Street Journal ha riferito che Israele si sta preparando per un assalto nei prossimi due giorni. In un clima di guerra surriscaldato, il prezzo del petrolio ha quindi registrato un balzo.
Prezzo petrolio aumenta, la guerra Iran-Israele sta per scoppiare?
Sale la tensione tra Iran e Israele e il prezzo del petrolio cavalca l’onda di una eventuale guerra con un aumento.
Sul piano tecnico, le crescenti minacce geopolitiche, compresi gli attacchi russi alle infrastrutture energetiche ucraine, hanno stimolato un’attività rialzista nel mercato delle opzioni petrolifere. Negli ultimi giorni si è registrato un aumento degli acquisti di opzioni call, che traggono profitto quando i prezzi salgono, mentre la volatilità implicita aumenta. Le opzioni call sul Brent vengono ancora scambiate con un premio rispetto alle opzioni put opposte.
Per quanto riguarda i fattori trainanti il greggio, l’attenzione è tutta rivolta al Medio Oriente. Gli Stati Uniti si aspettano un attacco dell’Iran contro Israele, che però non sarebbe abbastanza grande da trascinare Washington in guerra, secondo un funzionario americano. Fonti iraniane affermano che Teheran vorrebbe comunque evitare una grave escalation.
Tuttavia, Israele si sta preparando anche a scenari in altre aree oltre Gaza, ha detto giovedì il primo ministro Benjamin Netanyahu. E questo ha riportato in primo piano la possibilità di un attacco lampo su obiettivi iraniani.
Il quadro è complicato. Il leader supremo, l’Ayatollah Ali Khamenei, ha ripetutamente affermato che Israele sarà “punito” per l’assalto che ha distrutto l’edificio del consolato e ucciso almeno 13 persone.
La storia recente suggerisce che qualsiasi attacco sarà comunque valutato con attenzione e misurato. Quando gli Stati Uniti uccisero il generale Qassem Soleimani nel 2020, ad esempio, l’Iran optò per attacchi non letali contro basi militari.
Da evidenziare che Israele non ha rivendicato la responsabilità dell’attacco a Damasco, in linea con la sua consueta risposta alle accuse di aver preso di mira l’Iran, anche se ha cercato per anni di tagliare le forniture di armi ai gruppi militanti islamici attraverso la Siria.
La sua campagna militare a Gaza contro Hamas – un gruppo sostenuto dall’Iran e classificato come organizzazione terroristica dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea – è entrata nel settimo mese ed è stata accompagnata da una maggiore tensione con Hezbollah e gli Houthi, altre milizie alleate con l’Iran.
Tra guerra e Opec, cosa accadrà al prezzo del greggio?
“I rischi geopolitici rimangono elevati”, ha affermato ANZ Research in una nota, aggiungendo che i prezzi del petrolio sono aumentati di quasi il 19%, sostenuti anche dal miglioramento delle condizioni economiche e dai tagli all’offerta da parte dell’OPEC+.
Gli analisti di ING hanno affermato di aspettarsi un rallentamento del rally del petrolio se non ci sarà un’ulteriore escalation in Medio Oriente o interruzioni dell’offerta.
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Secondo gli strateghi Warren Patterson e Ewa Manthey, comunque, il cartello sarà fondamentale per le prospettive della seconda metà dell’anno. Ulteriori tagli volontari scadranno verso la fine di giugno. Di conseguenza, il mercato dovrebbe registrare un leggero surplus nella seconda metà del 2024. Tuttavia, il principale rischio al rialzo è se l’OPEC+ decidesse un ulteriore rollover, che restringerebbe ulteriormente il mercato. Se ciò dovesse accadere, le previsioni sul prezzo del petrolio saranno riviste al rialzo.
Le previsioni AIE sulla domanda di petrolio
Un fattore di traino al ribasso per i prezzi del petrolio potrebbe essere la domanda ancora debole. Venerdì 12 aprile l’Agenzia internazionale per l’energia ha rivisto al ribasso le sue previsioni per la crescita della domanda di petrolio nel 2024, citando i consumi dell’area OCSE “eccezionalmente deboli”, un rimbalzo post-Covid-19 in gran parte completo e una flotta di veicoli elettrici in espansione.
Nel suo ultimo rapporto mensile sul mercato petrolifero, l’AIE ha dichiarato di aver rivisto al ribasso le previsioni di crescita della domanda di petrolio per il 2024 di circa 100.000 barili al giorno (bpd) a 1,2 milioni di bpd.
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