Il prezzo del petrolio è in calo, in attesa delle potenziali conseguenze dell’uragano Usa. Il greggio può ancora salire se i siti di produzione vengono distrutti. Cosa aspettarsi?
Il prezzo del petrolio è in calo, con il WTI in perdita di oltre l’1%.
Dopo essere aumentati per quattro settimane, i futures sul greggio perdono terreno. La prospettiva di un accordo per il cessate il fuoco a Gaza ha allentato le tensioni in Medio Oriente, mentre le incertezze sulla domanda globale - specialmente in Cina - hanno mitigato il rialzo delle quotazioni.
Intanto, gli investitori valutano la potenziale interruzione delle forniture energetiche statunitensi a causa dell’impatto dell’uragano Beryl. Quanto può essere distruttivo sui siti di produzione di greggio e quale impatto sul prezzo?
Petrolio, prezzo in calo. Ma l’uragano Usa può cambiare tutto
Alle ore 12.30 circa, i futures sul Brent scambiano a poco più di 85 dollari al barile, con un calo dello 0,77%. La quotazione WTI perde circa l’1% a 82 dollari al barile.
I negoziati in corso per un piano di cessate il fuoco degli Stati Uniti, volto a porre fine alla guerra di nove mesi a Gaza e con la mediazione di Qatar ed Egitto, hanno smorzato i timori di un’offerta di greggio limitata a causa dei rischi geopolitici.
Anche la vittoria in Iran del presidente moderato Masoud Pezeshkian potrebbe avere un ruolo favorevole sui prezzi del petrolio. Un tono più conciliante in politica estera, infatti, allontanerebbe la minaccia di sanzioni più severe sul petrolio della Repubblica islamica.
Da considerare, infine, che il rally del petrolio ha incontrato una certa resistenza con i segnali di debolezza economica in Cina.
Tuttavia, una spinta nel breve periodo al greggio potrebbe arrivare dalle conseguenze dell’uragano Beryl, che dovrebbe toccare terra sulla costa del Texas nelle prossime ore.
I porti di Corpus Christi, Houston, Galveston, Freeport e Texas City sono rimasti chiusi domenica. La situazione potrebbe comportare un’interruzione temporanea delle esportazioni di greggio e di gas naturale liquefatto, delle spedizioni di petrolio alle raffinerie e delle consegne di carburante da tali impianti.
Shell e Chevron sono state tra gli operatori petroliferi del Golfo che hanno iniziato a evacuare il personale dalle piattaforme offshore prima dell’arrivo di Beryl, dopo che la tempesta ha causato il caos nei Caraibi.
All’inizio di quest’anno, l’Energy Information Administration ha previsto fino a 25 tempeste, osservando che “il potenziale per una stagione degli uragani più forte suggerisce un rischio maggiore di interruzioni della produzione nell’industria petrolifera e del gas naturale degli Stati Uniti.”
Di conseguenza, il prezzo del petrolio potrebbe subire un nuovo rialzo, alimentato anche da potenziali segnali di scorte in diminuzione negli Usa.
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