Il prezzo del petrolio può salire dopo la mossa di Trump sul greggio venezuelano: cosa aspettarsi e i fattori da considerare. L’oro nero è in rialzo, cosa accadrà?
Prezzo petrolio in aumento? Le quotazioni salgono leggermente, ma le prospettive potrebbero cambiare e annunciare mutamenti nei prezzi più repentini e netti.
La nuova spinta per il greggio è arrivata dalle preoccupazioni per una riduzione dell’offerta globale in seguito all’annuncio di Trump di imporre dazi sulle nazioni che acquistano greggio venezuelano, insieme a un calo maggiore del previsto delle scorte di greggio statunitensi.
I futures sul Brent viaggiano oltre i 72 dollari al barile e i contratti WTI sfiorano i 70 dollari al barile nella tarda mattinata di mercoledì 26 marzo. Entramble quotazioni hanno raggiunto il livello più alto delle tre settimane nella sessione precedente.
Il fattore scatenante il rialzo, per ora comunque contenuto, è stato l’ordine esecutivo firmato dal presidente USA per autorizzare la sua amministrazione a imporre tariffe generalizzate del 25%, ai sensi dell’International Emergency Economic Powers Act del 1977, sulle importazioni da qualsiasi paese che acquisti petrolio greggio e combustibili liquidi venezuelani.
Si tratta di una novità che può impattare sull’offerta di petrolio, in un contesto che finora è stato dominato più dai timori sulla domanda in calo piuttosto che su una scarsità di forniture. Cosa aspettarsi sul prezzo del greggio?
La mossa di Trump che può scuotere il prezzo del petrolio: aumento in vista?
La Cina, il maggiore acquirente di petrolio dal Venezuela, ha visto martedì gli scambi commerciali con Paese latinoamericano bloccarsi, dopo che lunedì il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha minacciato di imporre dazi del 25% sui beni di qualsiasi paese che acquisti petrolio venezuelano.
I commercianti e le raffinerie del dragone sono stati colti di sorpresa dall’ordine esecutivo e stanno aspettando di vedere se Pechino adotterà qualche indicazione in merito, hanno riferito alla Reuters fonti commerciali.
La Cina è il maggiore acquirente di petrolio venezuelano e si stima che importi tramite vari canali, spesso poco trasparenti, circa 500.000 barili al giorno (bpd) di petrolio greggio e carburante dal Venezuela. Una larga quota del carico viene rinominata come proveniente dalla Malesia dopo i trasbordi nelle acque asiatiche.
A causa dell’incertezza legata alle sanzioni e alla politica commerciale degli Stati Uniti, alcuni acquirenti cinesi stanno ora evitando di toccare il petrolio venezuelano.
“La cosa peggiore nel mercato del petrolio è l’incertezza. Per ora non oseremo toccare il petrolio”, ha detto a Reuters un dirigente senior di un normale commerciante cinese di petrolio venezuelano.
Intanto, Ashley Kelty, analista di Panmure Liberum, ha notato che: “i mercati fisici si stanno restringendo poiché i flussi vengono spostati a causa della serie di sanzioni statunitensi, con l’ultimo sviluppo di questa guerra commerciale in corso che vede il presidente Trump dichiarare un piano per colpire gli acquirenti di greggio venezuelano con tariffe del 25%; ciò avrà un impatto particolare sugli acquirenti in Cina, India ed Europa occidentale”.
La scorsa settimana, Washington ha inoltre imposto una nuova tornata di sanzioni sulle vendite di petrolio iraniano, prendendo di mira entità tra cui la Shouguang Luqing Petrochemical, una raffineria indipendente nella provincia orientale cinese di Shandong, e le navi che fornivano petrolio a tali impianti in Cina, anche questi i principali acquirenti di greggio iraniano.
“Crediamo che l’Arabia Saudita sfrutterà la pressione degli Stati Uniti sull’Iran affinché aumenti la sua produzione per compensare i flussi iraniani persi”, ha aggiunto Kelty di Panmure Liberum.
Il mercato è stato sostenuto anche dai dati dell’American Petroleum Institute, che hanno mostrato che le scorte di greggio statunitensi sono diminuite di 4,6 milioni di barili la scorsa settimana, un segnale di una solida domanda di carburante nella più grande economia del mondo.
Finora, le quotazioni di greggio si sono mantenute su livelli poco allarmanti, frenati soprattutto dall’incertezza che ruota intorno alla ripresa economica globale e degli USA. Tuttavia, se i segnali dovessero essere di un rilancio sostenuto dell’economia delle potenze, con maggiore domanda di greggio, i prezzi potrebbero iniziare a risentire della limitazione di forniture anche causate dai dazi.
La Cina, per esempio, eviterà di acquistare petrolio venezuelano, dirottando le importazioni su altre fonti? Questa dinamica potrebbe tradursi in una tensione nell’offerta. E, quindi, in un aumento dei prezzi.
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