Produciamo così tanti dati da non saperli neanche «chiamare». Si è riunita la Conferenza generale dei pesi e delle misure di Parigi per trovare nuovi termini.
I dati che vengono prodotti ogni giorno sono circa 2,5 quintilioni di byte. Si tratta di una cifra, in continua crescita, che si può indicare con un uno seguito da 30 zeri, per i matematici 10×10^30. Stando alle stime la produzione globale di dati potrebbe essere davvero elevata tanto che potrebbe riempire la distanza tra la Terra e Marte sotto forma di Dvd, coprendo circa 225 milioni di chilometri che separano i due pianeti.
Questo è il problema dei numeri così grandi è che sono di difficile comprensione e gestione, ma oltre questo c’è anche un problema di mancanza di «termini». Per molto tempo non abbiamo avuto termini tecnici con cui indicare una quantità così grande di dati. La Conferenza generale dei pesi e delle misure di Parigi, ente che gestisce le unità di misura universali, si è riunita per trovare nuovi prefissi a queste cifre numeriche.
Dati e nuove unità di misura
La causa scatenante è il numero dei dati, ma i nuovi prefissi potranno essere utilizzati con qualsiasi unità di misura: dai byte ai grammi. D’altra parte come dal kilobyte siamo passati al megabyte, e poi dal gigabyte al terabyte, l’aumento spropositato della produzione di dati digitale sarà descritto con i termini coniati dalla Conferenza.
Le ultime aggiunte sono «ronna» e «quetta» prefissi con cui si può indicare il ronnabyte (dieci alla 27esima byte) e il quettabyte (10 alla 30esima byte). Ovviamente ci sono anche i prefissi ronto e quecto da utilizzare per indicare masse minuscole (dai dieci alla meno 27 grammi ai dieci alla meno 30). Secondo la rivista Nature, ad esempio, il pianeta Terra, in tutto, pesa proprio un ronnagrammo, mentre un singolo elettrone ha una massa di un quectogrammo.
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