Che cosa è il prop trading? Come mai negli ultimi anni è così di moda anche nel panorama retail?
Il prop trading è l’essenza del trading, ed è stata la prima vera forma di commercio di strumenti finanziari mai esistita, subito dopo il commercio di strumenti derivati a copertura del rischio sulle materie prime.
Si sente spesso parlare di prop trading e di società che offrono posizioni in merito a tale ruolo. Ma che cos’è? E che storia recente ha questa figura del trading che è una delle più specializzate e variegate in assoluto?
Il prop trading, alcuni esempi
Il prop trading, meglio specificato come “proprietary trading”, è quel ramo del trading che si occupa principalmente di speculazione pura. Non c’è attività di market making o di tipo sales, ma è l’attività relativa al trading come è conosciuto. Infatti, il trader retail si comporta come un proprietary trader di una grande banca, solo che dispone di capitali e responsabilità nettamente più limitate.
Fino al 2008, prima della crisi di Lehman, la figura del prop trader era tranquillamente paragonabile al top player di calcio o di basket: un prop trader di una banca era letteralmente una superstar della finanza, conteso da varie banche e altre istituzioni come fondi hedge, pagato svariati milioni di dollari e famoso nel giro della city di Londra (hub principale del trading a livello europeo e mondiale).
Tra i prop trader famosi, abbiamo l’australiano Greg Coffey, ex trader per un grande fondo di investimento ed ex trader per una banca australiana, noto nella city di Londra con il soprannome “The Wizard of Oz”. per la sua abilità fuori dal comune nel destreggiarsi nel trading. Questa fama gli mise addosso talmente tanta pressione da spingerlo a ritirarsi per diversi anni, prima di ritornare di recente nel mondo della finanza come gestore di un hedge fund di sua proprietà.
Un altro esempio di prop trader famoso è Anton Kreil, che sin da giovanissimo ha occupato i desk di grandi banche d’affari come Goldman Sachs, ritiratosi anche lui dall’attività di trading per prendersi qualche anno sabatico girando il mondo, il tutto prima della soglia dei 30 anni.
Sicuramente, all’interno del panorama del trading e della finanza in generale, non possiamo negare che il prop trader sia una delle figure più ricercate e più magnetiche del panorama.
Prop trading, prima e dopo il 2008
Il 2008 è stato un anno cruciale per la figura del prop trader, ma prima dobbiamo ancora specificare cosa si faceva nelle grandi banche prima della crisi dei subprime.
In tutte le grandi banche d’affari, quelle più note per lo meno, c’era un desk di prop trading, ossia una stanza dove delle figure specializzate nella speculazione (massimo 10 persone), avevano a disposizione una parte di bilancio dell’istituto di credito a loro disposizione per fare trading in piena autonomia, sia per quanto riguarda la gestione del rischio che gli strumenti.
La paga di questi prop trader consisteva in un lauto compenso fisso, più la quota dei bonus sulle performance, che solitamente arrivavano a cifre di svariati milioni di dollari ogni anno.
Dopo il 2008, con la crisi di liquidità e con i bilanci distrutti, questi top trader si sono ritrovati senza più compensi e bonus competitivi. Seppur alcuni di essi siano saltati insieme alle performance della banca per cui lavoravano, alcuni hanno deciso di uscire fuori dal giro delle banche e aprire le loro società di prop trading, oppure andare a lavorare per dei family office o fondi di investimento.
Il 2008 ha segnato una rottura fondamentale. Complice di questa migrazione dei prop trader dalle banche ad altre istituzioni, è stata la più stretta vigilanza sui bilanci delle banche e sui requisiti patrimoniali per essere definite banche affidabili. Una banca che destina una quota del suo capitale alla speculazione allo stato puro, non viene vista come affidabile, o per lo meno potrebbe essere considerata poco stabile, seppur efficiente.
In sostanza, il fioccare delle società di prop trading ha fatto sì che questo lavoro sia ora sulla bocca di tutti, tant’è che molte società ora offrono dei percorsi per diventare prop trader. I prop trader hanno quindi un approccio molto simile a quello del trader retail, ma ci sono delle differenze sostanziali tra i due ruoli.
Prop trading vs trading retail
Il prop trader solitamente lavora per una società di prop trading o per un fondo di investimento/family office: questa è la prima grandissima differenza tra prop e retail trader. In sostanza il prop trader, come si faceva in banca, utilizza le risorse della società, ossia il capitale e l’infrastruttura hardware e software, per generare profitto che solitamente viene “splittato” tra società e trader. Il funzionamento è quindi molto simile a quello del prop trading bancario.
Alcune società negoziano insieme al trader le condizioni di trading, ossia possono offrire l’infrastruttura gratuitamente, ma chiedono uno split maggiore al trader (diminuiscono quindi la sua fetta percentuale dei guadagni). Oppure possono offrire il desk operativo a un prezzo fisso e riconoscere una maggiore percentuale al trader.
Solitamente, più il trader si dimostra affidabile, più questa percentuale cresce nel corso del tempo. Inoltre, altra differenza è la struttura: nelle società di prop trading, si utilizzano software e hardware che difficilmente vengono utilizzate dai trader retail. Ad esempio le connessioni Colt, connessioni che non cadono mai, oppure software di analisi, fornitori di dati e hardware il cui costo è difficilmente sopportabile per un trader.
In aggiunta, il capitale per il trader è fornito dalla società e il trader ha l’unico compito di far fruttare questo capitale. Non è raro vedere dei prop trader molto bravi migrare verso family office o fondi di investimento per operare con una potenza di mercato maggiore e con delle condizioni di stacco performance migliori. A volte, le società di prop trading riescono a fornire traders per i fondi di investimento e società di gestione creando quindi un mercato di talenti come avveniva prima del 2008.
In estrema sintesi, il trader retail è molto simile al prop trader ma, come abbiamo visto, ci sono delle differenze che potrebbero risultare sostanziali. Di base, un trader retail, con una buona track record e una buona gestione, potrebbe tranquillamente lavorare per una società di questo tipo e aumentare i propri guadagni in modo consistente.
Sia ben chiaro che non è necessario essere un prop trader per lavorare in un fondo di investimento, basta una buona track record della propria operatività e la dimostrazione da parte di terzi della bontà del proprio operato. Il bello del lavoro del trader è proprio questo: l’estremo grado di meritocrazia, dove il più bravo emerge e dove non servono “raccomandazioni” di alcun tipo.
leggi anche
Cosa sono i tassi di interesse e a cosa servono
© RIPRODUZIONE RISERVATA