Quante tasse si pagano in Italia e quali sono? La pressione fiscale è molto alta, ma pochi immaginano il numero reale di imposte e tributi richiesti ai cittadini.
Quali e quante tasse si pagano in Italia? Siamo davvero sicuri di conoscere quali e quanti sono i tributi, le imposte e i balzelli che durante l’anno siamo chiamati a pagare? Nonostante la riforma fiscale in corso che ha lo scopo la semplificazione delle norma tributarie, l’Italia prevede talmente tanti balzelli che difficilmente è possibile conoscerli tutti. Le chiamate ai versamenti per i contribuenti superano abbondantemente il centinaio e ce ne sono alcune più note e altre quasi sconosciute.
Irpef e Iva sono le imposte che gravano più pesantemente sugli italiani in quanto sono pagate da tutti, ma non sono le uniche a pesare sui portafogli degli italiani.
Vediamo nel dettaglio quali e quante tasse si pagano in Italia.
Quante tasse si pagano in Italia? Ecco quali sono
A pesare di più sui portafogli degli italiani sono senza dubbio Irpef e Iva, poiché vengono pagate da tutti i cittadini, che siano imprenditori, liberi professionisti, pensionati, dipendenti privati o pubblici. L’Iva, tra le altre cose, è versata anche da chi non ha un reddito vero e proprio visto che si tratta di un’imposta che versiamo ogni volta che acquistiamo qualche cosa, anche il cibo o i prodotti di prima necessità. Vediamo quali sono le principali tasse che si pagano in Italia:
- Irpef;
- Iva;
- bollo auto;
- canone Rai;
- imposta di bollo sui conti corrente;
- Imu:
- tobin tax:
- imposta di registro;
- Tari;
- accise;
- tassa sui giochi;
- imposte addizionali energia elettrica;
- addizionali comunali e regionali;
- Ires;
- Irap.
L’Irpef è l’imposta sul reddito delle persone fisiche che è chiamato a pagare chiunque abbia un reddito. Con l’introduzione dell’Irpef a tre aliquote prevista dal 1° gennaio 2024 si pagano le seguenti aliquote:
- il 23% per redditi fino a 28.000 euro;
- il 35% per redditi fino a 50.000 euro;
- il 43% per reddito oltre i 50.000 euro.
L’Iva è compresa nel prezzo di vendita dei beni, con tre aliquote che sono:
- 4%;
- 10%;
- 22%.
Il bollo autoè dovuto per le auto in base alla potenza e alla classe di inquinamento. Si tratta di un balzello dovuto dai proprietari anche se il veicolo è fermo e non si usa.
Il canone Rai deve essere pagato ogni anno da chiunque possegga un televisore, anche se non guarda i programmi della Tv di Stato, è pari a 70 euro nel 2024.
Le imposte addizionali energia elettrica, sono oneri ulteriori rispetto al consumo effettivo, ma ci sono anche altri due tipi di imposta: quella erariale e l’addizionale regionale. Spetta da pagare a chiunque consumi energia elettrica, quindi sia imprese che privati.
L’imposta di bollo sui conti corrente viene addebitata direttamente sui conti correnti (sono 34,20 euro all’anno) che abbiano una giacenza media annua di 5.000 euro.
L’IMU, l’Imposta Municipale Unica, é una tassa patrimoniale che si paga sul possesso della casa. Senza dubbio risulta tra le più odiate dagli italiani, i quali hanno pensato di investire magari all’estero così da non pagare l’IMU. E invece abbiamo anche la tassa sugli immobili all’estero.
La Tobin Tax, tassazione applicata su azioni e prodotti derivati.
L’imposta di registro è una tassa che si deve pagare per registrare qualsiasi documento.
La Tari, l’imposta sulla raccolta dei rifiuti. Questa è una tassa molto contestata, infatti, sono sempre più numerosi i cittadini che chiedono il rimborso della Tari per disservizio. Si è chiamati al pagamento anche nel caso che l’immobile è disabitato e non produca rifiuti.
Le accise sono le imposte che fanno gonfiare i prezzi della benzina, del gas, dei tabacchi da cui vengono esosi ricavi. Per il 2022 il dato è negativo, infatti grazie ai vari interventi dei governi che si sono susseguiti volti a contenere il prezzo dei carburanti esasperati dalla crisi energetica, c’è stata una riduzione delle entrate relative ai carburanti di 5,8 miliardi di euro.
Dalla tassa su giochi e lotto oggi prevede un’aliquota dall’8% al 20% ed è applicata sulle vincite da giochi come lotterie, lotto, superenalotto e gratta e vinci.
Ce ne sono anche alcune decisamente singolari, ad esempio abbiamo una tassa regionale sulle emissioni degli aeromobili, un’imposta sugli spiriti (cioè la distillazione di alcolici), sui gas incondensabili.
C’è tutto un filone di tasse, poi, che riguardano i sovrapprezzi imposti alla dogana (ad esempio sui fiammiferi e sui sacchetti di plastica non biodegradabili).
Le tasse delle aziende
Ci sono tasse che gravano solo sulle imprese, ad esempio, di cui riportiamo solo le più rilevanti:
- l’Irap, l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive, è l’incubo di chiunque abbia una partita Iva, quindi imprenditori, liberi professionisti, società. Viene calcolata sul valore della produzione netta e ha un aliquota che va dal 4,25% al 8,50%;
- l’Ires è un’imposta sul reddito delle società dovuta dalla società di capitali ed ammonta al 24%; per le società di comodo è prevista una maggiorazione del 10,5%.
Sempre per le imprese sono previste:
- ritenute utili societari;
- diritto Camere di Commercio;
- imposta sostitutiva per la rivalutazione dei beni di impresa;
- tassa annuale per i registri contabili;
- imposta sostitutiva per il regime forfettario;
- Ias, ovvero l’imposta per l’adeguamento dei diritti contabili;
- le imposte doganali;
- imposta regionale per la concessione dei beni demaniali che versa l’ente privato che
- ha in concessione dei beni del demanio pubblico.
Queste, come detto sono solo le più rilevanti di quelle che pesano sulle spalle di aziende, imprese, società e ditte individuali.
Quanto si paga di tasse in Italia?
Gli ultimi dati registrati dicono che la pressione fiscale italiana nel 2023 è stata al 42,8% rispetto all’anno precedente quasi stabile (in discesa dello 0,7%).
Si tratta, però, di un dato impressionante se confrontato con la media dei Paesi Ocse che, nel 2023, si attesa al 33,9%. Secondo i dati forniti ed elaborati dalla CGIA di Mestre, nel 2019 l’Italia era sesto posto in Europa per pressione fiscale, con una percentuale del 42%:
- nel 2020 era al 42,7%;
- nel 2021 al 43,4%;
- nel 2022 al 43,5%.
Secondo i rilievi effettuati, questa differenza rispetto alla media dei Paesi Ocse è dovuta al fatto che la pressione fiscale viene misurata in riferimento al Prodotto interno lordo che in Italia negli ultimi anni è aumentato meno rispetto agli importi delle tasse. Quindi non sono aumentate le tasse, è semplicemente cambiato il rapporto tra tasse e Pil. Questa spiegazione a molti italiani però convince poco.
Il gettito tributario che l’Italia ha dalle tasse e dai tributi nel 2023 è stato pari a 636 miliardi di euro, di cui:
- 221 miliardi di euro dall’Irpef;
- 51 miliardi di euro dall’Ires;
- 174 miliardi di euro dall’Iva;
- 18 miliardi di euro dall’Imu.
Per capire quanto versano le persone fisiche di tasse, basta applicare allo stipendio annuo lordo il dato sopra visto relativo alla pressione fiscale per il 2023 (42,8%). Il risultato è l’importo che realmente rimane al cittadino del proprio stipendio una volta tolti tutti i balzelli, le imposte e le tasse previste.
Le altre tasse che non tutti conoscono o considerano
I cittadini sono chiamati a versare un certo numero di tributi che neanche prendono in considerazione come tali. Pensiamo solo alle tasse sull’istruzione che ogni famiglia versa ogni anno per la frequenza scolastica del proprio figlio dopo il compimento dei 16 anni di età. Sono previste le tasse di iscrizione, infatti, al quarto e quinto anno delle scuole superiori (non più considerate scuola dell’obbligo dopo il compimento dei 16 anni), tasse per sostenere l’esame di maturità, la tassa per ritirare il diploma e, dopo la maturità, le tasse di iscrizione e frequenza all’università.
Un’altra tassa che non tutti considerano è l’imposta di soggiorno che si versa, indistintamente, quando si soggiorna in una struttura ricettiva che non si trova nel proprio Comune di residenza. Chiunque vada in vacanza e alloggi in albergo la paga, così come è tenuto a versarla colui che deve soggiornare in un hotel per lavoro o per bisogni personali.
La Tosap, poi, è la tassa dovuta per l’occupazione di suolo pubblico che pagano anche le persone fisiche quando, per qualsiasi motivo, occupano la pubblica via.
Un tassa che ormai sembra davvero fuori dal tempo è è quella sulle paludi, prevista da un R.D. del 1904 che prevede l’obbligo di corrispondere una tassa per la bonifica delle paludi tramutate in terre coltivabili.
La pagano. ad esempio, i residenti di Poggioreale, Ponticelli, centro e stazione a Napoli versando un contributo di 17 euro all’anno.
La tassa per la bonifica dei territori è prevista un pò ovunque in Italia, come ad esempio nel Comune di San Giovanni Valdarno (in provincia di Arezzo) dove il comitato di bonifica invia annualmente ai proprietari di immobili bollettini postali che, se non pagati, generano cartelle esattoriali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA