Aumentano le guerre senza pace. A causa dell’immobilismo della politica internazionale, c’è il rischio che alcuni conflitti degenerino nel 2024. Ecco quali sono.
Negli ultimi anni si è assistito a un aumento esponenziale dei conflitti armati in tutto il mondo, specialmente nell’area MENA (Middle East and North Africa).
Conflitti, inondazioni e crisi climatica hanno segnato profondamente il 2023 e il rischio è che nel 2024 alcune guerre possano peggiorare andando incontro a un’escalation.
A dirlo è l’International Crisis Group, una Ong che lavora per prevenire e risolvere conflitti mortali, che dal 2011 ha registrato un aumento significativo dei conflitti. Guerre senza pace che vedono coinvolti oltre 400 milioni di bambini, come segnalato dall’Unicef. Tra il 2005 e il 2022 - secondo l’ente delle Nazioni Unite - almeno 120.000 bambini sono rimasti uccisi o mutilati a causa delle guerre.
E mentre i civili muoiono sotto i bombardamenti, la politica internazionale resta a guardare, senza riuscire a trovare una vera risoluzione. Tragico esempio è il genocidio che si sta consumando nella Striscia di Gaza, sotto gli occhi di un Occidente bloccato nel suo immobilismo politico.
Ma le tragedie non hanno segnato solo Gaza, i conflitti che rischiano di degenerare nel 2024 sono numerosi e si trovano concentrati tutti tra il Medio Oriente e l’Africa. È quindi opportuno comprendere quali siano e quali sono le responsabilità della politica internazionale.
Ecco quante guerre ci sono nel 2024 e quali rischiano di peggiorare.
Quante guerre ci sono nel mondo nel 2024?
Dal 2011 sono numerosi i conflitti esplosi in tutto il mondo e alcuni di questi sono tutt’ora in corso, dilaniando paesi e uccidendo civili. La differenza, rispetto ai conflitti degli anni ’90 come quelli in Cambogia, in Bosnia, in Mozambico e in Liberia, è che si erano raggiunti una serie di accordi per il cessate il fuoco, e benché fossero accordi incompleti, questi rappresentavano dei passi verso la pace, mentre negli ultimi dieci anni non si sono mai siglati patti tra le parti in guerra. Vediamo insieme quante guerre sono tutt’ora in corso nel 2024.
- Libia, Yemen e Siria. Le guerre in questi tre Paesi sono formalmente finite, ma de facto non si è mai giunti a una pace duratura e definitiva, poiché le fazioni in guerra non hanno mai raggiunto un accordo. E l’instabilità della Libia si è poi estesa verso Sud, causando una serie di prolungate ostilità nel Sahel.
- Azerbaigian e Armenia. Nel 2020 è esploso il conflitto per l’enclave del Nagorno-Karabakh. Un conflitto che non si è ancora risolto dato che nel 2023 l’Azerbaigian ha ripreso il controllo del Nagorno-Karabakh e ha spinto molti armeni a fuggire, mettendo fine a una situazione di stallo durata trent’anni.
- Etiopia. Altro tragico conflitto è quello che si è consumato in questo stato africano, in particolare nella regione settentrionale del Tigray. Benché nel 2022 il primo ministro etiope, Abiy Ahmed, abbia raggiunto un accordo per il cessate il fuoco con i ribelli del Tigray a novembre 2022, questo rappresenta più che altro un consolidamento del potere di Abiy, ma le tensioni non sono mai cessate del tutto ed è possibile che esplodano di nuovo.
- Afghanistan. Dopo la ritirata delle truppe statunitensi nell’agosto del 2021, i talebani hanno preso il potere senza particolari accordi. Dopo decenni di guerra il Paese è tornato sotto un regime repressivo con gravi conseguenze per i civili.
- Russia e Ucraina. Altro conflitto tutt’ora in corso è quello tra Mosca e Kiev, che sta perdendo il sostegno occidentale a causa delle altre guerre, soprattutto quella in Palestina, lasciando sazio di manovra alla Russia.
- Sudan. Una guerra che sta dilaniando un Paese. Il conflitto in corso, cominciato dalla Capitale Khartoum e ben presto allargatosi al resto del Paese, è il risultato di una serie di tensioni latenti da anni, alimentate da Nazioni straniere che hanno interessi economici nel cuore del Corno d’Africa come Stati Uniti e Russia.
- Palestina e Israele. Un conflitto centenario che ora, dopo anni in cui il popolo palestinese è stato oppresso, si è trasformato in un vero genocidio. Gaza è ormai rasa al suolo e ciò potrebbero cancellare la speranza di pace per un’intera generazione.
Guerra 2024, quali conflitti rischiano di degenerare?
Sono numerosi i conflitti che hanno segnato il 2023 ma che rischiano presto di andare in contro a una degenerazione nel 2024, in quanto su alcuni campi di battaglia, gli sforzi per raggiungere la pace sono totalmente assenti.
Basti pensare al Sudan, forse una delle peggiori guerre oggi in corso per numero di civili uccisi e sfollati, e a niente sono valsi gli sforzi politici di Stati Uniti e Arabia Saudita. Ancora il conflitto russo-ucraino rimanere tra i più pericolosi che potrebbero portare a un’escalation internazionale. A causa del calo del sostegno occidentale a Kiev per via di altri conflitti, Mosca cerca di costringere Kiev alla resa, un risultato inaccettabile per gli ucraini.
Da non sottovalutare poi la situazione in Etiopia, dove gli esperti temono che Abiy tenti di ottenere uno sbocco sul mare attaccando l’Eritrea fino al Mar Rosso. Infine il conflitto in Palestina rischia di espandersi in tutto il Medio Oriente, come già sta accadendo con gli Houthi dello Yemen che stanno bloccando il Mar Rosso, o l’Iran che ha colpito il Pakistan, mentre Israele e Stati Uniti minacciano di intervenire. Il tutto mentre migliaia di civili e bambini muoiono sotto le bombe firmate di Israele.
In tutti i casi citati la pace non è negoziabile con un accordo, e nonostante gli sforzi diplomatici per gli aiuti umanitari sia notevole, la politica internazionale è totalmente assente, consentendo quotidiane stragi di civili.
Guerra, le responsabilità della politica internazionale
Queste crisi internazionali, ricordano gli analisti dell’International Crisis Group, dipendono spesso dall’immobilismo della politica globale. “I vincoli all’uso della forza, per esempio, si stanno sgretolando” - scrive Repubblica.
E se gli sforzi diplomatici in alcuni casi hanno portato al riavvicinamento di alcune potenze come tra l’Iran e l’Arabia Saudita, o tra Stati Uniti e Cina, questi non hanno portato a risoluzioni dei conflitti.
Anche nelle crisi in cui non sono direttamente coinvolte, le grandi potenze si concentrano sulla diplomazia, rapporti con gli stati in guerra e interessi economici, piuttosto che impegnarsi a trovare soluzioni di pace. Altrimenti non si spiegherebbe il perché Stati Uniti e altri paesi abbiano votato contro il cessate il fuoco in Palestina, consentendo de facto il proseguimento di un genocidio.
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