La sanità in Italia è da sempre uno degli argomenti di grande discussione: ecco quanto hanno stanziato (e tagliato) negli ultimi anni i vari governi che si sono susseguiti.
Quanto si spende in Italia per la Sanità? Una domanda questa sempre di grande attualità visto che, anche di recente, non sono mancate le polemiche a riguardo quando è stata approvata la legge di Bilancio 2023, la prima realizzata dal nuovo governo di centrodestra.
Del resto lo scoppio della pandemia ha messo a nudo tutte le criticità del nostro Sistema sanitario nazionale, con l’Italia che è stata una delle nazioni più martoriate dal Covid sia in termini di contagi sia di morti.
L’ultima polemica in ordine di tempo riguardante la sanità in Italia è stata quella in merito al numero degli infermieri, visto che la Corte dei Conti nel 2020 ha certificato che nel nostro Paese ci sarebbe una carenza di 65.000 unità.
Vediamo allora nel dettaglio quanto spende l’Italia ogni anni per la sanità, facendo anche un raffronto tra i vari governi per vedere chi ha operato i maggiori tagli rispetto alle previsioni di spesa.
Sanità: quanto si spende in Italia
Per capire a quanto ammonta in Italia la spesa annua perla sanità, il modo migliore è quello di prendere in esame i numeri pubblicati sul sito della Camera dei Deputati in merito al livello di finanziamento del nostro Servizio sanitario nazionale.
“Il nuovo livello del fabbisogno sanitario nazionale, che rappresenta il finanziamento complessivo della sanità pubblica e di quella accreditata in Italia - si legge -, è stato da ultimo fissato dalla legge di Bilancio 2022 (L. n. 234/2021) in 124.061 milioni di euro per il 2022, 126.061 milioni per il 2023 e 128.061 milioni per l’anno 2024”.
Come si può vedere dalla tabella, dopo il picco “della spesa emergenziale degli anni 2020 e 2021 a causa della pandemia da Covid-19, si prevede un ridimensionamento della crescita della spesa sanitaria nel 2022 fino ad un suo contenimento che proseguirà fino al 2024 ed ascrivibile ai costi del personale e alla definitiva cessazione dei costi legati alla struttura commissariale per l’emergenza”.
Quanto all’ultima legge di Bilancio, nelle sue osservazioni la Corte dei Conti ha sottolineato come “le risorse destinate alla sanità, in rapporto al Pil, si porteranno su livelli inferiori a quelli precedenti alla crisi sanitaria"; i lavoratori del settore invece hanno sottolineato come i maggiori fondi stanziati dalla manovra serviranno a malapena a coprire l’aumento di costi legato all’inflazione.
“Il Governo ha aumentato la dotazione di 2 miliardi di euro per cercare di dare risposte al mondo della sanità ed è stato detto che era insufficiente rispetto ai parametri - ha spiegato però Giorgia Meloni -. Ma bisogna fare attenzione perché i parametri degli anni precedenti erano di una realtà estremamente emergenziale. Non so quanto si possa ritenere che quello fatto durante il Covid sia il parametro anche per il futuro”.
Cosa hanno fatto gli ultimi governi
Nel 2019 fece molto discutere un rapporto realizzato dal Gimbe intitolato “Il definanziamento 2010-2019 del Servizio Sanitario Nazionale”, visto che la fondazione giunse alla conclusione che nel suddetto periodo “alla sanità pubblica sono stati sottratti oltre 37 miliardi di euro”.
“Nel decennio 2010-2019 - ha scritto Gimbe -, il finanziamento pubblico del Ssn è aumentato complessivamente di 8,8 miliardi di euro, crescendo in media dello 0,9% annuo, tasso inferiore a quello dell’inflazione media annua pari a 1,07%”.
In sostanza lo Stato in quel periodo ha aumentato il proprio stanziamento per la sanità, passando da 105,6 miliardi a 114,5 miliardi, ma la crescita è stata in percentuale inferiore all’inflazione tanto che sembrerebbe essere più appropriato parlare di un mancato adeguamento più che di veri e propri tagli.
Come si può vedere, nel periodo che va dal 2001 al 2022 dei tagli al Ssn ci sono stati tra il 2012 e il 2013 (-1 miliardo, governo Monti) e tra il 2014 e il 2015 (-0,2 miliardi, governo Letta poi Renzi), mentre tra il 2005 e il 2006 (governo Berlusconi II) non c’è stato nessuno scostamento; lo scatto maggiore invece è avvento tra il 2004 e il 2005 (sempre governo Berlusconi II) quando la spesa è aumentata di colpo di oltre 10 miliardi.
Quando ci sono stati gli aumenti invece, resta da capire se questi sono stati in linea con i bilanci triennali di spesa e con l’andamento dell’inflazione.
© RIPRODUZIONE RISERVATA