Quanto vale il settore nucleare per l’economia italiana? Dati e prospettive sull’impatto economico in Italia della costruzione di impianti nucleari di nuova generazione.
Quanto vale il settore nucleare in Italia? La domanda è di stretta attualità visto che il dibattito sul ripristino dei reattori nucleari per la generazione di energia pulita si è ultimamente riacceso nel nostro Paese e non solo.
Nella cornice della Cop29, la Conferenza dell’Onu sul clima in programma a Baku, Azerbaijan dall’11 al 22 novembre 2024, il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha rilanciato la sfida della fusione nucleare. Quest’ultima “può fare la differenza” nell’affannosa ricerca del mix energetico meno dipendente dai combustibili fossili. E l’Italia ha la possibilità di giocare un ruolo da protagonista nel settore, dove vanta esempi industriali e di ricerca “all’avanguardia”.
“Intendiamo rilanciare questa tecnologia che potrebbe cambiare le carte in tavola, in quanto può trasformare l’energia da arma geopolitica a risorsa ampiamente accessibile”, sono state le esplicite parole di Giorgia Meloni.
Sono ormai anni che, dinanzi all’urgenza della diversificazione energetica - diventata prioritaria soprattutto con lo scoppio della guerra in Ucraina che ha di fatto eliminato il gas russo dalle fonti di approvvigionamento Ue - e della decarbonizzazione, il nucleare è tornato in cima alle agende politiche soprattutto dei Paesi europei.
L’Italia punta a ravvivare il settore e a creare un newco nazionale, con partnership tecnologica straniera, in grado di produrre energia dal nucleare di terza generazione e di “fabbricare i reattori nel nostro Paese per poi essere installati dove vengono richiesti nel mondo e certamente anche in Italia”, ha specificato di recente il ministro delle Imprese e del Made in Italy Urso.
Il rinnovamento del comparto nucleare potrebbe quindi essere promettente per l’economia e lo sviluppo del Paese: quanto vale in termini economici e quale impatto sulla crescita del PIL? Alcuni studi offrono delle indicazioni sull’attuale valore della filiera nucleare e sugli effetti di un ritorno alla generazione di energia da reattori nucleari.
Quanto vale il settore nucleare in Italia oggi?
Quando si parla di settore nucleare in Italia e del suo valore economico attuale ci si riferisce alla rete di imprese nazionali che offrono componenti e servizi per il comparto, non alla generazione di energia. L’Italia, infatti, non ha centrali attive da anni.
Il settore nucleare in Italia vanta circa 70 aziende operanti nella filiera, così come accertato dall’ultimo studio (settembre 2024) di Edison, Ansaldo Nucleare e TEHA Group sul valore del comparto italiano e sulle sfide future.
I dati hanno mostrato che l’intero valore economico generato nel 2022 dalle imprese specializzate nella filiera nucleare ha raggiunto circa 4,1 miliardi di euro, con 1,3 miliardi di valore aggiunto prodotto e circa 13.500 dipendenti impiegati. “Il forte dinamismo della filiera italiana è dimostrato anche dalla performance negli ultimi 5 anni, registrando una crescita del Valore Aggiunto del 29% a fronte di un aumento del fatturato del 18%”, si legge nel report.
Analizzando solo il business riconducibile al settore specifico dell’energia nucleare, il fatturato generato dalle aziende italiane nel 2022 è stato pari a 457 milioni di euro e 161 milioni di valore aggiunto, con circa 2.800 occupati.
Il report ha messo in risalto che la filiera industriale nucleare italiana è specializzata soprattutto nella produzione di grandi componenti e nella forgiatura. Le decine di aziende del comparto si occupano anche della fornitura di grandi componenti, valvole, tubazioni e raccordi, montaggio e installazione, oltre ad operare nell’ambito di servizi ingegneristici per il settore.
Inoltre, secondo il database Nuclear Trade Atlas, elaborato dal Centre d’Études Prospectives et d’Informations Internationales (CEPII) sulla base delle informazioni raccolte dalla UN Statistical Division (UN Comtrade data), l’Italia si è classificata al 27° posto (su 165 Paesi) per valore dell’export nel settore industriale nucleare, che ha raggiunto i 140 milioni di euro nel periodo 2018-2022.
Quanto può valere il nucleare di nuova generazione in Italia?
Le ambizioni dell’Italia sul nucleare di nuova generazione puntano alla realizzazione di una ventina di mini-reattori Smr e Amr al 2050. Si tratta di impianti innovativi. I primi hanno la caratteristica di essere di piccole dimensioni e modulari. Questi modelli possono essere prodotti in fabbrica, e quindi in serie, per poi essere trasportati nel luogo del montaggio.
I secondi (Amr) sono reattori che impiegano tecnologie molto avanzate nella costruzione, che consentono di migliorare l’efficienza e la sicurezza.
Secondo lo studio Edison-Ansaldo prima menzionato, 20 impianti SMR al 2050 sarebbero pari a 6,8 GW di potenza elettrica e potrebbero soddisfare il 10% dei consumi energetici italiani. In termini di vantaggi economici e spinta allo sviluppo della filiera nazionale, il report ha messo in evidenza che “in prospettiva al 2050, lo sviluppo del nuovo nucleare in Europa e in Italia può dunque abilitare un mercato complessivo per la filiera industriale italiana pari a circa 46 miliardi di Euro”.
In sintesi, l’investimento italiano nel nuovo nucleare avrebbe un potenziale impatto economico per il sistema-Paese di quasi 50 miliardi di Euro (il 2,5% del PIL italiano). Il calcolo ha mostrato che per ogni 100 euro di investimento diretto nel settore dell’energia nucleare, se ne attivano ulteriori 240 Euro nel resto dell’economia, con un effetto moltiplicatore.
Anche l’occupazione ne risentirebbe in positivo: per ogni 100 occupati diretti nel settore dell’energia nucleare, si attivano ulteriori 200 unità di lavoro nell’economia. Abilitando circa 39.000 occupati diretti per la filiera e oltre 78.000 nuovi posti di lavoro indiretti e indotti, l’effetto totale sul sistema-Paese sarebbe di circa 117.000 nuovi posti di lavoro.
Uno studio di EY di gennaio 2024 ha inoltre calcolato che la partecipazione italiana al progetto europeo ITER, che mira a produrre energia dalla fusione nucleare al 2035, porterà molti vantaggi economici. Il suo sviluppo dovrebbe generare 15,9 miliardi di euro all’interno dell’economia europea, con la creazione di 70.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030. L’Italia sarà tra le principali beneficiarie del progetto.
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Il piano dell’Italia per il nucleare
Il Governo italiano sta cercando di pianificare le tappe necessarie per concretizzare i piani nazionali sull’energia nucleare di nuova generazione.
Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin ha recentemente comunicato che entro la fine del 2024 sarà presentato il il disegno di legge con la normativa di base sulla materia. L’impegno è di approvare il disegno di legge con le deleghe nel 2025.
L’Isin, Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione, sarà l’Authority di riferimento per i progetti italiani e avrà il compito di dare l’autorizzazione alla costruzione di Small modular reactor e agli Advanced modular reactor (i reattori di nuova generazione). Pochi dettagli sono trapelati finora sulle risorse per gli investimenti e se ci saranno incentivi statali al riguardo.
Infine, occorre ricordare che una delle questioni più spinose sull’energia nucleare riguarda lo smaltimento delle scorie. L’Italia non ha ancora risolto il problema di dove depositare i rifiuti radioattivi. Attualmente ci sono 30 siti circa per stoccare scorie di media-bassa radioattività. L’idea del ministro è quella di creare solo 3 grandi punti di deposito, al Centro, al Sud e al Nord d’Italia.
Per quanto riguarda i rifiuti ad alta radioattività, provenienti dalle centrali dismesse, una soluzione nazionale non c’è ancora. L’Ue chiede di creare un proprio deposito geologico, ma per ora l’Italia paga Francia e Regno Unito per lo stoccaggio.
L’ambizione di costruire reattori di ultima generazione dovrà quindi comprendere anche un piano chiaro di smaltimento delle scorie, sul quale l’Italia sembra restare indietro.
Quanto costa produrre energia nucleare?
Per valutare in modo completo l’impatto economico del ripristino dell’energia nucleare in Italia è necessario focalizzarsi anche sui costi per costruire e avviare i nuovi impianti.
L’analisi deve offrire quindi un quadro su quanto costa produrre energia dal nucleare e un confronto con altre fonti energetiche, come combustibili fossili e rinnovabili.
Lo studio Edison-Ansaldo ha calcolato che il costo totale per GW per un nuovo impianto nucleare sarebbe di €6,5 miliardi/GW, con la specificazione: “ipotizzando la costruzione di un SMR con una potenza di 340 MW, il costo complessivo per singolo impianto ammonterebbe a 2,2 miliardi di euro”.
Il nodo su quali risorse utilizzare per affrontare questi costi è da sciogliere: capitale proprio, prestiti, sussidi pubblici, equity finance?
In termini di costi energetici, secondo l’AIE entro il 2050 si verificherà un calo solo del 7% dei costi nucleari, una diminuzione di almeno il 50% in quelli dell’energia solare ed eolica offshore e una riduzione del 14% per l’energia eolica onshore. In generale, l’Agenzia Internazionale dell’Energia ritiene che produrre mille kWh con eolico on-shore o fotovoltaico in Europa costa tra 50 e 55 dollari, un terzo rispetto ai prezzi normali di gas e nucleare e un quarto rispetto al carbone. Le cifre sono, ovviamente, approssimate e differiscono in base ai Paesi di applicazione.
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