Con una svalutazione del 19% rispetto al dollaro, il real brasiliano si è molto indebolito e questo rischia di innescare una crisi in tutta la regione dell’America Latina.
La svalutazione del real brasiliano comincia a destare preoccupazione a livello regionale.
Il colosso sudamericano, infatti, sta diventando più conveniente per le tasche dei cittadini dei Paesi vicini e questo fenomeno valutario potrebbe innescare una diversione dei consumi verso il Brasile da parte dei cittadini che vivono nelle zone di confine, soprattutto dall’Uruguay.
Un simile evento si è già verificato l’anno scorso, quando si è assistito a un esodo degli uruguaiani a causa della differenza di cambio con l’Argentina. Se diventa più economico fare acquisti nel Paese vicino, i consumatori si spostano per risparmiare. E così mettono in moto meccanismi che possono destabilizzare l’economia della regione sudamericana.
Real brasiliano, è tonfo del 19% sul dollaro. L’impatto è su tutta la regione
Quest’anno il real brasiliano si è deprezzato di oltre il 19,09% rispetto al dollaro, passando dal valore di 4,8407 per dollaro dell’ultimo giorno dello scorso anno, a 5,7559 per dollaro alla chiusura di lunedì 11 novembre.
Una simile svalutazione sta avendo i suoi effetti su tutta la regione latino-americana. Già nel mese di settembre, per esempio, i negozi del centro commerciale Melo, nel dipartimento di Cerro Largo dell’Uruguay, mettevano in guardia sui prodotti con “prezzi fino al 50%” in meno sul versante brasiliano.
Una situazione del genere si è subito trasformata in una minaccia per le imprese locali. “Ciò che era sopportabile, ora è preoccupante”, ha detto a Radio Carve il presidente del centro commerciale Melo, Andrés Martínez.
A livello interbancario, il real brasiliano si è indebolito del 7,19% rispetto al peso uruguaiano, dopo essere sceso da 8,41 pesos per real alla fine del 2023 a 7,805 pesos per real venerdì scorso. Quest’anno, il real ha toccato il fondo il 1° agosto, quando è stato venduto a 7.218 pesos, secondo i dati della Banca Centrale dell’Uruguay.
I timori di uno spostamento dei consumatori verso il Brasile e di un aumento del contrabbando dal Paese vicino arrivano in un momento in cui la disoccupazione continua a essere elevata nei dipartimenti con frontiera terrestre dell’Uruguay (a eccezione di Cerro Largo). In alcune città i problemi sono evidenziati dai dati: ad Artigas, per esempio, il tasso di disoccupazione raggiunge il 12,2%, mentre a Rivera e Rocha è rispettivamente del 10,3% e dell’8,4%.
L’endemica fragilità economica di questa regione del mondo rischia, quindi, di trovare altre cause per peggiorare.
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