El Salvador ha revocato il divieto di estrazione mineraria, riaprendo le porte a un settore controverso. Opportunità economiche e timori ambientali si scontrano in un acceso dibattito.
El Salvador ha autorizzato il ritorno all’attività mineraria. Il parlamento, infatti, ha revocato il divieto di estrazione dando il via a una nuova febbre dell’oro.
Nel 2017, il Paese era diventato il primo al mondo a vietare completamente l’estrazione di metalli per proteggere l’ambiente e le risorse idriche. Tuttavia, a dicembre 2024, il governo di Nayib Bukele ha deciso di abolire il divieto, sostenendo che l’estrazione regolamentata potrebbe portare benefici economici significativi.
Questa decisione ha riacceso il dibattito tra coloro che vedono nell’industria mineraria un’opportunità per la crescita e chi teme che le comunità locali possano subire danni irreversibili. La legge prevede nuove regolamentazioni per mitigare l’impatto ambientale, ma le divisioni tra i cittadini rimangono profonde. Quali sono le ragioni di questo cambiamento? E quali rischi e opportunità comporta questa nuova fase dell’attività mineraria?
Ecco tutto quello che c’è da sapere sulle estrazioni minerarie di El Salvador, la sua storia e quali sono gli attuali pericoli con la nuova legge.
Un passato minerario tormentato: dal boom al divieto assoluto
L’estrazione mineraria in El Salvador ha origini antiche, risalenti al periodo coloniale, quando gli spagnoli sfruttavano i giacimenti auriferi della regione. Nel XX secolo, l’industria mineraria ha conosciuto momenti di espansione, ma anche forti contestazioni, a causa dei danni ambientali e dei conflitti sociali.
Negli anni 2000, diverse compagnie straniere, come la canadese Pacific Rim, hanno investito in progetti estrattivi. Tuttavia, questi investimenti hanno suscitato un’ondata di proteste da parte delle comunità locali e delle organizzazioni ambientaliste, preoccupate per il rischio di contaminazione delle risorse idriche. Il fiume Lempa, la principale fonte d’acqua del Paese, era particolarmente minacciato dall’uso di sostanze chimiche come il cianuro e il mercurio nei processi di estrazione.
Il conflitto tra aziende minerarie e popolazione è diventato sempre più acceso, con episodi di violenza e minacce contro gli attivisti. Nel 2017, il parlamento ha risposto a questa crisi approvando una legge che vietava l’estrazione di metalli, una decisione storica che rese El Salvador il primo Paese al mondo a imporre un divieto totale sull’industria mineraria. Questa scelta fu vista come una vittoria per i movimenti ambientalisti e per la tutela delle risorse naturali.
Il ritorno delle miniere: tra repressione e divisioni sociali
Il governo di Nayib Bukele ha deciso di revocare il divieto con l’obiettivo dichiarato di rilanciare l’economia. La nuova legge, approvata nel dicembre 2024, stabilisce che lo Stato avrà il controllo esclusivo sulle attività minerarie, mentre il ministero dell’ambiente dovrà monitorare e mitigare i danni ecologici.
Questa decisione ha suscitato reazioni contrastanti. Da una parte, i sostenitori della riapertura delle miniere vedono nell’industria mineraria una possibile fonte di sviluppo economico e occupazionale, specialmente nelle zone rurali. Dall’altra, molte organizzazioni ambientaliste e comunità locali sono fortemente contrarie, temendo che la riattivazione delle miniere possa riproporre gli stessi problemi del passato.
Le proteste non si sono fatte attendere, e il governo ha risposto con misure repressive. Diversi attivisti sono stati arrestati con l’accusa di terrorismo e sovversione, mentre le manifestazioni contro il ritorno delle miniere sono state duramente represse. Le tensioni tra il governo e le organizzazioni sociali continuano ad aumentare, alimentando un clima di forte incertezza e divisione.
I rischi della nuova febbre dell’oro: ambiente e comunità in pericolo
L’estrazione mineraria comporta seri rischi ambientali e sociali. Il problema principale rimane la contaminazione delle risorse idriche: l’uso di sostanze chimiche nei processi di estrazione può compromettere fiumi e falde acquifere, mettendo a rischio la salute di migliaia di persone. Inoltre, la deforestazione e l’erosione del suolo potrebbero aggravare gli effetti del cambiamento climatico in un Paese già vulnerabile a fenomeni come siccità e uragani.
Anche dal punto di vista sociale, il ritorno delle miniere potrebbe acuire i conflitti tra le comunità. Molti abitanti delle zone rurali temono che l’industria mineraria porti più danni che benefici, espropriando terre e compromettendo le risorse naturali da cui dipendono per la loro sopravvivenza. Le divisioni all’interno delle comunità potrebbero intensificarsi, alimentando tensioni e proteste.
Infine, c’è il rischio che l’industria mineraria finisca nelle mani di grandi aziende straniere, lasciando pochi benefici economici alla popolazione locale. Il governo ha promesso regolamentazioni severe, ma resta da vedere se queste misure saranno effettivamente applicate per proteggere l’ambiente e i diritti delle comunità.
La revoca del divieto minerario in El Salvador rappresenta un punto di non ritorno per il Paese, che ha deciso di mettere davanti al benessere dell’ambiente gli interessi capitalistici. La popolazione resta divisa, e il futuro delle risorse naturali salvadoregne dipenderà dalle scelte che verranno fatte nei prossimi anni.
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