Ritornano i voti numerici nelle scuole elementari, ecco la riforma in cantiere del governo Meloni, cosa contiene, perché e quando dovrebbe essere attuata.
Il governo Meloni sta lavorando a una nuova riforma per le scuole elementari che, come novità principale, provocherà il ritorno dei voti numerici e dei giudizi classici per le valutazioni. Un vero e proprio cambio di rotta rispetto al lavoro condotto dalla professoressa Elisabetta Negris, ferma sostenitrice del cosiddetto “voto descrittivo”. Considerazioni esplicative in luogo delle cifre, per agevolare la comprensione degli alunni senza demoralizzarli.
Di fatto questo approccio ha ricevuto diverse contestazioni, tanto che solo un esiguo numero di istituti primari lo ha applicato. Una nota positiva, se si considera che presto si potrebbe cambiare nuovamente regime, tornando ancora una volta alle valutazioni numeriche, proprio come aveva già fatto la ministra Mariastella Gelmini nel governo Berlusconi IV.
Tornano i voti nelle scuole, quando e perché
Il possibile ritorno dei voti nelle scuole elementari è stato annunciato da Paola Frassinetti, sottosegretaria all’Istruzione, spiegando che le valutazioni descrittive introdotte 3 anni fa hanno generato l’effetto opposto di quanto sperato, creando confusione e incomprensione nelle famiglie e negli alunni stessi.
Il governo sta quindi vagliando l’ipotesi di reintrodurre i voti numerici e i giudizi “tradizionali” che ormai conosciamo bene: insufficiente, discreto, ottimo. In questo modo, secondo la sottosegretaria Frassinetti, si eliminerebbero le incomprensioni e le difficoltà degli stessi insegnanti, affiancando al percorso formativo anche importanti esperienze di vita perché “I voti arrivano in ogni caso inesorabili e abituarsi da bambini è un modo per prepararsi alle valutazioni future”.
Paola Frassinetti ha comunque precisato che non dovrebbe esserci nessuna drammatizzazione o intenzione sanzionatoria nella votazione numerica o espressa nei giudizi tradizionali, i quali servono esclusivamente a valutare il percorso formativo degli allievi e a stimolare il loro impegno in modo comprensibile e diretto, senza creare confusione.
Insomma, le intenzioni del governo su una possibile riforma scolastica sembrano più che chiare, ma non è ancora prevedibile quando sarà attuata. Per cambiare – ancora una volta – il sistema di valutazione nelle scuole elementari, infatti, non è sufficiente un’ordinanza ministeriale, bensì serve una modifica alla legge in vigore che deve superare l’iter in Parlamento.
Un ulteriore punto di incertezza sarà proprio il comportamento da adottare, tanto per le famiglie e gli alunni quanto per gli insegnanti, durante i mesi a venire. La valutazione descrittiva, pur non essendo stata applicata pienamente sul territorio, ha richiesto comunque un certo impegno dalle parti coinvolte, che potrebbe rivelarsi vano. Soprattutto per i più piccoli, indipendentemente dal metodo ritenuto più opportuno, i continui passaggi da un sistema all’altro rischiano di creare più incertezze che i sistemi valutativi stessi, per quanto entrambi siano criticati dalla corrente opposta proprio su questo aspetto.
La risposta della professoressa Nigris, il problema della mancata formazione
Non è tardata ad arrivare la replica della professoressa Nigris, che ha coordinato il gruppo di lavoro per la stesura delle linee guida sui criteri di valutazione, eliminando i voti nelle primarie in favore delle valutazioni descrittive (in via di acquisizione, base, intermedio, avanzato).
Naturalmente, la professoressa sostiene tutt’altra corrente di pensiero rispetto alla sottosegretaria Frassinetti – pur essendo entrambe sostenute da pareri scientifici – difendendo il sistema descrittivo e giudicandolo più utile a stimolare gli alunni al superamento delle lacune, agevolando l’impegno in modo mirato sulle peculiarità e le difficoltà di ognuno.
Per una completa attuazione di questo obbiettivo sarebbe stato necessario un intenso percorso di formazione in ogni singola scuola primaria, che invece non è stato mai effettuato. È proprio questo, secondo la professoressa Nigris, ad aver causato la confusione delle famiglie, poiché gli insegnanti stessi non hanno ricevuto gli strumenti adeguati ad assolvere il loro compito con il metodo descrittivo, che invece “aiuta i bambini a imparare meglio e in modo più efficace” ha sostenuto la professoressa.
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