Esercito, Polizia, Carabinieri e non solo: inizia la trattativa per il rinnovo di contratto. Gli aumenti potrebbero arrivare in tempi brevi, ma i sindacati militari alzano la voce.
Nella giornata di mercoledì 24 aprile è andato in scena presso il dipartimento della Funzione Pubblica il primo incontro per il rinnovo di contratto del comparto Difesa e Sicurezza (triennio 2022-2024).
Presenti i ministri della Funzione pubblica (Paolo Zangrillo), Interno (Matteo Piantedosi) e Difesa (Guido Crosetto), oltre ai sottosegretari al Mef (Lucia Albano) alla Giustizia (Francesco Paolo Sisto) e alla Difesa (Matteo Perego di Cremnago), con la novità che per la prima volta oltre ai sindacati delle Forze di Polizia a ordinamento civile si sono sedute al tavolo anche la Associazioni professionali a carattere sindacale tra militari rappresentative di Forze Armate e Forze di Polizia a ordinamento militare.
Il diktat del governo è stato piuttosto chiaro: le risorse ci sono per tutti (1,5 miliardi di euro) e per questo motivo si può raggiungere al più presto un accordo.
Come tra l’altro spiegato dal ministro Zangrillo, visto il contesto attuale quello messo in campo per il comparto Difesa e Sicurezza è il “massimo sforzo possibile”.
Nonostante le difficoltà, però, il governo ha voluto procedere con la valorizzazione economica delle nostre Forze dell’ordine, quelle che il presidente Mattarella ha definito “i volti della Repubblica”.
Rinnovo del contratto Forze Armate e Polizia, gli aumenti arrivano subito?
Che il governo volesse fare in fretta nella definizione di un accordo per il rinnovo di contratto di Forze Armate e di Polizia si era capito già qualche giorno fa quando il ministero dell’Economia ha pubblicato la tabella con la distribuzione delle risorse con i relativi aumenti di stipendio (lordi).
Di solito, infatti, la tabella con le risorse arriva dopo i primi incontri, non prima di aver approfondito la linea che si vuole dare all’accordo. Questa volta invece non si è aspettata neppure l’apertura del tavolo, segnale che gli aumenti di stipendio per il personale in divisa potrebbero arrivare in tempi brevissimi, probabilmente già prima delle elezioni Europee di inizio giugno (con il governo che così godrebbe dell’impatto mediatico risultante dal rinnovo).
Aumenti che stando alle tabelle del Mef dovrebbero essere i seguenti (cifre medie, annue e lorde):
- Esercito Italiano: 2.360 euro
- Guardia di Finanza: 2.666,15 euro
- Aeronautica militare: 2.640,60 euro
- Arma dei Carabinieri: 2.607,05 euro
- Marina Militare: 2.602,81 euro
- Polizia di Stato: 2.580,42 euro
- Polizia Penitenziaria: 2.456,86 euro
Si tratta tuttavia di cifre solo indicative visto che le risorse a disposizione dovranno essere utilizzate anche per rivedere altre voci stipendiali, partendo dagli straordinari.
D’altronde, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni fin dall’approvazione della legge di Bilancio 2024 ha assicurato che questa voce sarebbe stata oggetto di revisione dal momento che 6 euro l’ora sono una cifra inadeguata al lavoro svolto da Forze Armate (ma come vedremo di seguito nel caso dell’Esercito l’importo è persino più basso) e di Polizia.
L’Esercito batte i pugni sul tavolo
A tal proposito, proprio l’Esercito Italiano potrebbe mettersi di traverso nel progetto del governo, ritardando le trattative per il rinnovo di contratto. Significativo l’intervento del sindacato Aspmi che, in accordo con le altre Associazioni rappresentative dell’Esercito, ha spiegato quali sono le condizioni affinché possano accettare di arrivare a un accordo il prima possibile.
Come visto sopra, infatti, con la distribuzione attuale delle risorse l’Esercito sarebbe la Forza Armata con l’aumento più basso. La ragione sta nel fatto che queste sono state assegnate utilizzando il reddito medio come criterio, il quale però penalizza l’Esercito Italiano dove già oggi l’importo medio degli stipendi percepiti è il più basso tra quelli del comparto.
Come spiega Aspmi, se continuiamo con questo criterio il divario tra Esercito e le altre Forze Armate rischia di ampliarsi ulteriormente. La soluzione potrebbe essere quella di tener conto del numero di personale impiegato (e su questo l’Esercito non ha rivali), come tra l’altro l’ex ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta aveva promesso a margine dell’ultimo rinnovo di contratto.
Servono più risorse all’Esercito Italiano, altrimenti non si può intervenire su due aspetti fondamentali: gli straordinari e le indennità forfettarie.
I sindacati, infatti, lamentano le poche ore di straordinario indennizzabili per il personale: su queste, spiega Zangrillo (in un’intervista pubblicata dal Messaggero) si interverrà sicuramente, in quanto “bisognerà arrivare a un adeguamento del valore economico nell’ottica della giusta valorizzazione dei trattamenti accessori”.
Ma non è tutto. Come visto sopra la presidente Meloni si è stupita dei 6 euro percepiti dalle Forze di Polizia. Ma deve sapere che l’Esercito Italiano beneficia di indennità persino più basse, in quanto forfettarie, per le quali l’importo è appena superiore ai 3 euro l’ora. Cifra che è assolutamente inadeguata, tanto che potrebbero sussistere persino gli estremi per una violazione dei principi costituzionali: ecco perché si dovrà per forza intervenire, altrimenti l’Esercito Italiano fa sapere di non avere alcun interesse ad accelerare la definizione delle trattative.
“Ovviamente anche noi vogliamo che i soldi del rinnovo entrino al più presto nelle tasche dei militari, ma non a ogni costo. Se il governo accetterà le nostre richieste su risorse e straordinari allora saremmo ben lieti di unirci all’entusiasmo generale, in caso contrario tutti i sindacati dell’Esercito Italiano sono pronti a battagliare per far sì che per i nostri soldati non ci siano solamente le briciole come già successo nelle ultime contrattazioni”, conclude Aspmi.
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