Risarcimenti per ispezioni fiscali, le procedure GdF e AdE violano i diritti umani

Nadia Pascale

7 Febbraio 2025 - 15:36

La normativa italiana su accessi e ispezioni di Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate viola i diritti umani, a dirlo è l’Europa. Italia condannata al risarcimento dei danni.

Risarcimenti per ispezioni fiscali, le procedure GdF e AdE violano i diritti umani

Storica condanna della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo all’Italia, le verifiche fiscali, in particolare accessi e ispezioni, non rispettano i diritti umani in quanto violano la privacy e l’Italia non prevede le giuste tutele e difese per i contribuenti. Risarcimenti per 13 aziende.

Il caso prende il via da controlli fiscali con ispezioni condotte dalla Guardia di Finanza su 13 aziende con sede nella provincia di Foggia. In realtà sappiamo che in Italia le attività di accesso e controllo nelle sedi aziendali sono disciplinate in modo abbastanza minuzioso, ma evidentemente questo non è bastato a evitare una procedura per violazione dei diritti umani da parte della CEDU.

Perché Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate sono state condannate per violazione dei diritti umani?

Condanna Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate per violazione dei diritti umani

Tutto prende il via negli anni dal 2018 al 2022 quando la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate fissano ispezioni nelle sedi di 13 aziende, naturalmente le ispezioni prevedono accessi nelle sedi e sequestro dei documenti contabili e fiscali. Si ha quindi una potenziale violazione della privacy e del domicilio.

Effettuate le operazioni, le aziende propongono ricorso. La Corte Europea dei Diritti Umani condanna l’Italia a risarcire le aziende che hanno proposto ricorso con 3.200 euro. Quali sono le motivazioni?

In base a quanto emerge, la CEDU invita l’Italia a riformare le procedure previste per accessi e ispezioni. I nodi cruciali riguardano le motivazioni dell’accesso. La CEDU sottolinea che Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate hanno potere discrezionale illimitato su portata e condizioni delle verifiche. In poche parole non c’è un’esatta codifica dei casi in cui è possibile disporre l’accesso nei locali per le ispezioni da parte di Guardia di Finanza e Agenzia delle Entrate. Non sono correttamente codificate le tipologie di controlli che in sede possono essere effettuate.

Questo implica un eccesso di potere che non preserva le aziende e i cittadini da veri e propri abusi. Sottolinea la CEDU che poco importa se in effetti in seguito a tali verifiche emergano profili discutibili, ad esempio, evasione fiscale. Il contrasto all’evasione fiscale, infatti, non deve sovrastare il diritto di difesa e tutela delle persone.

Condanna dell’Italia per ispezioni fiscali, cosa succede?

Sottolinea la CEDU che il quadro normativo nazionale dovrebbe indicare in modo chiaro le circostanze e le condizioni che devono essere alla base dell’accesso nei locali per l’ispezione. In questo modo è sempre possibile verificare l’attività svolta dai controllori.
Non solo, la CEDU sottolinea che la legislazione deve prevedere misure che consentano ad aziende e professionisti di far valutare se le autorità stanno rispettando criteri e condizioni per l’accesso.

Cosa succede ora? L’Italia non ha molta scelta, deve riformare le norme inerenti accessi e ispezioni fiscali in modo che le operazioni possano essere concluse correttamente. Il rischio in caso di mancata riforma è che ogni soggetto sottoposto a ispezioni e verifiche in sede possa proporre ricorso per violazione dei diritti umani e che l’Italia si ponga in una condizione di perenne rischio di dover risarcire danni legati allo svolgimento di tali attività di controllo.

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