Crollo del rublo, crisi di liquidità, code agli sportelli: cosa succede in Russia? La nazione sta affrontando diversi problemi legati alle dinamiche delle sanzioni e della guerra.
Rublo russo in caduta libera: dopo mesi di relativa stabilità, venerdì 7 aprile la valuta ha continuato a diminuire bruscamente rispetto al dollaro e all’euro.
Gli analisti attribuiscono questa tendenza al balzo delle importazioni e al forte aumento della fuga di capitali dal Paese.
Il rublo russo è quindi crollato in questa settimana al punto più basso dallo scorso aprile. Secondo la Borsa di Mosca, venerdì il tasso di cambio segnava oltre 83 rubli per dollaro e più di 91 rubli per euro.
Da evidenziare, che il rublo ha registrato un tonfo a 113 contro il dollaro dopo che il presidente Vladimir Putin ha ordinato l’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022, sebbene la banca centrale russa e il ministero delle Finanze abbiano poi stabilizzato la valuta, fino a farla rafforzare a 50 per dollaro a luglio.
L’andamento di questa prima settimana di aprile 2023, però, ha riportato in primo piano le crepe dell’economia russa e gli effetti della guerra e delle sanzioni su Mosca: cosa significa che il rublo è crollato?
Tonfo del rublo, tra le tre valute peggiore al mondo nel 2023
Il rublo ha registrato la terza peggiore performance tra le valute globali finora quest’anno, dietro solo alla sterlina egiziana e al peso argentino, secondo i calcoli dell’agenzia di stampa Reuters.
I trader hanno affermato che la recente ripresa dei prezzi del petrolio rispetto ai ribassi del mese scorso probabilmente sosterrà la valuta nelle prossime settimane. La Russia, infatti, è il secondo esportatore mondiale di petrolio dopo l’Arabia Saudita.
Intanto, però, cominciano a diffondersi stati d’animo tesi nella nazione di Putin, con racconti di code agli sportelli bancari di San Pietroburgo per acquistare euro e dollari.
Cosa sta succedendo in Russia? Il rublo sta subendo la pressione degli afflussi commerciali in quanto le importazioni acquistano slancio e le esportazioni continuano a diminuire.
Tuttavia, la recente approvazione da parte del presidente Vladimir Putin di un accordo che consente al colosso energetico britannico Shell di scaricare la sua partecipazione nel progetto dell’oleodotto Sakhalin-2 nell’Estremo Oriente russo si è aggiunta al mix di forze che stanno abbattendo la valuta.
L’accordo consente a Shell di trasferire oltre 94 miliardi di rubli ($1,2 miliardi) di proventi dalla vendita del suo progetto di gasdotto all’estero. Novatek, il secondo più grande produttore di gas naturale della Russia, dovrebbe acquisire la quota come parte dell’accordo, secondo il rapporto del Moscow Times .
Decine di società straniere si sono ritirate dalla Russia da quando Mosca ha lanciato la sua invasione dell’Ucraina lo scorso anno nonostante il divieto di vendere i propri beni in Russia senza l’approvazione di una speciale commissione governativa.
Secondo Bloomberg, le società straniere che hanno lasciato la Russia lo scorso anno hanno venduto collettivamente asset per un valore compreso tra 15 e 20 miliardi di dollari.
Circa 2.000 società straniere sono in attesa di ricevere il permesso dal governo russo per vendere le loro attività con sede in Russia e rimpatriare capitali all’estero.
“A giudicare dalla scarsa liquidità del mercato valutario, ma anche dalla mancanza di trasparenza nell’approvazione di questo tipo di accordi, tutto ciò porterà a una maggiore volatilità nei confronti del dollaro e dell’euro”, ha scritto su Telegram l’economista Gregory Bazhenov citato dal Moscow Times.
Il clima è teso. Il ministro delle finanze russo Anton Siluanov non ha menzionato i deflussi di capitali causati dall’esodo di società straniere come uno dei fattori che hanno contribuito al recente deprezzamento del rublo, sostenendo invece che la colpa era del crollo dei proventi delle esportazioni e dell’aumento delle importazioni.
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