La decisione presa dopo il vertice BRICS che si è svolto a Kazan lo scorso ottobre. Ecco i paesi coinvolti e perché.
Lo scorso fine ottobre a Kazan, in Russia, si è svolto il 16° vertice dei paesi BRICS. Con tale acronimo si intendono le principali economie emergenti non occidentali che comprendono Brasile, Russia, Cina, India e Sudafrica a cui poi ad inizio 2024 si sono aggiunte Etiopia, Egitto, Iran, Emirati Arabi Uniti. L’Arabia Saudita è stata invitata ma non ha ancora accettato l’ingresso.
L’obiettivo del summit dei paesi BRICS è unirsi per avere maggiore rappresentatività a livello mondiale. Considerato che i paesi BRICS comprendono quasi la metà della popolazione mondiale, possiedono il 35% del Pil globale e sono produttori di petrolio e altri minerali come rame, litio, acciaio e alluminio fondamentali per lo sviluppo economico,, ecco che chiedono più voce in capitolo con il riferimento chiaramente al G7 dove le potenze mondiali prendono decisioni unanimi per tutto il mondo.
Tra i vari temi trattati al summit di Kazan c’è in primis la risoluzione dei conflitti in Ucraina e Medio Oriente, il rafforzamento della cooperazione internazionale e la creazione di un’alternativa dal punto di vista dei pagamenti e scambi internazionali. Ed è proprio su questo punto che si è discusso molto con la Russia che si è fatta avanti per costruire nei paesi BRICS nuove strutture di mining di Bitcoin e di elaborazione basata sull’intelligenza artificiale. Dietro questa scelta ci sono diversi motivi.
Perché la Russia ha deciso di produrre bitcoin in questi Paesi
Il fondo russo per gli investimenti diretti (RDIF) e il più importante operatore nazionale di data center BitRiver, hanno annunciato di aver siglato una partnership per realizzare progetti mirati a introdurre la tecnologia dell’intelligenza artificiale (IA), incrementare la quota della Russia nel mercato globale delle capacità di calcolo e costruire centri di mining per Bitcoin e per l’elaborazione dell’IA nei paesi BRICS.
RDIF è il fondo di investimento sovrano russo creato dal governo nel 2011 con l’obiettivo di attrarre investimenti in vari settori dell’economia del paese. BitRiver è il più grande operatore russo di data center per l’elaborazione ad alta intensità energetica, come il mining o l’intelligenza artificiale. Gestisce attualmente 21 data center in Russia e altri 10 sono in costruzione.
Il vantaggio per le economie emergenti è ampio. Secondo le stime di RDIF, la potenziale crescita del PIL dei paesi BRICS dovuta all’introduzione delle tecnologie AI ammonterà a circa l’1,2%, ovvero 340 miliardi di euro all’anno.
Per la Russia, che vanta una grande esperienza nella gestione di data center ad alta intensità energetica, questa scelta ha diversi motivi. In primis per cercare di assicurarsi un vantaggio geopolitico. Poiché diverse nazioni emergenti sono ancora carenti da un punto di vista di infrastrutture IT avanzate, il coinvolgimento della Russia potrebbe essere un’opportunità per espandere la propria sfera di influenza.
Il secondo motivo è dovuto al blocco occidentale delle transazioni dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Tra le sanzioni che la Nato ha comminato alla Russia, troviamo proprio il blocco economico e l’impossibilità per le aziende russe di chiudere transazioni con il resto del mondo. Per arginare il problema ecco che Putin sta pensando di trovare canali di pagamento alternativi, come ad esempio le criptovalute che rappresenterebbero un’alternativa all’attuale sistema.
L’idea di usare le criptovalute per regolare i pagamenti tra i paesi BRICS è stata lanciata per la prima volta l’anno scorso. L’assistente presidenziale russo Yury Ushakov disse che la Russia si sarebbe impegnata a creare un sistema di pagamento indipendente basato su valute digitali e blockchain. «Riteniamo che un obiettivo importante per il futuro sia la creazione di un sistema di pagamento indipendente all’interno dei BRICS, che si basi sulle tecnologie più moderne, come le valute digitali e la blockchain», le sue parole. E quanto discusso nella riunione di Kazan viaggia proprio verso questa direzione.
Poi sarà un caso ma la decisione è arrivata proprio pochi giorni dopo l’entrata in vigore della legge russa che legalizza il mining di criptovalute. Una cosa prima illegale in Russia. Non mancano comunque le limitazioni. La legge impone a tutti i miner di Bitcoin di registrarsi presso il Registro fiscale federale russo e di inviare elenchi di modelli di apparecchiature e indirizzi di wallet.
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