Nuovo scontro nella maggioranza: il disaccordo è sulla proposta di regolarizzare centinaia di migranti ora illegali per farli lavorare nel settore agricolo. La ministra Bellanova è determinata sulla sanatoria e minaccia dimissioni dinanzi al no del M5S.
Governo in agitazione in vista del Decreto Maggio. Questa volta lo scontro nella maggioranza riguarda la regolarizzazione di migranti illegali proposta dal ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova.
La questione sta suscitando malumori crescenti soprattutto nel Movimento 5 Stelle, contrario alla logica della sanatoria e in contrasto con la visione politica espressa dalla ministra di Italia Viva.
Aria di dimissioni nell’esecutivo? L’ipotesi non è del tutto infondata visto che la Bellanova ha lasciato intendere che potrebbe essere inutile per lei continuare a restare al Governo senza riuscire a risolvere i problemi esistenti. Quali, appunto, quello della presenza di 600mila stranieri irregolari.
Legalizzarli significherebbe aiutare il settore agricolo e dare un segno contro la criminalità a detta della ministra. Il no dei grillini sembra determinato. Cosa accadrà con la presentazione del Decreto Maggio?
Regolarizzare i migranti: perché è scontro nel Governo?
Vito Crimi all’attacco sulla proposta della ministra Bellanova di regolarizzare le migliaia di migranti che affollano soprattutto le baraccopoli delle campagne italiane.
Un tema spinoso, questo degli stranieri illegali sul nostro territorio, che oltre ad agitare il populismo delle opposizioni, con la Lega che grida allo scandalo, sta spaccando la stessa maggioranza.
Il capo politico del Movimento 5 Stelle non ha usato mezzi termini sulla volontà di regolarizzare i migranti per impiegarli nel settore agricolo in crisi di manodopera a causa del coronavirus. Queste le sue parole:
“Continueremo a fare tutto quello che serve per fare emersione di lavoro nero, che siano italiani o stranieri. Ma se si pensa a una sanatoria modello Maroni, Bossi, Fini e altri noi non ci stiamo. Se concediamo uno status di regolarizzazione a chi è in Italia illegalmente, consentiamo a queste persone di continuare a svolgere lavoro nero ed essere oggetto di sfruttamento”
Il ragionamento di Crimi è esplicito: sì alla lotta al lavoro nero, no alla regolarizzazione degli stranieri.
Altrettanto netta, però, è la posizione della Bellanova sul tema e sulla sua proposta di sanatoria:
“Non regolarizzare questi lavoratori significa essere protagonisti principali della diffusione dell’illegalità, della concorrenza sleale e dell’alimentazione del caporalato. Abbiamo centinaia di migliaia di persone chiuse nei ghetti in condizioni disumane, che non hanno un permesso di soggiorno e non hanno avuto accesso alla profilassi sanitaria. Queste persone rischiano di essere un problema per se stessi e per i cittadini italiani”.
L’idea del ministero dell’Agricoltura è di introdurre la misura già nel Decreto Maggio, facendo avere un permesso di soggiorno di 6 mesi agli stranieri che potrebbero lavorare ma sono imprigionati nell’illegalità.
Lo scontro c’è ed è l’ennesimo scoglio per il Governo Conte in questa delicata fase di ripartenza economica.
Dimissioni in arrivo dalla Bellanova?
La questione della sanatoria per i migranti rischia di avere conseguenze inaspettate per la tenuta dell’esecutivo: le dimissioni della ministra Bellanova.
La sua lotta a favore della regolarizzazione degli stranieri, infatti, sembra imprescindibile per continuare il mandato istituzionale. Le sue ultime dichiarazioni, quindi, lasciano intendere addirittura il passo indietro:
“Un governo non può non risolvere questa contraddizione [irregolari stranieri] Se non la risolve, è evidente che persone come me non sono utili nella loro funzione. Quando si fa parte del Governo si hanno onori e responsabilità. Lavoro con grande intensità e con passione, lo faccio se è funzionale a risolvere problemi.”
La posizione della ministra dell’Agricoltura pare, al momento, essere osteggiata soltanto dal Movimento 5 Stelle tra i partiti di maggioranza. Le dimissioni, però, sarebbero uno strappo non da poco, vista la precarietà del Governo Conte e l’entità dei problemi da risolvere per l’Italia.
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