Si può intestare casa alla moglie dopo averla acquistata? Quali sono i vantaggi della donazione di un immobile al coniuge e cosa accade in caso di separazione o divorzio? Facciamo chiarezza.
Dopo aver acquistato un immobile la scelta dell’intestazione è piuttosto libera. Difatti è possibile comprare una casa e decidere di non intestarlo a se stessi, ma ad un’altra persona. Questa può essere indifferentemente un componente della famiglia (coniuge, figlio, ecc.) oppure anche un semplice amico o conoscente.
Dopo il matrimonio quindi si può scegliere di intestare al coniuge il proprio immobile attraverso una donazione. Attenzione però, il presupposto necessario è che la coppia si trovi in regime di separazione dei beni. Questo perché, chi si trova in stato di comunione, accetta la comproprietà dei beni e non può scioglierla se non con la separazione della coppia.
Le ragioni che spingono ad una scelta del genere sono diverse. Il più delle volte si tratta di una convenienza fiscale: avere due immobili di proprietà intestati a persone diverse, consente di ottenere dei bonus fiscali che lo stesso soggetto non potrebbe sfruttare più di una volta.
Eppure, nonostante il risparmio sia quasi sempre evidente, la donazione comporta dei rischi, eventualità scomode collegate al trasferimento definitivo della proprietà.
Vediamo di seguito quanto conviene intestare la casa alla propria moglie, quali sono i vantaggi fiscali e in quali circostanze questa scelta potrebbe risultare sconveniente.
Intestare casa alla moglie: perché fare questa scelta
Partiamo dal presupposto che intestare la casa ad un solo coniuge rimane sempre la soluzione più semplice alla quale ricorrere.
Si tratta di una possibilità che la coppia deve tenere in considerazione al momento dell’acquisto di un immobile, sia che si tratti di intestare la prima casa alla moglie sia nel caso in cui si tratta di intestare una seconda proprietà.
Nel caso della prima casa ricordiamo che donando l’immobile acquistato, rimangono valide tutte le agevolazioni fiscali che di seguito elencheremo, anche se non sono ancora trascorsi cinque anni dal rogito.
Inoltre, la decisione andrebbe presa considerando non solo la serie di aspetti fiscali e tutte quelle regole imposte dalla normativa sul patrimonio familiare, ma anche alla luce di una eventuale separazione o divorzio.
Intestare casa alla moglie: le agevolazioni fiscali per la prima casa
Secondo la legge, in sede di acquisto per successione o donazione, è possibile fruire delle agevolazioni per la prima casa riguardo alle imposte ipotecarie e catastali. Imposte che, in tal caso, hanno importi fissi, anziché nella misura complessiva del 3% del valore degli immobili.
L’acquisto della prima casa prevede delle agevolazioni fiscali significative, ma è bene ricordare anche che, per poterne usufruire, è necessario possedere determinati requisiti.
Ecco perché, prima di decidere a chi intestare, è opportuno valutare tutte le possibilità.
Se si acquista direttamente dal costruttore, ad esempio, l’aliquota Iva è del 4% (anziché 10% o 22%) e le imposte di registro, catastali ed ipotecarie sono fisse (200 euro ciascuna).
Nel caso in cui, invece, si compri l’immobile da un privato, l’Iva è assente. Le imposte di registro ammontano al 2% e quelle catastali e ipotecarie sono pari a 50 euro cadauna.
Per poter usufruire di tali agevolazioni è indispensabile che l’intestatario risieda nel Comune in cui si trova l’immobile, o almeno che svolga in quel Comune la propria attività lavorativa.
Inoltre, è fondamentale che non abbia già altre case intestate, altrimenti, giustamente, non la si potrebbe considerare come “prima casa”. Fanno eccezione i casi in cui sia già esistente una “prima casa”, a patto che questa venga poi venduta o donata entro il termine di un anno.
Tutte queste agevolazioni rientrano nella cosiddetta definizione di «bonus prima casa» e spetta una sola volta a contribuente.
Tornando dunque all’argomento qui esaminato, chi ha intenzione di comprare una seconda casa e godere del «bonus prima casa» deve intestare la nuova al coniuge o deve cedere a quest’ultimo la precedente.
Solo così potrà ottenere l’Iva al 4% anziché al 10%, se compra da ditta, o l’imposta di registro al 2% anziché al 9%, se compra da privato o se riceve in donazione o eredità.
Inoltre si potrà non pagare l’Imu sulla casa se questa costituisce l’abitazione principale del contribuente e del suo nucleo familiare.
Il che significa che nella casa:
- va fissata la residenza della moglie e del marito;
- va fissata la dimora abituale della moglie e del marito (ossia il luogo ove questi abitano per la parte prevalente dell’anno).
Sotto questo profilo, quindi, intestare casa alla moglie è certamente un vantaggio enorme in termini di risparmio di imposte.
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Intestare casa alla moglie: ci sono dei termini per la donazione?
La legge italiana, nel caso di donazione, non prevede termini entro i quali vada fatta al coniuge. E non è neppure previsto il limite dei cinque anni dal precedente acquisto che è invece valido nel caso di vendita.
Come sappiamo, chi ha ricevuto un’abitazione usufruendo del cosiddetto “bonus prima casa”, non può rivenderla prima di cinque anni, ma può invece donarla senza il rischio di subire le sanzioni del Fisco (sanzioni pari al 30% dell’imposta non versata all’atto dell’acquisto).
Peraltro, non ci sono veti al fatto di donare una casa ricevuta a suo tempo in donazione.
Intestare la casa alla moglie: tutela dai creditori
Tra le ragioni che spingono la coppia a volte scegliere l’intestazione alla moglie c’è anche la tutela dai creditori; difatti, una volta che il bene è uscito fuori dalla proprietà del debitore, non può più essere soggetto ad esecuzione forzata.
Chi ha debiti o teme un pignoramento pertanto, attraverso l’intestazione del proprio immobile alla moglie, se ne spoglierà, e renderà il bene impignorabile.
Bisogna fare attenzione, però, perché la legge tutela i creditori, anche se entro un periodo limitato. Essi potrebbero agire in tribunale entro 5 anni dalla donazione per chiederne la revoca (cosiddetta «azione revocatoria»), dimostrando che, a seguito di tale intestazione del bene al coniuge, il debitore sia rimasto sostanzialmente privo di altri beni utilmente pignorabili.
Se poi il pignoramento viene iscritto entro 1 anno dalla donazione, per pignorare l’immobile non c’è neanche bisogno della revocatoria.
Insomma, intestare la casa alla moglie può avere i suoi benefici ma a patto di fare il trasferimento di proprietà prima che ci sia un debito o che sopraggiunga la morosità. Dopo, infatti, è molto probabile che i creditori contestino l’atto.
Intestare la casa alla moglie: cosa accade in caso di divorzio o separazione?
Se l’intestazione alla moglie è stata fatta solo per ottenere benefici fiscali o tutela dei creditori senza un consensuale patto tra i due soggetti e alleanza coniugale, allora potrebbero sorgere dei problemi non sottovalutabili qualora si presentasse una circostanza di separazione o divorzio dei due.
Il bene resterà al coniuge che ne è divenuto proprietario e la restituzione dell’immobile in caso di divorzio non è cosa facile, mai, a meno di dimostrare che la donazione è fittizia.
Bisognerà intraprendere un’azione legale: le donazioni non possono essere revocate a meno che le parti non sottoscrivano una dichiarazione in cui ammettono lo scopo simulatorio del passaggio di titolarità e si impegnano a revocare il trasferimento. Si può così revocare la donazione per ingratitudine o per «simulazione», cioè ammettendo che la donazione è stata fatta soltanto apparentemente e compiuta per specifici scopi.
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