Nuova tegola su STM, ad un mese dalla revisione delle stime sui ricavi per il 2024: gli investitori americani hanno avviato una class action contro l’azienda dei semiconduttori. Cosa sta succedendo.
STMicroelectronics (STM) si trova al centro di una tempesta finanziaria che potrebbe avere gravi conseguenze per il titolo in Borsa. A seguito del crollo del titolo avvenuto a fine luglio, due studi legali americani hanno avviato una class action contro l’azienda e i suoi vertici, accusandoli di aver fornito previsioni fuorvianti sui ricavi, causando ingenti perdite per gli investitori.
Il 25 luglio STM ha tagliato drasticamente le sue previsioni di fatturato per il 2024, riducendole da 14-15 miliardi di dollari a 13,2-13,7 miliardi, dopo un inizio anno in cui la stima era di 17 miliardi. Questo ha scatenato una reazione negativa del mercato, con il titolo che ha perso quasi il 14% in un solo giorno, passando da circa 37 euro a 26,6 euro, per poi stabilizzarsi intorno ai 28 euro.
La situazione è resa ancora più complessa dai rating contrastanti delle banche d’affari. Stifel, pur mantenendo un giudizio di “acquisto”, ha ridotto il target price da 43 a 38 euro, riflettendo una cautela sulle prospettive future del titolo. Anche Bernstein ha rivisto al ribasso il proprio obiettivo, passando da 54 a 41 euro, pur mantenendo una raccomandazione “buy”. Questi tagli riflettono l’incertezza che circonda il titolo, con il rischio che ulteriori sviluppi negativi possano penalizzare ulteriormente la performance delle azioni.
La class action potrebbe aggravare ulteriormente la situazione per STM, con possibili danni economici significativi derivanti da un eventuale risarcimento agli investitori. La sfida per la società sarà quella di riconquistare la fiducia del mercato, dimostrando una gestione più trasparente e una maggiore precisione nelle previsioni future. Tuttavia, se le prospettive di crescita continueranno a peggiorare, il titolo potrebbe subire ulteriori pressioni al ribasso, con conseguenze pesanti per gli azionisti.
STM: strategie operative con i Turbo Certificates di UniCredit
Le azioni STM stanno cercando di recuperare terreno dopo il sell-off di fine luglio. Per il momento i supporti in area 26 hanno offerto una sponda a una reazione senza slancio, arenata in area 28-28,50. Servirà una stabilizzazione sopra questi livelli per credere in un recupero duraturo verso i 31 euro, prima, e fino ad area 36. Il gap lasciato aperto il 25 luglio verrebbe colmato a 36,88 euro. Nella direzione opposta, discese sotto 26 euro comporterebbero un ulteriore aggravamento della situazione, preludendo a discese verso i 23 euro.
Per operare long su STM potrebbe aver senso utilizzare un certificato Turbo Open End di Unicredit con ISIN DE000HD7TY22. Il certificato ha come sottostante STM e presenta una barriera distante attualmente il 13,93%.
Per operare Short, invece, potrebbe essere appropriato utilizzare il certificato Turbo Open End Short di Unicredit con ISIN DE000HD864L5, avente una barriera distante il 17,93% come sottostante STM.
Ricordiamo che tale barriera corrisponde a un vero e proprio stop loss, intrinseco nel prodotto, toccato il quale si genera automaticamente la chiusura della posizione.
I certificati Turbo Open End di Unicredit, inoltre, eliminano il problema del limite temporale dall’investimento senza però mantenere la presenza del fastidioso effetto compounding. Sono comunque strumenti finanziari complessi: per le operazioni di trading resta importante settare uno stop loss sulla base delle proprie esigenze e delle giuste regole di money management.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Argomenti