Taglio Irpef al ceto medio, si va verso l’aliquota al 33%

Patrizia Del Pidio

20 Gennaio 2025 - 15:09

I tempi per il taglio dell’Irpef al ceto medio che porterebbero l’aliquota al 35% a scendere al 33% sono quasi maturi. Quando scendono le tasse?

La Legge di Bilancio 2025 non ha portato allo sperato e annunciato taglio Irpef per il ceto medio, ma a quanto sembra i tempi sembrano essere quasi maturi per ridurre la seconda aliquota al 33%.

Alcuni esponenti del Governo, infatti, indicano che i tempi di realizzazione saranno relativamente brevi, mentre altri continuano a ribadire che il taglio si farà sicuramente nel 2025. ma in base alle coperture finanziarie.

Marco Osnato, presidente della Commissione Finanze della Camera appare abbastanza ottimista sulle tempistiche parlando di un attesa di qualche settimana.

L’abbassamento dell’Irpef per i redditi sopra i 28.000 euro era vincolato all’andamento del concordato preventivo biennale, ma è slittato per mancanza di coperture.

Da una parte il gettito del concordato non è riuscito a coprire i costi che la riduzione dell’aliquota comportava, dall’altra si è aggiunta la necessità di consolidare i conti pubblici. Il taglio dell’Irpef si farà, e sembra essere una delle priorità del 2025, ma entro che tempistiche?

Priorità al ceto medio nel 2025

Il vice ministro all’Economia, Maurizio Leo, tornando a parlare della riforma fiscale annuncia che «il governo conta di percorrere, con ancora più convinzione, il cammino di riforma fiscale, avviato con l’approvazione della legge delega nell’agosto del 2023».

Leo aggiunge anche che il 2025 sarà l’anno del taglio delle tasse al ceto medio, visto che una delle colonne portanti della riforma è proprio la riduzione della pressione fiscale.

Sulla questione si sbilancia anche la Premier, Giorgia Meloni, che nella conferenza stampa di inizio anno ha ribadito:

Cercheremo di fare dei passi graduali e sicuramente, risorse permettendo, quest’anno un’attenzione riconoscibile credo che vada data al cedo medio.

Obiettivo aliquota unica

Ricordiamo che l’obiettivo della riforma fiscale è quello di arrivare all’aliquota unica e che il taglio dell’Irpef al ceto medio è solo un passo che porta verso quella direzione. La progressività dell’Irpef con un’unica aliquota, poi, si recupererebbe attraverso le detrazioni. La delega per l’attuazione della riforma fiscale scade ad agosto e pertanto i decreti legislativi dovranno essere approvati tutto entro luglio.

Proprio per questo appare evidente che i tempi per tagliare l’Irpef al ceto medio potrebbero essere considerati maturi al punto che Osnato ha dichiarato che

Tra qualche settimana avremo una bella novità per il ceto medio, cioè l’abbassamento dell’aliquota al 33% per chi reddito sopra i 40 mila euro, ma lo scaglione non è ancora certo, ci stiamo lavorando.

Taglio Irpef al ceto medio, tutto rimandato

La modifica era stata annunciata dalla metà del 2024, ma essendo legata al maggior gettito portato dal concordato preventivo biennale, non è stata inserita nel testo della Manovra. La speranza era, anche, che potesse essere aggiunta nel testo durante l’iter parlamentare, ma così non è stato.

Il governo aveva manifestato a più riprese l’intenzione di intervenire sull’aliquota al 35% che grava su chi guadagna da 28.000 a 50.000 euro utilizzando il tesoretto proveniente dal patto con il Fisco delle partite Iva.

Il concordato non è stato sottoscritto dal numero di autonomi sperato e ha garantito un incasso non sufficiente per coprire l’intervento sull’Irpef. Anche la riapertura dei termini per aderire, fino al 12 dicembre, sicuramente non ha consentito di raggiungere il gettito necessario per l’intervento e proprio per questo il taglio della seconda aliquota Irpef non è stato inserito nella Manovra.

Prima o poi ci saranno meno tasse per chi guadagna più di 28.000 euro, ma bisogna attendere di mettere ordine nei conti pubblici, prima.

Quello che è certo è che il Governo è intenzionato a intervenire sull’aliquota al 35% e su questo non c’è nessun dubbio. Le intenzioni in tal senso sono state ribadite in più di un’occasione dal viceministro all’Economia, Maurizio Leo. Si tratta di un percorso che proseguirebbe quello iniziato lo scorso anno quando da quattro aliquote e scaglioni si è passati a tre accorpando il primo e secondo scaglione di reddito per andare a tutelare le fasce più deboli della popolazione. L’intervento a cui si mira nel futuro, quanto prossimo non si sa, riguarda una riduzione del peso dell’Irpef per gli scaglioni successivi al primo.

Meno tasse per chi guadagna più di 28.000 euro, le ipotesi avanzate

Una delle ipotesi avanzate a tal riguardo prevedeva una riduzione del secondo scaglione di reddito, quello che si riferisce a chi guadagna tra 28.000 e 50.000 euro. Per queste tipologie di reddito oggi è prevista un’aliquota al 35%.

L’ipotesi vorrebbe che questa aliquota sia abbassata di due punti percentuali portandola dal 35% al 33%. Si era parlato anche di un intervento che potesse ampliare l’attuale secondo scaglione di reddito (da 28.000 a 50.000 euro) fino ai 60.000 euro per sottoporre a tassazione del 43% solo chi guadagna oltre 60.000 euro.

Appare chiaro che le risorse limitate che sono state messe a disposizione per la manovra di fine anno (la maggior parte delle quali serviranno a confermare l’Irpef a tre aliquote e il taglio del cuneo fiscale), non permettono di intervenire in tal senso. La promessa, in ogni caso, è che il taglio dell’Irepf è solo rimandato. C’è chi parla di gennaio, con un decreto apposito, ma va detto che qualsiasi intervento si realizza a gennaio avrà effetto solo a partire dal 1° gennaio 2026 perchè una modifica all’Irpef non può essere retroattiva.

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