Busta paga gennaio 2025, ecco chi e perché prende meno soldi

Simone Micocci

3 Febbraio 2025 - 17:56

La busta paga di gennaio è cambiata e non è detto sia una buona notizia. Ecco chi guadagna di meno.

Busta paga gennaio 2025, ecco chi e perché prende meno soldi

A giorni verrà pagato lo stipendio di gennaio, che per alcuni lavoratori in realtà è già arrivato, portando con sé, non sempre in realtà, un’amara sorpresa. Tra dicembre e gennaio, infatti, c’è stato il passaggio alle nuove regole del taglio del cuneo fiscale come descritto in legge di Bilancio 2025, con il quale si è passati da uno sgravio contributivo (che non viene più riconosciuto) a una revisione dell’imposta dovuta attraverso, a seconda del reddito, il riconoscimento di un nuovo trattamento integrativo o di un aumento della detrazione per redditi da lavoro dipendenti.

Questa operazione, nonostante le rassicurazioni del governo, potrebbe comportare - a parità di lordo - un netto differente rispetto a quello percepito per tutto il corso del 2024. E ci sono molti lavoratori che ne saranno penalizzati, arrivando a guadagnare meno soldi.

E non ci sono solo le nuove regole del taglio del cuneo fiscale da cui guardarsi: sempre con la legge di Bilancio 2025 sono state cancellate le detrazioni per figli a carico sopra i 30 anni, così come per quanto riguarda il bonus mamme per il momento continuerà a essere erogato solamente alle lavoratrici che hanno almeno tre figli di cui almeno uno minorenne. Per coloro che hanno solo due figli, e di cui almeno uno di età inferiore ai 10 anni, invece, nonostante la proroga prevista dall’ultima manovra manca ancora il decreto attuativo che ne permetterebbe l’applicazione in busta paga (anche perché non è stato ancora definito l’importo massimo della detrazione).

Queste novità meritano di un aggiornamento in modo che i lavoratori possano comprendere cosa è cambiato nella busta paga di gennaio e quali sono le regole utilizzate per il calcolo dello stipendio netto.

Cosa non c’è più nella busta paga di gennaio

A decorrere dall’1 gennaio 2025 per tutti i lavoratori - a eccezione delle lavoratrici che beneficiano del cosiddetto “bonus mamme” delle quali parleremo di seguito - l’aliquota contributiva tornerà a essere applicata per intero, quindi al 9,19% per i dipendenti del settore privato e all’8,80% nel pubblico impiego.

Lo scorso anno invece non è stato così, dal momento che sulle buste paga di importo non superiore a 2.692 euro è stato applicato un taglio del:

  • 7% se lo stipendio lordo non superava i 1.923 euro lordi (in prospettiva un reddito di 25.000 euro l’anno);
  • 6% se lo stipendio lordo superava i 1.923 euro ma non i 2.692 euro lordi (quindi 35.000 euro di reddito).

Questo sgravio contributivo sparisce nel 2025: significa che tornerete a versare integralmente i contributi secondo la quota definita dalla legge, con il rischio appunto che lo stipendio netto risulti più basso. Ma a compensare questa perdita c’è il nuovo taglio del cuneo fiscale: vediamo come funziona.

Cosa c’è nella busta paga di gennaio 2025

Con la riforma del taglio del cuneo fiscale come disciplinata dalla legge di Bilancio 2025, il governo interviene sulle imposte, riconoscendo - a seconda del reddito percepito - un nuovo trattamento integrativo, che si va ad aggiungere all’ex bonus Renzi già applicato per coloro che guadagnano fino a 15.000 euro l’anno, o un aumento della detrazione sul reddito da lavoro dipendente.

Più precisamente, per chi ha un reddito annuo che non supera i 20.000 euro, quindi con uno stipendio lordo fino a 1.538 euro lordi, spetta un trattamento integrativo calcolato in percentuale sullo stipendio in base alle seguenti aliquote:

  • 7,1%, se il reddito di lavoro dipendente non è superiore a 8.500 euro (653 euro lordi);
  • 5,3%, se il reddito di lavoro dipendente è superiore a 8.500 euro ma non
  • a 15.000 euro (1.153 euro al mese);
  • 4,8%, se il reddito di lavoro dipendente è superiore a 15.000 euro.

Nel migliore dei casi, quindi per chi si avvicina alla soglia dei 20.000 euro, spetta un aumento di circa 80 euro al mese. Con uno stipendio superiore a 20.000 euro e fino a un massimo di 32.000 euro (2.461 euro lordi circa) spetta un aumento della detrazione per redditi da lavoro pari a 1.000 euro l’anno, a fronte di un incremento mensile di circa 83 euro.

Sopra i 32.000 la detrazione si riduce progressivamente fino al raggiungimento della soglia di 40.000 euro attraverso questa formula:

1.000 * [(40.000 - Reddito complessivo)]/8.000

Chi ci guadagna e chi no

Queste nuove regole riducono la pressione fiscale in busta paga ma attenzione perché al tempo stesso bisogna appunto rinunciare a quanto veniva riconosciuto grazie allo sgravio contributivo. A tal proposito, abbiamo realizzato una tabella con le differenze tra quanto spettava nel 2024 con la riduzione dei contributi rispetto al 2025 con l’alleggerimento delle imposte.

Retribuzione annua lorda Retribuzione mensile lorda Aumento netto nel 2024 Aumento netto nel 2025 Differenza in busta paga
10.000 euro 769 euro 44 euro 44,17 euro 0,17 euro
12.500 euro 961 euro 56 euro 55,21 euro -0,79 euro
15.000 euro 1.153 euro 67 euro 66,25 euro -0,75 euro
17.500 euro 1.346 euro 67 euro 70,00 euro 3,00 euro
20.000 euro 1.538 euro 76 euro 80,00 euro 4,00 euro
22.500 euro 1.730 euro 86 euro 83,33 euro -2,67 euro
25.000 euro 1.923 euro 96 euro 83,33 euro -12,67 euro
27.500 euro 2.115 euro 90 euro 83,33 euro -6,67 euro
30.000 euro 2.307 euro 90 euro 83,33 euro -6,67 euro
32.500 euro 2.500 euro 91 euro 78,12 euro -12,88 euro
35.000 euro 2.692 euro 98 euro 52,08 euro -45,92 euro
38.000 euro 2.923 euro - 20,83 euro 20,83 euro

A guadagnarci sono solo coloro che guadagnano più di 35.000 euro che erano esclusi dallo sgravio contributivo. Chi invece in questi anni ha goduto del taglio dei contributi nella maggior parte dei casi non vedrà differenze significative o ancora peggio subirà un taglio. In particolare a dover essere preoccupati sono quei lavoratori che sono vicini alla soglia dei 35.000 euro, per i quali a gennaio potrebbero esserci circa 45 euro in meno sullo stipendio netto.

E attenzione, perché c’è da considerare anche che a decorrere da questo mese in busta paga non vengono più riconosciute le detrazioni per figli a carico con più di 30 anni, con il rischio quindi di perdere altri 80 euro in busta paga.

Chi perde il bonus Renzi

Inoltre, chi ha una retribuzione lorda tra 8.500 e 9.000 euro rischia di perdere fino a 1.200 euro all’anno perché, con la Legge di Bilancio 2025, viene meno lo sgravio contributivo che nel 2024 aveva permesso a molti lavoratori di rientrare nella soglia di reddito necessaria per ottenere il trattamento integrativo (ex «bonus Renzi»).

Nel 2024, grazie allo sgravio del 7% sui contributi previdenziali, la base imponibile Irpef di questi lavoratori risultava più alta, permettendo loro di superare la soglia minima di 8.174 euro necessaria per ricevere il bonus di 100 euro mensili (1.200 euro annui).

Nel 2025, con la fine dello sgravio, questi lavoratori torneranno a pagare la normale aliquota contributiva, riducendo il loro reddito imponibile sotto la soglia necessaria per ottenere il trattamento integrativo. Di conseguenza, perderanno il diritto ai 100 euro mensili che ricevevano nel 2024.

Il caso particolare delle lavoratrici con figli

Discorso differente per le lavoratrici con figli che beneficiano dello sgravio contributivo fino a 3.000 euro riconosciuto dalla legge di Bilancio 2024. Nel dettaglio, ci riferiamo a coloro che hanno almeno 3 figli di cui almeno uno minorenne, per le quali lo sgravio contributivo verrà riconosciuto fino al 2026.

A queste, quindi, si somma tanto l’azzeramento - fino a 3.000 euro - dei contributi quanto la riduzione delle imposte applicata dalla legge di Bilancio 2025.

Discorso differente per le lavoratrici con due figli di cui almeno uno minore di 10 anni, per le quali il bonus mamme è stato prorogato dalla legge di Bilancio 2025 ma servirà un decreto apposito per la sua applicazione in busta paga. Queste lavoratrici, quindi, in busta paga a gennaio torneranno a versare i contributi interamente; poi una volta che ci sarà il decreto con relativo adeguamento riceveranno anche gli arretrati per le prime mensilità dell’anno.

Iscriviti a Money.it