Arrivano gli aumenti della Tari con impennata dei prezzi che graverà su gran parte dei cittadini. Ecco dove la tassa sull’immondizia si pagherà di più.
Aumenti Tari 2024, stangata in arrivo da nord a sud. I Comuni aumentano i costi della Tari per ammortizzare l’inflazione, i costi di guerre ed energia. E a pagare, come sempre, sono i cittadini. Dove si pagherà di più?
Anche se gli avvisi di pagamento per la Tari di quest’anno, ai più, non sono ancora arrivati, ci dobbiamo attendere aumenti significativi sulla tassa, visto che tra le altre cose il Governo ha concesso ai Comuni anche più tempo per fissare le tariffe della tassa rifiuti.
Con l’inflazione in aumento ci saranno ripercussioni anche sulla Tari che subirà dei rincari. Saranno i singoli amministratori locali a stabilire, poi, l’ammontare dei rincari stessi. Nel frattempo, però, un emendamento del Governo al decreto Superbonus, porta una proroga al 30 giugno del termine fissato per i Comuni (originariamente al 30 aprile) per approvare le tariffe della Tari.
Di quanto aumenta la Tari?
Lo scenario peggiore lo aveva previsto l’Arera ipotizzando aumenti fino al 14%. Non arriverà a tanto il rincaro, ma ci sarà. A Roma, che già è una delle città dove la tassa sui rifiuti è più cara, è previsto un aumento di circa di il 3% per adeguare i costi del servizio all’inflazione. Già, come dicevamo, Roma e il Lazio in generale, rientravano tra le città e le Regioni in cui la tassa costava di più (in media circa 40 euro in più per una casa di 00 metri quadrati per una famiglia di tre persone).
La buona notizia, nella capitale, è che l’aumento non sarà del 14%, come prospettato dall’Arera, ma solo del 2,87% che, però, dovrebbe azzerarsi il prossimo anno. Restano intatte le esenzioni totali per chi ha Isee fino a 6.500 euro.
La Tari, però, è una tassa a discrezione degli enti locali e gli aumenti non sono uguali in tutta Italia, ma possiamo dire fin da subito che si tratta di rincari generalizzati. Ad esempio, ad Asti gli incrementi vanno dal 5% al 7% per le utenze domestiche e dal 4% al 5% per quelle non domestiche.
A Genova il rincaro tocca punte che sfiora il 7%, ma il rincaro sarà spalmato su 2025 (5,5%) e 2026 (1,8%). Ovviamente le decisioni se applicare o meno il rincaro spetteranno ai singoli amministratori che potranno anche decidere di limare l’aumento e renderlo meno traumatico per i cittadini.
Aumento Tari, da Nord a Sud i rincari
L’aumento della Tari non è limitato solo ad alcuni Comuni, ma sembra piuttosto generalizzato.
A Firenze si attende un rincaro del 3,2% sia per i cittadini che per le imprese mentre a Verona è stato annunciato un aumento del 5,6% (media tra aumento per cittadini e imprese). Proprio a Verona, per ammortizzare il costo del servizio sarebbe servito un rincaro del 7%, ma il Comune ha deciso di contenere il rialzo attingendo alla tassa di soggiorno per sovvenzionare la raccolta rifiuti. Saranno, quindi, i turisti a pagare una parte della Tari dei residenti.
Molto probabilmente non assisteremo a nessun incremento per la Tari a Napoli, dove i cittadini devono ancora riprendersi dalla stangata del 2023 che ha visto un aumento del 13% per i privati e del 20% per le attività commerciali.
Milano anche in controtendenza: da diversi anni il capoluogo lombardo si distingue per avere il costo dell’imposta in diminuzione, anno dopo anno. A Padova la stangata tocca il +3,3% e a Palermo arriva al 6%. La vera batosta la riceveranno i cittadini di Ancona e Perugia dove gli aumenti previsti toccano il 7%.
Non sono risparmiati da questa carrellata di aumenti neanche i Comuni più piccoli o quelli di montagna
Quello che molti cittadini contestano è che a fronte della raccolta differenziata in cui si impegnano, non è stato previsto nessuno sconto sulla Tari. Si attende con ansia che arrivi la Tarip, ovvero la tariffa rifiuti puntuale, ovvero calcolata sulla reale immondizia prodotta (a Bologna, ad esempio, erano stati predisposti dei bidoni con tessera magnetica per registrare il peso della spazzatura che si getta; sono attualmente in funzione ma non pesano ancora i sacchetti che si gettano).
La Tarip non è ancora diffusa in maniera molto ampia e resta, comunque una prerogativa del settentrione. Ad averla adottata, fino a ora, sono circa un migliaio di Comuni. Con una soluzione del genere, che “pesa” o misura solo la spazzatura indifferenziata, i cittadini sono spinti sempre più ad affrontare in modo serio e puntuale la suddivisione dei rifiuti.
La Tarip, infatti, premia i comportamenti virtuosi di coloro che riducono all’osso la produzione di rifiuti non riciclabili. L’ultimo Comune ad aver attuato la soluzione della misurazione dell’immondizia non riciclabile nel Lazio è Genzano di Roma che punta a innalzare la raccolta differenziata al 90%.
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