In esclusiva a Money.it, la conduttrice spiega quali sono i comportamenti virtuosi da adottare per ridurre il nostro impatto ambientale. A cominciare dal cibo
Impossibile non associare il suo nome all’ecologia e al vivere green. E il motivo è semplice: Tessa Gelisio, conduttrice di Cotto e mangiato su Italia 1, da anni si batte in prima linea per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di adottare comportamenti virtuosi a tutela dell’ambiente.
Non a caso, il suo blog Ecocentrica è nato proprio con l’obiettivo di semplificare la vita a chi vuole ridurre il suo impatto ambientale, fornendo consigli e soluzioni semplici riguardo l’alimentazione, la cura della persona, i consumi e gli acquisti.
In questa intervista, la Gelisio in particolare ci spiega perché l’alimentazione biologica è il primo passo da compiere per salvare il nostro Pianeta.
Tessa, in questo momento sei in Sardegna. Dove esattamente?
«Sono sull’isola di Sant’Antioco, presso la mia Tenuta la Sabbiosa»
Tenuta dove produci vino rigorosamente biologico. Come è nata l’idea?
«L’idea è nata quando ho iniziato a frequentare assiduamente l’isola di Sant’Antioco dove ci sono dei vigneti secolari unici al mondo. Unici perché sono vigneti a piede franco, ovvero si tratta di piante non ibride, che non hanno subito innesti, e si trovano fronte mare su sabbia marina.
Si tratta di una vera e propria rarità, tanto che nel mondo solo il 3, 4 per cento dei vini sono prodotti utilizzando le piante originali. E questo anche per via dei costi: le lavorazioni da eseguire sono molte, non si può meccanizzare e industrializzare nulla, e questi vigneti producono poca uva rispetto ad altri.
In sostanza, i costi di produzione sono altissimi e i vigneti vengono di conseguenza abbandonati. Gli anziani smettono di lavorarli e nessuno li sostituisce.
Con Tenuta la Sabbiosa, invece, vogliamo valorizzare questa antica tradizione: pensate che nel mondo di questi vigneti a piede franco su sabbia fronte mare c’è ancora qualcosa in Francia e basta. Per questo sono rarissimi».
Da quanti anni ti occupi di questi vigneti?
«La prima vendemmia commerciale risale al 2016, ma coltiviamo anche uva da tavola biologica e prima abbiamo ovviamente fatto delle prove. Diciamo che sono circa 10 anni».
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10 anni alla Tenuta la Sabbiosa, ma sono molti di più gli anni che ti vedono impegnata in prima linea per parlare di ambiente e sostenibilità. Una passione innata, la tua.
«Sì, assolutamente. E questo anche grazie ai miei genitori che, da sempre ambientalisti, mi hanno stimolato fin da piccola a seguire comportamenti green.
A 14 anni, per esempio, ho iniziato a fare volontariato in un centro di recupero per la fauna selvatica, in particolare tartarughe e cicogne. Un’esperienza per me fondamentale, anche perché l’ambiente era molto stimolante, con ricercatori e volontari provenienti da ogni parte del mondo».
Dall’ambito zoologico, se poi passata a quello biologico.
«Una conseguenza direi naturale: sono partita dalla passione per gli animali, per passare poi ai problemi degli animali e, infine, ai problemi della terra. In altre parole, amo gli animali, gli animali sono in pericolo e lo sono perché è in pericolo la terra. Da qui la domanda: cosa dobbiamo fare per non essere complici o quantomeno ridurre il nostro impatto ambientale?».
E hai trovato la risposta?
«Il primo passo da compiere è sicuramente quello di cambiare l’alimentazione. L’industria agroalimentare nel complesso è la cosa più impattante che esista, per cui occorre mangiare sempre frutta e verdura di stagione, prodotti italiani, prodotti tropicali (tipo caffe, cioccolato, banane) solo se provengono dal commercio equo-solidale e prodotti biologici.
E poi ridurre il consumo di carne e mangiarla solo se proviene da allevamenti biologici o estensivi.
Se tutti seguissimo questa dieta, il mondo sarebbe completamente diverso. Anche perché alla fine io non faccio altro che seguire la dieta mediterranea, ma quella vera: ossia una dieta che rispetta la stagionalità dei prodotti».
Anche perché rispettare la stagionalità dei prodotti significa salvaguardare la nostra salute.
«Assolutamente sì! Pensate per esempio alle zucchine: ormai possiamo comprarle tutto l’anno. Ma pochi sanno che per trovarle fuori stagione significa che sono state coltivate in serra. E questo presenta un doppio problema: da un lato la coltivazione in serra ha un impatto ambientale maggiore, dall’altro per trovarle fuori stagione significa che sono state anche "aiutate” a maturare e crescere prima del tempo».
Una delle principali accuse che viene spesso mossa al settore biologico è che rispetto agli altri costa di più. Tu come rispondi?
«Dipende. Mediamente è vero che il cibo biologico costa un venti per cento in più, ma questo perché è il cibo convenzionale a costare troppo poco! Il cibo convenzionale, infatti, produce danni ambientali che hanno un costo maggiore rispetto a quello che avrebbe coltivare biologicamente. In pratica costa poco perché inquina tanto.
Ora, se è vero che il biologico indubbiamente produce meno e ha dei costi maggiori legati alla filiera e ai prodotti che puoi usare (che devono tutti provenire da aziende certificate biologiche, a partire dal letame), è altrettanto vero che ci sono tanti modi per mangiare biologico e risparmiare».
E quali sono?
«Vi elenco le regole principali:
- il primo passo è indubbiamente andare alla fonte: se tu vai a comprare i prodotti direttamente dal produttore, accorci la filiera, hai cibo più buono e più fresco e risparmi tanti soldi. Tradotto: uno dei segreti per mangiare bio di alta qualità è accorciare la filiera.
- Secondo, come dicevamo prima, seguire sempre la stagionalità.
- Terzo, comprare lo sfuso: l’insalata confezionata, per fare un esempio, costa 10/20 volte di più di quella sfusa. Ma spesso le persone, quando vanno al supermercato, guardano solo il prezzo al pezzo e non al chilo.
- Infine, tornare a cucinare: è ovvio che i piatti pronti biologici costano molto di più. Il consiglio è quello di sfruttare il congelatore per preparare in casa piatti che mangeremo poi nel corso delle settimane.
Insomma, è chiaro che il biologico non costerà mai come il cibo convenzionale. Ma c’è un motivo: benessere degli animali garantito e qualità di quello che porteremo in tavola».
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