Nel trading è sempre più frequente l’utilizzo di strumenti che rendono più facili le interpretazioni sui movimento di mercato. Sarà vero?
Dall’avvento dell’analisi tecnica, si parla di utilizzo di indicatori e oscillatori, strumenti utili all’analista/trader per interpretare i movimenti di mercato, talvolta utilizzati come strumenti discriminanti per le scelte operative e in altri casi determinanti nell’individuare direzione e livelli di prezzo di entrata e uscita dal mercato.
In questo articolo vediamo come l’utilizzo degli indicatori e degli oscillatori può essere vantaggioso per i trader e come invece può essere controproducente nelle analisi antecedenti l’attività di trading. Ma cosa sono questi strumenti? Perché vengono utilizzati con una certa frequenza?
Il trading nei primi 2000
Andiamo indietro nel tempo e catapultiamoci agli inizi degli anni 2000. Scoppia la bolla sui titoli tecnologici del Nasdaq, il trading inizia a diventare una mania e grazie all’avvento di internet chiunque poteva comprare e vendere titoli comodamente con il proprio computer da casa. Una vera e propria rivoluzione per il mondo bancario e dell’intermediazione mobiliare, da quel momento si poteva rendere tutto più veloce, più immediato, velocità della connessione permettendo.
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Nascono molti broker che offrono, in cambio di un’apertura conto da parte del cliente, un software collegato con il proprio conto di investimento che permetteva di negoziare titoli cercandoli tra i tanti presenti sul mercato. Possiamo definire questa l’era delle piattaforme di trading, un’era dove i broker e le banche iniziarono a sviluppare piattaforme sempre migliori, con strumenti all’avanguardia come i book di negoziazione, i book a 5 e a più livelli, i book verticali e infine i grafici.
Con i grafici si è letteralmente aperto un mondo al trading retail che mai aveva visto gli andamenti di borsa in quel modo: grafici lineari, grafici a barre, grafici a candele. Il trader retail, attratto da questo mondo, si documenta su come poter generare denaro e prende coscienza dell’attività di trading, un’attività già nota negli Usa e che stava prendendo piede in Italia, un paese più votato al risparmio che agli investimenti in titoli azionari.
Escono i primi libri sul tema, il famoso “Analisi Tecnica dei Mercati Finanziari” di John Murphy, un must per chi fa trading, libro seguito poi da diversi testi usciti successivamente a un ritmo sbalorditivo. Si iniziano a conoscere i traders americani che hanno vinto titoli mondiali di trading, campionati di cui non avevamo mai sentito parlare come la Robbins Cup. Larry Williams, pluricampione del mondo di trading, diventa un riferimento per coloro che volevano fare del trading un’attività per diventare ricchi in poco tempo, un sogno importato dagli Usa che finalmente era giunto sul suolo italiano. Escono i libri sulle strategie di Larry Williams, libri su come leggere le candlestick giapponesi (quella disciplina che viene definita oggi “Price Action”), seguiti da testi su tutti i tipi di trading che oggi conosciamo.
Dal modello americano, iniziano le prime competizioni di trading organizzate dai broker italiani, per citarne una c’era la famosa IT Cup dalla quale escono i primi nomi illustri del panorama del trading italiano, nomi che ancora oggi sono presenti nel panorama del trading e della formazione. Solitamente questi traders erano invitati ad eventi organizzati dai broker, eventi fisici dove era possibile parlare con altri traders alle prime armi e altri che stavano iniziando a guadagnare.
Siamo finalmente arrivati al punto focale del nostro tema. Era proprio in quegli eventi che nelle pause i traders parlavano tra loro, sulle loro strategie e su come impostavano i grafici. A parte la nota domanda “su che time frame operi?”, avevamo il confronto su come utilizzare gli indicatori. Indicatori e oscillatori erano divenuti il tema centrale di discussione tra traders, tant’è che la maggior parte delle domande rivolte ai “guru” dell’epoca erano relative a quali fossero i migliori indicatori e oscillatori e sul loro settaggio e utilizzo. Dai primi anni 2000 a oggi, l’utilizzo degli indicatori e degli oscillatori è sempre stato un tema centrale nei vari forum di trading. I vari formatori iniziano a spiegare strategie di analisi con determinati oscillatori e indicatori, talvolta dimostrando il loro utilizzo in ambiente “live”, a volte con successo e altre volte no, come è normale che sia. La moda degli indicatori e oscillatori aveva ormai preso piede e tornare indietro era praticamente impossibile. Oggi la situazione non sembra essere cambiata più di tanto.
Indicatori e oscillatori: cosa sono?
In estrema sintesi, gli indicatori e gli oscillatori sono strumenti che, per mezzo di elaborazione matematico/statistica dei prezzi e del loro andamento, identificano delle condizioni di mercato che l’analista/trader può sfruttare a suo vantaggio. Il trader retail medio dei primi anni 2000, vedeva l’utilizzo sistematico di questi strumenti come una soluzione facile per poter guadagnare, come se la ripetizione sistematica di alcune indicazioni fornite da questi strumenti desse sempre lo stesso risultato. Nel tempo si prese coscienza del fatto che indicatori e oscillatori erano soltanto delle semplici elaborazioni che erano di aiuto al trader in determinate circostanze.
In breve, il fatto che questi strumenti non dessero sempre i risultati sperati, aveva solamente peggiorato le cose diminuendo la capacità di lettura di mercato da parte dei traders e degli analisti. RSI, MACD, Stocastico, CCI, sono solamente alcuni dei nomi degli indicatori e oscillatori più utilizzati in quel periodo, per non parlare dell’utilizzo smodato delle medie mobili e dei loro incroci che permettevano di individuare, a seconda di alcuni, inversioni di tendenza, continuazioni del trend o punti di entrata o di uscita dal mercato. In sostanza estrema, il trader (o aspirante tale) era divenuto una sorta di alchimista degli indicatori, completamente immerso nella ricerca della formula magica per “sbancare” il mercato a discapito dell’unica cosa che conta veramente sui mercati, il prezzo.
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Ci si era concentrati talmente tanto sugli indicatori che il trader analizzava prima l’indicatore/oscillatore e poi in un secondo momento il prezzo. In tal merito, quindi, ricordiamo che gli indicatori e gli oscillatori sono strumenti di “aiuto”, sono delle formule che dovrebbero aiutare il trader e non complicargli la vita. L’unico problema risiede quindi nel peso operativo che il trader attribuisce agli indicatori, un peso estremamente soggettivo e che è dato solamente ex-post, ossia dopo aver visto dei risultati tangibili derivanti dall’utilizzo di uno o più indicatori/oscillatori.
Indicatori e oscillatori sono indispensabili?
Sì, sono assolutamente indispensabili, soprattutto se vogliamo definirci trader a tutti gli effetti. Molti traders che operano con grafico “naked” (nudo), un grafico a prima vista pulito, utilizzano talvolta alcuni indicatori in base alla particolare circostanza di mercato. Come ogni strumento, dobbiamo sapere come e quando utilizzarlo. Sapere che per aprire una porta serve una chiave e non un martello, è essenziale come sapere che per avere conferme tecniche su un determinato tipo di movimento serve un determinato tipo di indicatore/oscillatore, scelta facoltativa per il trader. Quindi, indicatori e oscillatori servono? Nel trading, più si sa e meglio è, più cultura si ha e più le nostre possibilità di avere successo diventano elevate, soprattutto se quella cultura ci serve per capire quando e come utilizzare certi strumenti a nostra disposizione.
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