Con 2,5 trilioni di liquidità in eccesso entro fine 2024, il QT è solo fumo. Ma chi copre?

Mauro Bottarelli

16 Dicembre 2022 - 20:24

Lo scenario Bce prevede 15 miliardi al mese di tapering nel secondo trimestre e 25 miliardi a partire dal terzo. Calcolando anche i rimborsi TLTRO, il collaterale pare comunque garantito. Oppure no?

Con 2,5 trilioni di liquidità in eccesso entro fine 2024, il QT è solo fumo. Ma chi copre?

Lo spread sale. E preoccupa. Ma solo da un punto di vista di braccio di ferro politico, quantomeno con riferimento all’Italia. Perché, paradossalmente, il segnale più drastico giunto oggi dai mercati è la netta inversione della curva del rendimento del Bund tedesco fra 2 e 10 anni: 35.6 punti base di gap, mai così ampio dal 1992. Tradotto, recessione garantita. E forse non soltanto. Questo nonostante un dato PMI in netto miglioramento dalle previsioni, sia nella componente manifatturiera che in quella dei servizi che nella lettura composita.

Pessimo segnale, quando la finanza opera sui differenziali sovrani in assoluta libertà rispetto ai dati macro. Certo, la Germania non ha i nostro problemi con i propri titoli di Stato. Anzi, il Bund viene utilizzato come soggetto attivo per garantire copertura proprio ai BTP nell’ottica del reinvestimento titoli. E oggi il nostro decennale benchmark ha toccato quota 4,3%, un approssimarsi molto rapido all’area di rischio del 4,5% e un netto aumento dal 4,15% precedente. E l’Italia non deve ragionare sull’oggi ma sul domani. Chiusi i collocamenti per il 2022, ora tocca pensare ai quasi 500 miliardi di titoli a medio e lungo termine da rifinanziare sul mercato l’anno prossimo.

Il tutto senza Bce. O, quantomeno, partendo dal presupposto che il backstop dell’Eurotower non vada prezzato come garantito. Qualcuno, però, oggi è intervenuto sul secondario. Perché dal massimo intraday di 220 punti base, la giornata di contrattazioni si è chiusa a 213 punti base, poco sopra i minimi. E tutto nel pomeriggio. Bce? Banche e compagnie assicurative italiane? Il nodo rimane sempre lo stesso: quando hai uno stock di debito come quello italiano, la realtà parla la lingua di una dipendenza forzata. Senza doom loop, sia esso garantito da Francoforte o dalla moral suasion del MEF verso istituti di credito e assicurazioni, i costi si impennano. E la sostenibilità stessa diventa argomento da credit default swap. [...]

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